— Esattamente. Se riuscissimo a sgelare tutta quell'acqua e quel ghiaccio di anidride carbonica succederebbero parecchie cose. La densità atmosferica crescerebbe fino al punto da permettere agli uomini di lavorare all'aperto senza le tute spaziali; in tempi più lunghi, potremmo addirittura rendere respirabile l'aria. Ci sarebbero corsi d'acqua, piccoli mari, e soprattutto vegetazione: sarebbe l'inizio di un ambiente biologico accuratamente pianificato. In un paio di secoli Marte potrebbe diventare un secondo Giardino dell'Eden. È l'unico pianeta del sistema solare che siamo in grado di trasformare con la tecnologia attuale. Venere, probabilmente, è già troppo caldo.
— E l'elevatore spaziale cosa c'entra?
— Dovremo mettere in orbita diversi milioni di tonnellate d'equipaggiamenti. L'unico modo pratico per riscaldare Marte è usare specchi solari con un diametro di centinaia di chilometri. E ne avremo bisogno per sempre: all'inizio per sciogliere le calotte, poi per mantenere una temperatura confortevole.
— Non potete ottenere tutto il materiale dalle miniere degli asteroidi?
— Una parte sì, certo. Ma i migliori specchi per questo uso si fabbricano col sodio, che nello spazio è raro. Dovremo estrarlo dai depositi salini di Tharsis, che per fortuna si trovano proprio ai piedi del Pavonis.
— E quanto tempo ci vorrebbe per tutto questo?
— Se non si creano problemi, il primo stadio potrebbe essere terminato entro cinquant'anni. Forse per il vostro centesimo compleanno, che secondo gli attuari potete raggiungere con trentanove probabilità su cento.
Morgan rise.
— Ammiro chi fa lavori di ricerca tanto accurati.
— Su Marte non sopravvivremo, se non prestassimo attenzione ai particolari.
— Molto bene. Sono favorevolmente impressionato, per quanto abbia ancora molte riserve. I finanziamenti, ad esempio…
— Questo è lavoro mio, dottor Morgan. Io sono il banchiere. Voi l'ingegnere.
— Perfetto. Però mi sembra che voi d'ingegneria ne sappiate parecchio, e io ho dovuto imparare diverse cose dell'economia, spesso a mie spese. Prima anche solo di prendere in considerazione l'idea d'imbarcarmi in un progetto del genere, voglio vedere un preventivo dettagliato.
— Che possiamo fornirvi…
— … E questo è solo l'inizio. Forse non sapete che bisogna ancora eseguire un'infinità di ricerche in una mezza dozzina di campi: produzione su scala industriale dell'iperfilamento, problemi di stabilità e di controllo… Potrei continuare per tutta la notte.
— Non sarà necessario. I nostri ingegneri hanno letto tutte le vostre relazioni. Quello che propongo è un esperimento su piccola scala per risolvere molti dei problemi tecnici e dimostrare che il principio è esatto…
— Su questo non c'è dubbio.
— Ne convengo, ma è sorprendente quanta differenza potrebbe fare una piccola dimostrazione pratica. Questo è quello che vi proponiamo. Progettate il sistema più piccolo possibile: semplicemente un filo con un carico di pochi chilogrammi. Tendetelo dall'orbita sincrona alla Terra, sì, la Terra. Se funziona qui, su Marte sarà ancora più facile. Poi fate salire qualcosa, solo per dimostrare che i razzi sono obsoleti. L'esperimento costerà relativamente poco, ci fornirà informazioni essenziali e una prima pratica, e, dal nostro punto di vista, risparmierà anni di discussione. Potremo presentarci al Governo Terrestre, al Fondo Solare, alle altre banche interplanetarie, e far presente la dimostrazione.
— Avete proprio pensato a tutto. Tra quanto vorreste la mia risposta?
— Ad essere sincero, fra cinque secondi circa. Ma, ovviamente, la questione non ha niente d'urgente. Metteteci il tempo che vi sembra ragionevole.
— Benissimo. Datemi i vostri studi grafici, l'analisi dei costi, e tutto l'altro materiale che avete. Dopo averli esaminati, vi farò sapere la mia risposta in… oh, una settimana al massimo.
— Grazie. Questo è il mio numero. Mi trovate sempre.
Morgan infilò il biglietto da visita del banchiere nell'ingresso di memoria del suo comunicatore e controllò che si accendesse la scritta REGISTRATO. Prima di restituire il biglietto aveva già deciso.
A meno che l'analisi marziana non contenesse qualche errore decisivo (ma avrebbe scommesso una fortuna che era perfetta), il suo periodo di riposo era terminato. Aveva notato spesso, con un certo divertimento, che mentre di solito impiegava molto a prendere decisioni relativamente secondarie, non aveva mai esitato un attimo nei punti di svolta più cruciali della sua carriera. Aveva sempre saputo cosa fare, e s'era sbagliato di rado.
Eppure, a quel livello, era meglio non investire troppo capitale intellettuale o emotivo in un progetto che poteva finire in niente. Dopo che il banchiere fu ripartito per la prima parte del viaggio di rientro a Porto Tranquillità, via Oslo e Gagarin, Morgan trovò impossibile dedicarsi a qualcuna delle attività che aveva programmato per il lungo inverno nordico: il suo cervello era in subbuglio, esaminava l'intero spettro di futuri improvvisamente diversi.