SAA stava per Suboceanic Acoustic Array, una reliquia della guerra fredda usata poi dagli oceanografi di tutto il mondo per ascoltare le balene. Poiché il suono sott'acqua si propaga per centinaia di chilometri, la rete SAA, costituita da cinquantanove microfoni sottomarini sparsi per il mondo, poteva controllare una percentuale sorprendentemente alta dei mari del pianeta. Purtroppo, quella parte remota dell'Artico non rientrava in tale percentuale, ma Rachel sapeva che c'erano altri intenti ad ascoltare il fondo dell'oceano, altri di cui pochi, sulla Terra, conoscevano l'esistenza. Continuò a picchiare. Il suo messaggio era semplice e chiaro.
BONG. BONG. BONG.
BONG… BONG… BONG…
BONG. BONG. BONG.
Non si illudeva che la sua iniziativa potesse salvarli, avvertendo la gelida morsa che già le serrava il corpo. Probabilmente non le restava neppure mezz'ora di vita. Ormai, la salvezza era al di fuori del regno del possibile. Ma non si trattava soltanto di quello.
BONG. BONG. BONG.
BONG… BONG… BONG…
BONG. BONG. BONG.
«Non… c'è tempo…» disse Tolland.
"Non è per… noi, ma per l'informazione che ho in tasca." Rachel pensò all'immagine del GPR custodita dentro il velcro della tuta Mark IX. "Devo mettere questo foglio nelle mani del National Reconnaissance Office… e presto."
Anche in quello stato delirante, sapeva con certezza che il suo messaggio sarebbe stato ricevuto. A metà degli anni Ottanta, l'NRO aveva sostituito la SAA con un sistema trenta volte più potente. Copertura globale: l'orecchio da dodici milioni di dollari dell'NRO sul fondo degli oceani si chiamava Classic Wizard. Nelle ore che sarebbero seguite i supercomputer Cray dei posti di controllo NRO/NSA situati a Menwith Hill, in Inghilterra, avrebbero rivelato una sequenza anomala da uno degli idrofoni situati nel mare Artico e, decifrati i colpi come SOS, avrebbero triangolato le coordinate e inviato un aereo di salvataggio dalla base aerea di Thule in Groenlandia. L'aereo avrebbe trovato tre corpi su un iceberg. Congelati. Morti. Uno, di una dipendente dell'NRO… con uno strano foglio di carta termica in tasca.
"La stampa di un GPR. L'ultimo lascito di Norah Mangor."
Studiando il documento, i soccorritori avrebbero notato il misterioso tunnel scavato sotto il meteorite. Rachel ignorava che cosa sarebbe accaduto dopo, ma almeno quel segreto non sarebbe morto insieme a loro, nel ghiaccio.
60
Ogni nuovo insediamento di un presidente alla Casa Bianca comporta il giro privato di tre magazzini, protetti da un folto stuolo di custodi, in cui sono riposte collezioni di inestimabile valore: scrittoi, argenteria, bureau, letti e altri articoli usati dai precedenti inquilini fin dai tempi di George Washington. Durante il giro, il nuovo presidente è invitato a scegliere i cimeli che preferisce per arredare la residenza durante la sua permanenza in carica. Soltanto il letto nella camera di Lincoln è un arredo fisso, e il paradosso è che Lincoln non vi ha mai dormito.
La scrivania a cui era seduto Zach Herney nello Studio Ovale era appartenuta un tempo al suo idolo, Harry Truman. Anche se piccola per gli standard moderni, gli serviva a ricordare ogni giorno che tutti gli "oneri" arrivavano lì e che era lui a dover rispondere delle eventuali deficienze della sua amministrazione. Herney accettava gli oneri come un onore e faceva tutto il possibile per motivare il proprio staff ad agire per il meglio.
«Signor presidente?» La segretaria fece capolino dalla porta dell'ufficio. «È in linea.»
Herney la ringraziò con un cenno della mano.
Sollevò la cornetta. Avrebbe preferito fare quella telefonata in privato, ma non era proprio possibile in quel momento. Due truccatori gli giravano intorno come zanzare per sistemargli viso e capelli. Di fronte alla scrivania stava prendendo posto la troupe televisiva, e un interminabile stuolo di consiglieri e addetti alle pubbliche relazioni affollava l'ufficio, discutendo animatamente la strategia.
"Manca un'ora…"
Herney premette il pulsante illuminato sul telefono privato. «Pronto, Lawrence?»
«Ci sono.» La voce del direttore appariva affaticata e distante.
«Tutto bene lì?»
«Sta per arrivare una tempesta, ma i miei sostengono che non disturberà il collegamento via satellite. Siamo pronti a partire. Un'ora al via.»
«Ottimo. Il morale è alto, spero.»
«Può giurarci. Lo staff è al settimo cielo, anzi, per la verità abbiamo appena brindato con la birra.»
Herney commentò con una risata. «Ne sono lieto. Senta, volevo ringraziarla prima dell'evento. Stasera ci sarà una confusione bestiale.»
Il direttore fece una pausa, stranamente esitante. «Non c'è dubbio, signore. Abbiamo aspettato a lungo questo momento.»
«Sembra molto stanco.»
«Ho bisogno di un po' di sole e di un letto vero.»
«Resista ancora un'ora. Sorrida alle telecamere, si goda il momento e poi manderemo lassù un aereo per riportarla a Washington.»
«Non vedo l'ora.» Il direttore ripiombò nel silenzio.