Читаем La velocità del buio полностью

— Non puoi leggere nelle menti, Lucia — dice Marjory.

— Questo lo so! — Lucia scrolla la testa e muove le mani in piccoli gesti rigidi, agitati. — È solo che… dannazione, odio che mi facciano fare la figura della stupida, e ho l'impressione che Don abbia fatto proprio questo. — Si volge a guardarmi. — Scusami, Lou, sto facendo l'egoista adesso. Quello che importa davvero sei tu e che tu stia bene.

Vedere la sua personalità normale, quella solita, emergere dalla persona incollerita che era un momento fa è come guardare un cristallo formarsi in una soluzione soprassatura. Mi sento meglio adesso che Lucia ha riconosciuto quel che stava facendo e non ha intenzione di farlo nuovamente. Però le ci è voluto più tempo di quanto non impieghi quando analizza il comportamento degli altri. Mi chiedo se le persone normali ci mettano più tempo a guardare in se stessi e a capire cosa sta realmente accadendo di quanto ne impieghiamo noi autistici, o se almeno in questo i nostri cervelli lavorino alla stessa velocità. Mi domando se Lucia ha avuto bisogno delle parole di Marjory per rendersi capace di quell'autoanalisi.

Mi chiedo cosa pensi realmente Marjory di me. Adesso sta guardando Lucia, ma di sottecchi mi lancia qualche occhiata. Come son belli i suoi capelli… mi sorprendo ad analizzarne i colori e il modo in cui la luce li fa risplendere quando muove la testa.

Siedo sul pavimento e comincio i miei stiramenti. Dopo un poco, li cominciano anche le donne. Sono un po' irrigidito, mi ci vogliono diversi tentativi prima di potermi toccare le ginocchia con la fronte. Marjory ancora non riesce a farlo: i suoi capelli cadono in avanti sfiorandole le ginocchia, ma la sua fronte non arriva a meno di quattro dita di distanza.

Appena finito, mi alzo e vado nel ripostiglio a prendere le mie cose. Tom è fuori con Max e Simon, l'arbitro del torneo. Il cerchio dei faretti mette un cono di luce nel cortile semibuio, con forti ombre all'intorno.

— Ehi, amico — dice Max. — Come stai?

— Bene.

— Ho sentito che hai usato una mossa di scherma con Don — dice. — Avrei voluto vederla.

Non credo che Max avrebbe voluto trovarsi davvero in una situazione simile, qualunque cosa pensi ora.

— Lou, Simon stava chiedendosi se vorresti batterti con lui — interviene Tom. Sono contento che non mi abbia chiesto come sto.

— Certo — dico. — Metto la maschera.

Simon è meno alto di Tom e più magro. Porta un vecchio giubbotto da scherma imbottito, fatto come i giubbotti bianchi usati nelle competizioni formali di scherma, solo che il suo è di un verde slavato. — Grazie — dice. Poi, come se sapesse che mi stavo meravigliando del colore del suo giubbotto, aggiunge: — Mia sorella ne voleva uno verde una volta, per un costume… solo che lei s'intende più di scherma che di tingere indumenti. Quando era nuovo era molto peggio, per fortuna adesso si è stinto.

— Non ne avevo mai visto uno verde — dico.

— Non lo ha mai visto nessun altro — dice. La sua maschera è del tipo normale, bianca ma ingiallita dall'età e dall'uso. Porta guanti marrone. Io indosso la maschera.

— Con quali armi? — domando.

— Quali preferisci? — chiede lui.

Io non ho preferenze: ogni arma o combinazione di armi ha le sue particolarità.

— Provate spada e daga — suggerisce Tom. — Sarà divertente da vedere.

Prendo la mia spada e la mia daga e le manipolo finché non diventano confortevoli… quasi non le sento, e questo va bene. La spada di Simon ha un'ampia coccia a campana, ma la sua daga ha un semplice anello. Se non è molto bravo nelle parate, potrei essere in grado di toccarlo alla mano. Mi chiedo se accuserà i colpi o no. Ma è un arbitro, certo sarà onesto.

Ha una posa rilassata, con le ginocchia appena piegate, l'aria di chi ha tirato di scherma abbastanza spesso da farlo ormai agevolmente. Ci salutiamo e la sua lama vibra nell'aria quando si abbassa. Sento il mio stomaco contrarsi. Non so cosa farà ora. Prima che io possa riprendermi lui allunga una stoccata, una cosa che nel nostro gruppo non facciamo quasi mai, col braccio completamente esteso e una gamba allungata all'indietro. Io evito con una contorsione, parando con la daga e allungando a mia volta una stoccata al di sopra della sua daga… ma lui è veloce, veloce come Tom, e ha già il braccio alzato a parare. Si riprende dall'affondo così in fretta che non posso approfittare di quel breve momento di mancanza di mobilità, e mi fa un cenno con la testa mentre ritorna alla posizione di guardia. — Bella parata — dice.

Перейти на страницу:

Похожие книги