«Senta, non ho tempo per problemi di lesa maestà, direttore. Ho chiamato sempUcemente come gesto di cortesia, per metterla in guardia sul fatto che Rachel Sexton ha deciso di fare di testa sua riguardo all'annuncio di questa sera. Cercherà alleati. E, se la contatta, meglio che lei sappia che la Casa Bianca è in possesso di un video, registrato quest'oggi, in cui la Sexton ha sostenuto davanti al presidente, ai consiglieri e all'intero staff che tutti i dati concernenti il meteorite sono esatti. Se adesso, per ragioni sue, cerca di infangare il buon nome di Zach Herney o della NASA, le giuro che la Casa Bianca farà di tutto per farla cadere, e male.» La Tench attese un momento per lasciare il tempo all'interlocutore di comprendere appieno le sue parole. «Mi aspetto che lei contraccambi questa mia telefonata di cortesia informandomi immediatamente se Rachel Sexton la chiama. Sta attaccando direttamente il presidente, e la Casa Bianca intende interrogarla prima che faccia qualche serio danno. Aspetto la sua telefonata, direttore. È tutto. Buonanotte.»
Marjorie Tench chiuse la comunicazione, certa che nessuno avesse mai parlato in quel modo a William Pickering. Almeno si sarebbe reso conto che lei faceva sul serio.
All'ultimo piano dell'NRO, William Pickering, alla finestra, guardava il cielo notturno sulla Virginia. La telefonata di Marjorie Tench l'aveva profondamente turbato. Si morse il labbro, cercando di mettere insieme tutti i pezzi nella sua mente.
«Direttore?» lo chiamò la segretaria, bussando educatamente alla porta. «Un'altra telefonata.»
«Non ora» rispose lui con aria assente.
«È Rachel Sexton.»
Pickering si voltò di scatto. Evidentemente la Tench aveva il dono della preveggenza. «Okay, me la passi subito.»
«Per la verità, signore, è una comunicazione audiovisiva criptata. Vuole prenderla in sala conferenze?»
"Una comunicazione criptata?" «Da dove chiama?»
La segretaria glielo disse.
Pickering la fissò sbalordito, poi attraversò di corsa il corridoio per andare in sala conferenze. Doveva assolutamente vedere.
70
La "camera afona" del
Assomiglia a una stanza-armadio, con soffitto, pareti e pavimento completamente coperti di coni di gommapiuma protesi all'interno da tutte le direzioni. A Rachel ricordava una grotta sommersa con formazioni impazzite di stalattiti su ogni superficie. La cosa più fastidiosa, peraltro, era l'assenza di pavimento.
Il pavimento delle camere anecoiche, infatti, è costituito da una rigida rete metallica tesa orizzontalmente nella stanza come una rete da pesca, che dà al visitatore la sensazione di essere sospeso a metà parete. Le maglie della rete erano rivestite di gomma resistente. Guardando attraverso il reticolato, Rachel ebbe la sensazione di attraversare un ponte sospeso su un paesaggio surreale, tutto frammentato. Un metro sotto di lei, una foresta di aghi di schiuma puntati minacciosamente verso l'alto.
Appena entrata, Rachel aveva percepito la disorientante immobilità dell'aria, come se ogni energia fosse stata risucchiata. Le pareva di avere le orecchie imbottite di cotone. Udiva soltanto il suono del proprio respiro. Gridò, e l'effetto fu quello di parlare dentro un cuscino. I muri assorbivano ogni riflessione, rendendo percepibili solo le vibrazioni all'interno della testa.
Il comandante uscì chiudendo la porta imbottita dietro di sé. Rachel, Michael e Corky erano seduti al centro della stanza, a un piccolo tavolo a U appoggiato su lunghe gambe metalliche che scendevano sotto la rete. Sul piano, parecchi microfoni snodati, cuffie e una console audiovisiva sormontata da una telecamera con un grandangolo tipo fish-eye. Sembrava una miniconferenza delle Nazioni Unite.
Lavorando nella comunità dell'intelligence statunitense — il più famoso produttore mondiale di microfoni laser, parabole acustiche sommerse e altri dispositivi ipersensibili di ascolto -, Rachel era ben consapevole che erano pochi i posti sulla terra in cui si poteva avere una conversazione davvero sicura: la camera afona era uno di quelli. I microfoni e le cuffie sul tavolo consentivano una "chiamata in teleconferenza" durante la quale le persone potevano parlare liberamente, consapevoli che le vibrazioni delle loro parole non sarebbero uscite da quel locale. Le voci entrate nei microfoni sarebbero state pesantemente criptate prima del loro lungo viaggio nell'atmosfera.