Morgan annuì. Era abbastanza vero. Ripensò a tutte le volte che la consistenza di qualche materiale, il tocco della roccia o del suolo sotto i suoi piedi, il profumo d'una giungla, l'umidità della schiuma sulla faccia avevano giocato un ruolo decisivo in uno dei suoi progetti. Un giorno, forse, sarebbe stato possibile trasmettere elettronicamente anche quelle sensazioni; anzi, in via sperimentale era già stato fatto, in modo molto rozzo e con costi enormi. Ma la realtà non ha surrogati; non bisogna fidarsi delle imitazioni.
— Se siete venuto sulla Terra per vedere me — disse Morgan — apprezzo l'onore. Ma se volete offrirmi un lavoro su Marte state perdendo tempo. In pensione mi diverto, vedo amici e parenti che non incontravo da anni, e non ho intenzione di iniziare una nuova carriera.
— Lo trovo sorprendente. Dopo tutto avete solo cinquantadue anni. Come pensate di occupare il tempo?
— Facilissimo. Potrei trascorrere tutto il resto della mia vita tra una dozzina di progetti. Gli antichi costruttori, i romani, i greci, gli incas, mi hanno sempre affascinato, e non ho mai avuto il tempo di studiarli. Mi hanno chiesto di scrivere e tenere un corso sulla scienza della progettazione per l'Università Mondiale. Ho firmato un contratto per un volume sulle strutture complesse. Voglio sviluppare alcune idee circa l'uso degli elementi naturali per correggere i carichi dinamici: i venti, i terremoti, eccetera. Sono ancora consulente del Comitato Generale Tettonico. E sto preparando un rapporto sull'amministrazione della TCC.
— Su richiesta di chi? Non del senatore Collins, immagino.
— No — rispose Morgan, con un sorriso torvo. — Pensavo che potesse essere… utile. E mi aiuta a sentirmi meglio.
— Ne sono certo. Ma nessuna di queste attività è davvero creativa. Prima o poi impallidiranno, come questo magnifico paesaggio norvegese. Vi stancherete di guardare laghi e abeti, come vi stancherete di scrivere e parlare. Voi siete il tipo d'uomo che non sarà mai soddisfatto, dottor Morgan, se non può modellare il proprio universo.
Morgan non rispose. La prognosi era troppo esatta per non turbarlo.
— Sospetto che siate d'accordo con me. Cosa direste se vi raccontassi che la mia Banca è seriamente interessata al progetto dell'elevatore spaziale?
— Sarei scettico. Quando li ho contattati mi hanno risposto che era un'ottima idea, ma che a questo stadio non potevano investire niente. Tutti i fondi disponibili erano necessari per lo sviluppo di Marte. È la solita storia: saremo lieti di aiutarvi quando non vi servirà più aiuto.
— Questo è successo un anno fa. Ora ci abbiamo ripensato. Vorremo che voi costruiste l'elevatore spaziale, ma non sulla Terra. Su Marte. Vi interessa?
— Può darsi. Continuate.
— Considerate i vantaggi. Solo un terzo della gravità, per cui le forze in gioco sono proporzionalmente inferiori. Anche l'orbita sincrona è più vicina, si trova a meno della metà dell'altezza di qui. Quindi i problemi tecnici sono enormemente ridotti sin dall'inizio. Secondo la nostra stima, l'elevatore su Marte verrebbe a costare meno di un decimo che sulla Terra.
— È possibile. Comunque dovrò controllare.
— E questo è appena l'inizio. Su Marte, nonostante l'atmosfera rarefatta, abbiamo tempeste terribili… però anche montagne che si alzano molto al di sopra delle tempeste. La vostra Sri Kanda è alta solo cinque chilometri. Noi abbiamo il Mons Pavonis: ventun chilometri, ed esattamente sull'equatore! Ancora meglio, sulla sua cima non esistono monaci marziani con diritti di proprietà a lungo termine. E c'è un'altra ragione per cui forse Marte è l'ideale per un elevatore spaziale. Deimos si trova appena a tremila chilometri sopra l'orbita stazionaria. Per cui possediamo già un paio di milioni di megatonnellate sistemati nel posto esatto per l'ancoraggio.
— Si creerebbe qualche interessante problema per la sincronizzazione, ma capisco il vostro punto. Mi piacerebbe incontrare le persone che hanno elaborato questi dati.
— Qui è impossibile. Stanno tutte su Marte. Dovreste venire da noi.
— Sono tentato, ma ho ancora qualche domanda.
— Avanti.
— La Terra "deve" avere l'elevatore, per tutti i motivi che voi indubbiamente conoscete. Ma mi sembra che Marte potrebbe farne a meno. Voi avete solo una minima parte del nostro traffico spaziale, e un tasso di crescita previsto molto minore. Francamente non mi pare che la cosa abbia molto senso.
— Mi chiedevo quando l'avreste chiesto.
— Appunto, l'ho chiesto.
— Avete sentito parlare del Progetto Eos?
— Non credo.
— Eos, alba, in greco. Il progetto per ringiovanire Marte.
— Oh, certo che lo conosco. Vorreste sciogliere le calotte polari, no?