Rachel chiuse gli occhi e cercò di raccogliere le idee. Era stata una giornata infernale. "Mi trovo su un sottomarino nucleare" si disse, conscia di essere maledettamente fortunata a trovarsi da qualche parte. A detta del comandante, il
«Mancano tre minuti!» esclamò Tolland con ansia.
Rachel sentiva crescere la tensione. Perché impiegavano tanto? Perché il presidente non prendeva la sua chiamata? Se Zach Herney avesse diffuso quei dati…
Rachel si costrinse a scacciare quel pensiero e scosse il ricevitore. "Rispondi!"
Quando la centralinista si precipitò verso la porta che dava sul palco della sala stampa, incontrò un folto stuolo di persone in grande agitazione, prese dagli ultimi preparativi. Il presidente, a pochi metri da lei, era pronto a fare il suo ingresso. I truccatori erano ancora all'opera.
«Lasciatemi passare!» gridò la centralinista, cercando di farsi strada tra la ressa. «Una telefonata per il presidente. Scusate. Permesso!»
«Due minuti alla messa in onda!» gridò il coordinatore.
Stringendo il telefono, la centralinista si spinse avanti. «Telefonata per il presidente!» ansimò. «Permesso!»
Una figura torreggiante si parò davanti a lei: Marjorie Tench. Il lungo viso del consigliere la squadrò dall'alto in basso con aria di disapprovazione. «Cosa succede?»
«Un'emergenza!» Era senza fiato. «Telefonata urgente per il presidente!»
La Tench parve incredula. «Ma per piacere, la smetta!»
«È Rachel Sexton. Dice che è urgente.»
La smorfia che distorse i lineamenti della Tench parve più di perplessità che di collera. Posò gli occhi sul cordless. «Quella è una linea interna. Non è sicura.»
«Infatti, signora, ma comunque la chiamata in entrata arriva da un radiotelefono. Una comunicazione urgente per il presidente.»
«In onda tra novanta secondi!»
La Tench le rivolse un'occhiata gelida prima di tendere una mano da ragno. «Mi passi quel telefono.»
La centralinista sentì accelerare il battito cardiaco. «La signora Sexton vuole parlare direttamente con il presidente Herney. Mi ha detto di far rinviare la conferenza stampa a dopo la telefonata. Le ho assicurato…»
La Tench mosse un passo verso la donna. «Lasci che le spieghi come funzionano le cose» le sibilò. «Lei non prende ordini dalla figlia dell'avversario del presidente, ma da me. Posso assicurarle che non si avvicinerà a lui se prima io non scopro che cosa diavolo sta succedendo.»
La centralinista lanciò un'occhiata al presidente, circondato da tecnici dei microfoni, parrucchieri e vari membri dello staff che gli comunicavano le ultime modifiche al suo discorso.
«Sessanta secondi!» gridò il regista.
A bordo del
Fu una voce rauca a rispondere. «Pronto?»
«Presidente Herney?»
«Sono Marjorie Tench, consigliere del presidente. Chiunque lei sia, devo avvertirla che gli scherzi telefonici alla Casa Bianca violano…»
"Ma per l'amor del cielo!" «Questo non è uno scherzo! Sono Rachel Sexton, la vostra referente all'NRO, e…»
«So benissimo chi è Rachel Sexton, signora, e dubito che sia lei. Chiama la Casa Bianca su una linea non sicura e mi dice di interrompere un importantissimo comunicato presidenziale: decisamente un comportamento poco professionale per una…»
«Ascolti» gridò Rachel, furibonda «poche ore fa ho informato tutto il suo staff del ritrovamento di un meteorite, e lei era seduta in prima fila. Ha seguito il mio discorso su un televisore posto sulla scrivania del presidente. Qualche domanda?»
La Tench rimase per un attimo in silenzio. «Signora Sexton, che significa tutto questo?»
«Significa che deve fermare il presidente! I dati sul meteorite non sono corretti! Abbiamo appena saputo che è stato inserito da
«Aspetti un minuto, per la miseria!» La Tench abbassò la voce. «Ma si rende conto di ciò che dice?»
«Sì! Sospetto che il direttore della NASA abbia orchestrato una messinscena su grande scala e intenda mettere in mezzo il presidente Herney. Deve almeno rinviare di dieci minuti, così che io gli possa spiegare che cos'è successo quassù. Accidenti, qualcuno ha cercato di uccidermi!»