«Kistler Aerospace» disse Sexton, scuotendo la testa sgomento. «La sua società ha progettato e prodotto un missile che può lanciare carico utile per soli cinquemila dollari al chilo, di fronte ai costi della NASA di
«E come facciamo ad averli?» replicò l'interpellato. «La settimana scorsa la NASA ha giocato al ribasso facendo pagare alla Motorola un costo di duemiladuecento dollari al chilo per lanciare un satellite per le telecomunicazioni. Il governo ha operato con una perdita del novecento per cento!»
Sexton annuì. I contribuenti stavano involontariamente finanziando un'agenzia dieci volte meno efficiente dei suoi concorrenti. «Ormai è purtroppo evidente» disse con voce tetra «che la NASA è pronta a tutto pur di impedire la competizione nello spazio. Taglia fuori le piccole aziende private offrendo servizi sottocosto.»
«La strategia Wal-Mart applicata allo spazio» commentò il texano.
"Ottima analogia" pensò Sexton. "Dovrò ricordarla." La Wal-Mart era famosa perché si installava in una zona nuova e vendeva i suoi prodotti al di sotto del valore di mercato, costringendo i concorrenti a chiudere i battenti.
«Sono arcistufo che la mia azienda paghi milioni di tasse perché lo zio Sam possa usare quei soldi per rubarmi i clienti!» esclamò il texano.
«Capisco benissimo» affermò Sexton.
«È la mancanza di pubblicità che sta uccidendo la Rotary Rocket» asserì un tipo molto azzimato. «Le leggi contro le sponsorizzazioni sono assurde!»
«Sono assolutamente d'accordo con lei.» Sexton aveva appreso con stupore di un altro modo in cui la NASA stabiliva il suo monopolio sullo spazio: fare passare direttive federali che impedissero qualsiasi forma di propaganda sui veicoli spaziali. Anziché permettere alle compagnie private di assicurarsi risorse attraverso sponsorizzazioni e pubblicità — come fanno per esempio i corridori automobilistici professionisti — sui veicoli spaziali potevano apparire solo la parola "USA" e il nome della società. In un paese che spendeva centottantacinque miliardi di dollari l'anno per la pubblicità, neppure uno di quei dollari finiva nelle casse delle aziende spaziali private.
«È un ladrocinio» sbottò uno dei presenti. «La mia società spera di restare in affari fino al prossimo maggio, quando lancerà il prototipo di una navicella per turisti. Ci aspettiamo una larga eco sui media. La Nike Corporation ci ha appena offerto una sponsorizzazione di sette milioni di dollari per riprodurre il suo marchio e la scritta
«Proprio così» disse Sexton. «Se sarò eletto, mi impegnerò ad abolire questa legislazione che proibisce le sponsorizzazioni. È una promessa. Lo spazio dovrà essere aperto alla pubblicità come lo è ogni centimetro quadrato della Terra.»
Sexton fissò i presenti a uno a uno, poi assunse un tono solenne. «Peraltro, dobbiamo tutti essere consapevoli che l'ostacolo maggiore alla privatizzazione della NASA è rappresentato non dalla legge, ma dal modo in cui l'agenzia viene percepita dalla gente. La maggior parte degli americani continua ad avere una visione sentimentale del programma spaziale, seguita a ritenere la NASA un'agenzia governativa
«Tutta colpa di quei maledetti film di Hollywood!» esclamò uno. «Ma, dico io, quanti film riescono a fare con la NASA che salva il mondo da un asteroide killer? È tutta propaganda!»
Sexton sapeva bene che la sovrabbondante produzione di film sulla NASA era una semplice questione economica. Dopo l'enorme successo di
«Un vero e proprio lavaggio del cervello» brontolò un tipo di origine ispanica. «E poi, ancora più negative dei film sono le trovate pubblicitarie. Mandare un anziano nello spazio? E ora stanno progettando di lanciare una navicella con un equipaggio solo femminile! Tutta propaganda!»