Читаем La velocità del buio полностью

— Quando dico che è gente come lei che ci complica la vita, non mi riferisco agli autistici — dice Stacy — ma alla gente che non vuol prendere le precauzioni più comuni. — Sembra ancora in collera.

— Avevo bisogno di fare la spesa — ripeto.

— Come doveva fare il bucato venerdì scorso?

— Sì — dico — e poi non è ancora buio.

— Poteva chiedere a qualcuno di far la spesa per lei.

— Non saprei a chi chiederlo — dico.

Mi guarda stranamente e scuote il capo.

Non conosco la musica che mi è esplosa nella testa, e non capisco cosa sto provando. Vorrei rimbalzare sul trampolino per calmarmi, ma qui non c'è posto per farlo. Non voglio entrare in macchina e tornare a casa.

Continuano tutti a chiedermi come mi sento. Alcuni hanno lampadine che mi piantano in faccia. Continuano a suggerirmi aggettivi come "sconvolto" o "atterrito". Io non mi sento affatto sconvolto. Mi sentii davvero sconvolto quando morirono i miei genitori, disperato e abbandonato, ma adesso non mi sento così. Mentre Don mi minacciava avevo paura, ma più che altro mi sentivo sciocco, triste e arrabbiato.

Adesso in verità mi sento molto vivo e molto confuso. Nessuno indovina che io possa sentirmi felice ed eccitato. Qualcuno ha cercato di uccidermi e non ci è riuscito. Sono ancora vivo. Vorrei correre e saltare e gridare, ma so che non è appropriato. Vorrei abbracciare Marjory, se fosse qui, e baciarla, ma questo è assolutamente inappropriato.

Mi chiedo se le persone normali reagiscono alla scampata morte sentendosi sconvolte, tristi e depresse. È difficile immaginare che non si sentano invece sollevate e felici, ma non posso esserne sicuro. Forse loro credono che le mie reazioni dovrebbero essere differenti perché sono autistico: non ne sono certo e perciò non desidero dir loro come mi sento in realtà.

— Non credo che lei dovrebbe guidare per andare a casa — dice Stacy. — Lasci che sia uno dei nostri ad accompagnarla, eh?

— Ma io posso guidare — dico. — Non sono affatto disturbato. — Voglio essere solo nella macchina con la mia musica. E poi non c'è più pericolo: Don adesso non può più farmi del male.

— Signor Arrendale — dice il tenente mettendo la testa vicina alla mia — lei può pensare di essere tranquillo, ma chiunque abbia avuto un'esperienza come la sua dev'essere disturbato per forza. Lei non può essere in grado di guidare bene. Dovrebbe lasciare il volante a qualcun altro.

Ma io so che posso guidare normalmente, quindi scuoto la testa. Lui si stringe nelle spalle e dice: — Più tardi qualcuno si farà vivo da lei per raccogliere la sua testimonianza. Forse io, forse un altro agente. — Poi se ne va e pian piano la folla si dilegua.


Quando arrivo a casa non sono ancora le sette. Non so quando verrà un poliziotto. Chiamo Tom per informarlo di quanto è accaduto, perché lui conosce Don e io non conosco nessun'altra persona da chiamare. Lui dice che arriverà subito da me. Io non ho bisogno che lui venga, ma lui vuol venire.

Quando arriva, ha un aspetto molto turbato. Ha le sopracciglia molto ravvicinate e molte rughe sulla fronte. — Lou, stai bene?

— Benissimo — dico.

— Davvero Don ti ha assalito? — Non aspetta che io risponda ma continua a precipizio: — Non riesco a crederci… avevamo parlato di lui alla polizia…

— Tu hai parlato al tenente Stacy di Don?

— Dopo la faccenda della bomba. Lou, era evidente che doveva trattarsi di qualcuno del nostro gruppo. Avevo cercato di dirtelo…

Ricordo quando Lucia ci ha interrotti.

— Noi potevamo vederlo — continua Tom. — Era geloso di te a causa di Marjory.

— Mi biasima anche a causa del suo lavoro — lo informo. — Ha detto che sono un animale, che era colpa mia se lui non poteva avere la carriera che voleva, che gente come me non poteva avere amiche come Marjory.

— La gelosia è un conto, danneggiare macchine e far del male alla gente è un altro — dice Tom. — Mi dispiace che tu abbia dovuto subire tanti fastidi. Pensavo che lui ce l'avesse con me.

— Io sto bene — ripeto. — Lui non mi ha fatto niente. Sapevo che aveva antipatia per me, così la scoperta non è stata tanto dolorosa come poteva essere.

— Lou, sei… stupefacente. Io ancora penso che in parte sia colpa mia.

Questo non lo capisco. È stato Don a fare tutto, non è stato Tom a farglielo fare. Come potrebbe essere colpa di Tom, anche in piccolissima parte?

— Se avessi avuto qualche presentimento, se avessi avuto una migliore influenza su Don…

— Don è una persona, non una cosa — dico. — Nessuno può controllare completamente un'altra persona, ed è sbagliato tentare.

Il suo viso si rilassa. — Lou, a volte credo che tu sia il più saggio di noi. Sta bene. Non è stata colpa mia; però mi dispiace ancora che tu abbia dovuto affrontare un'esperienza simile. Anche il processo, poi… non sarà facile per te. Non è mai facile per nessuno che sia coinvolto in un processo.

— Un processo? Perché dovrei subire un processo?

— Non tu: dovrai testimoniare al processo di Don, ne sono certo. Non te lo hanno detto?

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