Читаем La verità del ghiaccio полностью

Ripensando al dibattito di quel pomeriggio alla CNN, Sexton lasciò cadere la testa in avanti, assalito da un senso di nausea. La storia dell'inerzia della NASA, costruita con cura negli ultimi mesi, non solo era bruscamente crollata, ma diventava per lui una pietra al collo. Giocato con astuzia dalla Casa Bianca, aveva fatto la figura del cretino. Già immaginava le vignette sui giornali dell'indomani. Le battute su di lui si sarebbero sprecate. Niente più finanziamenti segreti da parte della SFF. Tutto era cambiato. Gli uomini poco prima presenti in casa sua avevano visto i loro sogni finire nel cesso in un attimo. La privatizzazione dello spazio si era appena scontrata con un muro di mattoni.

Dopo un altro sorso di cognac, il senatore si alzò per incamminarsi con passo malfermo verso la scrivania. Posò gli occhi sulla cornetta staccata. Pur sapendo che era un'autoflagellazione masochistica, rimise il ricevitore nel suo alloggiamento e cominciò a contare i secondi.

"Uno… due…" Squillò il telefono. Lasciò che fosse la segreteria a rispondere.

«Senatore Sexton, sono Judy Oliver della CNN. Vorrei raccogliere una sua reazione alla scoperta della NASA annunciata questa sera. Mi chiami, per favore.» Fine della comunicazione.

Sexton riprese a contare. "Uno…" Altro squillo, che ignorò di nuovo per lasciar partire la segreteria, e altro cronista.

Stringendo la bottiglia, Sexton si incamminò verso la porta a vetri scorrevole che dava sul balcone. La spinse di lato per uscire nell'aria fresca. Appoggiato alla ringhiera, osservò la città, spingendo lo sguardo fino alla facciata illuminata della Casa Bianca che si stagliava in lontananza. Le luci sembravano brillare allegre nel vento.

"Bastardi" pensò. "Per secoli abbiamo cercato una fottuta prova della vita nei cieli, e la troviamo proprio lo stesso anno della mia corsa alla presidenza? Qui non c'entra la fortuna, qui si tratta quasi di chiaroveggenza." Notò che in tutte le case c'era il televisore acceso. Si chiese dove fosse Gabrielle Ashe, quella sera. Era tutta colpa sua. Era stata lei a propinargli un fiasco della NASA dopo l'altro.

Sollevò la bottiglia per bere un altro sorso.

"Maledetta Gabrielle… è per causa sua se mi trovo nella merda fino al collo."


Dalla parte opposta della città, in mezzo al caos della redazione dell'ABC, Gabrielle Ashe si sentiva inebetita. L'annuncio del presidente era giunto del tutto inaspettato, lasciandola sospesa in un torpore semicatatonico. Al centro della sala, fissava uno dei monitor appesi in alto mentre intorno a lei infuriava il pandemonio.

Immediatamente dopo l'annuncio c'erano stati alcuni secondi di silenzio totale, sfociato poi in un'assordante baldoria. Quelli erano professionisti delle notizie e dovevano lasciare da parte le riflessioni personali, per le quali ci sarebbe stato tempo appena concluso il lavoro. Al momento, il mondo voleva saperne di più e l'ABC doveva provvedere. La vicenda coinvolgeva molti aspetti — scienza, storia, dramma politico — ed era destinata a scatenare emozioni di ogni genere. La notte sarebbe stata insonne per gli operatori dei media.

«Gabs?» Yolanda si avvicinò con fare protettivo. «Torniamo nel mio ufficio prima che qualcuno ti riconosca e ti metta sulla graticola per sapere le conseguenze di questa notizia sulla campagna di Sexton.»

Gabrielle, stordita, si lasciò guidare verso l'ufficio a vetri dell'amica. Yolanda la fece sedere e le porse un bicchiere d'acqua. «Considera la cosa dal lato positivo, Gabs. La campagna del tuo candidato è fottuta, ma almeno non lo sei tu.»

«Grazie, splendido.»

Yolanda si fece seria. «So che ti senti una merda. Il tuo candidato è appena stato investito da un camion e, secondo me, non si rialzerà, quanto meno non in tempo per capovolgere la situazione, ma almeno nessuna televisione trasmette la tua fotografia in primo piano. È una buona notizia, sul serio. Herney farà volentieri a meno di uno scandalo sessuale, in questo momento: ha un'aria troppo presidenziale per parlare di sesso.»

A Gabrielle sembrò una magra consolazione.

«Quanto alle accuse della Tench sui finanziamenti illeciti…» Yolanda scosse la testa. «Io ho i miei dubbi. Certo, Herney non vuole assolutamente fondare la campagna sulla denigrazione e, senza dubbio, un'indagine sulla corruzione sarebbe un duro colpo per il paese. Ma davvero Herney è tanto patriottico da non cogliere l'opportunità di schiacciare il suo avversario solo per proteggere il morale della nazione? La mia opinione è che la Tench abbia forzato la verità sulle sovvenzioni nel tentativo di spaventarti. Ha giocato d'azzardo, con la speranza di indurti ad abbandonare la nave e offrire gratis al presidente uno scandalo sessuale. Devi ammettere che stasera sarebbe stata un'occasione pazzesca per mettere in discussione la moralità di Sexton!»

Gabrielle annuì distrattamente. Uno scandalo sessuale sarebbe stato una botta dalla quale la carriera di Sexton non si sarebbe ripresa… mai più.

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