— Lou è più che pronto. I più abili schermidori dello stato possono essere in grado di vincerlo, ma una volta che lui si sarà abituato a superare il nervosismo da torneo darà anche a loro filo da torcere.
— Allora, ti piacerebbe venire con noi a un altro torneo, Lou? — chiede Tom.
Mi sento gelare. Credo che loro pensino di far qualcosa di buono per me, ma io ricordo che Don si era arrabbiato con me proprio a causa del torneo. E se poi qualcuno dovesse arrabbiarsi con me a ogni torneo e per causa mia finisse per farsi mettere un chip PDD? Di quanti guai potrei essere la causa?
— Occupano tutta la giornata di sabato — dico.
— Sì, e certe volte anche tutta la domenica — dice Lucia. — Per te è un problema?
— Io… io vado in chiesa la domenica — dico.
Marjory mi guarda. — Non sapevo che tu andassi in chiesa, Lou — dice. — Be', potresti partecipare solo di sabato… o ci sono problemi anche con i sabati?
Non ho alcuna risposta pronta. Non credo che capirebbero se parlassi loro di Don. Mi stanno guardando tutti e io mi sento confuso. Non desidero che vadano in collera con me.
— Il prossimo torneo nelle vicinanze ci sarà dopo il Rendimento di Grazie — annuncia Simon. — Non c'è bisogno di prendere una decisione questa sera. — Mi guarda con espressione bizzarra. — Ti preoccupa il fatto che qualcuno possa di nuovo non accusare i colpi, Lou?
— No… — Sento che la gola mi si chiude e abbasso le palpebre per calmarmi. — Si tratta di Don — dico. — Lui andò in collera al torneo. Fu per quello, credo, che lui… finì per deprimersi tanto. Io non voglio che questo avvenga a qualcun altro.
— Non fu per colpa tua — dice Lucia, ma pare irritata. È questo che succede, penso: la gente si irrita per causa mia, anche se non si irrita con me. Non c'è bisogno che sia colpa mia perché io sia motivo di collera.
— Capisco cosa vuoi dire — dice Marjory. — Tu non vuoi causare fastidi, vero?
— Sì.
— E non puoi essere sicuro che nessuno si arrabbierà con te.
— Sì.
— Ma… Lou… le persone si arrabbiano con altre persone anche senza ragione. Don era arrabbiato anche con Tom. Altra gente può essere arrabbiata con Simon; io so che c'è stato chi si è arrabbiato con me. Sono cose che succedono. Purché una persona sia certa di non far nulla di male, non può stare a preoccuparsi continuamente che qualcuno possa arrabbiarsi con lei.
— Forse la cosa non ti dispiace quanto a me — dico.
Lei mi lancia un'occhiata che, ne sono certo, significa qualcosa ma non so quale. Lo saprei se fossi normale? Come
— Forse no — dice lei. — Io avevo l'abitudine di pensare che fosse sempre colpa mia e me ne affliggevo di più. Ma questo è… — S'interrompe e capisco che sta cercando un modo di esprimersi educato. Lo so perché spesso mi è capitato di parlare lentamente mentre cerco un modo educato di esprimermi. — È difficile stabilire quanto ci si deve affliggere per cose del genere — conclude.
— Già — dico io.
— Il vero problema sono le persone che credono che tutto sia colpa degli altri — dice Lucia. — Quelli che biasimano gli altri per le loro mancanze, e ci si arrabbiano.
— Certe volte però l'irritazione è giustificata — commenta Marjory. — Non dico nel caso di Don e Lou. Lou non ha fatto niente di male. Era tutta colpa della gelosia di Don. Ma io vedo cosa sta a cuore a Lou: lui non vuole essere causa di guai per nessuno.
— Oh, non lo sarà mai, non è il tipo — dice Lucia lanciandomi a sua volta un'occhiata; un'occhiata diversa da quella che mi ha lanciato Marjory. Neppure questa so cosa significhi.
— Lucia, perché non fai un incontro con Simon? — dice Tom. Lo guardiamo tutti.
Lucia ha la bocca semiaperta. La richiude con fermezza. — Benissimo — dice. — Da tanto tempo non ne facciamo. Che ne dici, Simon?
— Piacere mio — dice lui sorridendo.
Guardo Lucia e Simon. Lui è più bravo di lei, ma non sta segnando tutti i punti che potrebbe. È evidente che si sta battendo con una competenza adattata al livello di quella di Lucia, non facendo uso di tutta la sua abilità. È gentile da parte sua. Io sono conscio della vicinanza di Marjory, dell'odore delle foglie secche, dell'aria fresca sulla mia nuca. Si sta davvero bene.
Alle nove comincia a far freddo sul serio. Rientriamo tutti e Lucia ci fa una cioccolata calda, la prima di quest'anno. Gli altri stanno parlando; io siedo con la schiena contro un puf di pelle verde e cerco di ascoltare mentre guardo Marjory. Lei usa molto le mani mentre parla. Un paio di volte le sventola in un modo che a me avevano insegnato fosse sintomo di autismo. Ho visto altra gente far questo, e mi sono sempre chiesto se fossero parzialmente autistici.