Читаем La verità del ghiaccio полностью

«Ha presente il grosso sottomarino appostato qui al largo? Ci chiedevamo perché non ce ne avesse parlato.»

Ekstrom alzò lo sguardo. «Prego?»

«Il sottomarino. Avrebbe potuto dirlo almeno agli operatori del radar. È più che comprensibile il rafforzamento della sicurezza costiera, ma li ha colti di sorpresa.»

Ekstrom si bloccò sui suoi passi. «Quale sottomarino?»

Anche il tecnico si fermò: evidentemente non si aspettava la reazione del direttore. «Non fa parte della nostra operazione?»

«No! Dove si trova?»

Il tecnico deglutì rumorosamente. «Circa tre miglia al largo. L'abbiamo visto sul radar solo per caso, quando è emerso per un paio di minuti. Un segnale di ritorno decisamente potente, per cui si è capito che doveva essere di dimensioni notevoli. Abbiamo immaginato che lei avesse chiesto alla marina di controllare da lontano l'operazione senza dirlo a nessuno di noi.»

Ekstrom lo fissò. «Neanche per idea!»

A quel punto, il tecnico parve molto perplesso. «Be', signore, allora devo informarla che un sottomarino si è appena incontrato con un velivolo a poca distanza dalla costa. Sembrava un cambio di personale. Per la verità ci ha colpito che qualcuno tentasse un recupero mare-aria con questo vento.»

Ekstrom sentì i muscoli irrigidirsi. "Che diavolo ci fa un sottomarino davanti alla costa dell'isola di Ellesmere a mia insaputa?" «Avete visto in che direzione si è allontanato il velivolo?»

«Verso la base aerea di Thule. Per un successivo trasferimento sulla terraferma, immagino.»

Ekstrom percorse in silenzio il resto del tragitto verso il PSC. Entrato nella fitta oscurità, sentì una voce rauca e familiare in linea.

«Abbiamo un problema» esordì la Tench tra colpi di tosse. «Si tratta di Rachel Sexton.»

76

Il senatore Sexton non sapeva quanto fosse rimasto a guardare nel vuoto quando sentì battere ripetutamente. Rendendosi conto che non erano le pulsazioni nelle orecchie dovute all'alcol ma qualcuno che bussava alla porta, si alzò dal divano, nascose la bottiglia di Courvoisier e si avviò verso l'atrio.

«Chi è?» gridò, per niente in vena di visite.

La voce della guardia del corpo gridò il nome dell'inatteso ospite. Sexton riacquistò lucidità all'istante. "Che velocità." Aveva sperato di rinviare all'indomani quel colloquio.

Inspirò profondamente, si ravviò i capelli e aprì. Il viso che si ritrovò davanti gli era fin troppo noto: duro e coriaceo malgrado quell'uomo non avesse che una settantina d'anni. Si erano incontrati solo quel mattino sulla monovolume Ford Windstar nel garage di un albergo. "Davvero è stato soltanto stamattina?" Dio, quanto erano cambiate le cose, da allora.

«Posso entrare?» chiese l'uomo dai capelli scuri.

Sexton si fece da parte per lasciar accomodare il capo della Space Frontier Foundation.

«L'incontro è andato bene?» domandò questi, mentre Sexton chiudeva la porta.

"Se è andato bene?" Il senatore si chiese se quel tizio vivesse sulla luna. «A gonfie vele fino all'apparizione del presidente in televisione.»

L'altro annuì con aria dispiaciuta. «Già, un successo incredibile che danneggerà non poco la nostra causa.»

"Danneggiare la causa? Accidenti, che ottimismo." Con il trionfo della NASA, quell'uomo sarebbe stato morto e sepolto prima che la Space Frontier Foundation raggiungesse l'obiettivo della privatizzazione.

«Da anni sospettavo che avremmo avuto le prove. Non sapevo quando o come, ma ero sicuro che prima o poi ne avremmo avuto la certezza.»

Sexton era sbalordito. «Non ne è sorpreso?»

«L'economia del cosmo impone virtualmente la presenza di altre forme di vita» spiegò l'uomo, avanzando verso il salotto. «Non mi sorprende che si sia arrivati a questa scoperta, che dal punto di vista intellettuale mi emoziona e spiritualmente mi sgomenta. Ma sul piano politico provo un profondo fastidio. Il momento non poteva essere peggiore.»

Sexton si chiese la ragione della visita, che non era certo quella di tirarlo su di morale.

«Come sa, le aziende associate alla SEF hanno speso milioni di dollari per aprire ai privati le frontiere dello spazio. Di recente, molto di quel denaro è finito nella sua campagna elettorale.»

Sexton si mise subito sulla difensiva. «Non avevo idea di quanto sarebbe accaduto stasera. La Casa Bianca mi ha spinto ad attaccare la NASA!»

«Già. Il presidente ha giocato con astuzia.» Negli occhi dell'uomo brillò uno strano barlume di speranza.

"È rimbecillito" pensò Sexton. Tutto era ormai perduto. In quel momento, le stazioni televisive dell'intera nazione sostenevano che la sua campagna elettorale non aveva alcun futuro.

Il capo della SFF entrò in salotto, sedette sul divano e fissò gli occhi stanchi in quelli del senatore. «Ha presente i problemi incontrati inizialmente dalla NASA con il software a bordo del satellite PODS?»

Sexton non capiva dove volesse andare a parare. "Che cazzo c'entra, ormai? Il PODS ha trovato un maledetto meteorite contenente dei fossili!"

«Se ricorda, il software a bordo non funzionava bene. Lei ha sollevato un gran clamore sulla stampa.»

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