Dopo qualche istante, Thorstern riprese a respirare regolarmente e aprì gli occhi. Sentiva strani fremiti in tutti il corpo, e aveva la spiacevole sensazione che il suo sangue fosse diventato effervescente. Gli arti avevano perso la loro forza, e i muscoli sembravano essersi trasformati in acqua. Per quanto gli seccasse ammetterlo anche con se stesso, non si era mai sentito così scosso in vita sua. La faccia era diventata cerea. Ma c’era un fatto molto più curioso: la sua mente aveva perso ogni ricordo di quanto aveva detto in quei terribili momenti, di quanto era accaduto.
Fissò Raven. — Mi avete bloccato il cuore — disse con voce tremante.
— Non è vero.
— Mi avete quasi ucciso.
— Non sono stato io.
— Allora è colpa vostra — disse girando lo sguardo adirato verso Charles.
— No. Per la verità, noi vi abbiamo salvato…
— Pretendete che vi creda? Deve essere stato uno di voi.
— E come? — chiese Raven osservandolo esternamente e internamente.
— Uno di voi è telecinetico. Ha girato la maniglia e ha spalancato la porta senza muovere un dito. E nello stesso modo mi ha stretto il cuore.
— Un telecinetico muove gli oggetti per influenza esterna — osservò Raven. — Non può penetrare all’interno di un corpo umano per sconvolgerne gli organi.
— Per poco non morivo — insistette Thorstern, ancora sconvolto dal pericolo corso. — Ho sentito il mio cuore che veniva compresso… il mio corpo cadere. Come se qualcuno stesse cercando di strapparmi dal mio stesso corpo. Deve essere stato qualcuno a farlo!
— Non necessariamente. Ogni giorno muoiono milioni di persone.
— Io non posso morire in questo modo — piagnucolò Thorstern.
— Perché?
— Ho cinquantotto anni, e non soffro di nessuna malattia. — Si passò una mano sul petto per sentire i battiti del cuore. — Sono sano come un pesce.
— Così pare — osservò Raven.
— Se sono destinato a morire di morte naturale, per un attacco cardiaco, è una strana coincidenza che mi sia venuto proprio in quel momento.
Thorstern ritenne di aver conquistato un buon punto a favore scaricando su di loro la responsabilità di quanto gli era successo. Anche se non poteva essergli di utilità, lui aveva provato una gran gioia nel dare la colpa a loro. Comunque non riusciva a capire… Perché mai negare di averlo fermato sulla porta, quando potevano vantarsene per intimidirlo maggiormente?
Ma a poco a poco, in un angolo oscuro del suo intimo, cominciò a formarsi lo spaventoso sospetto che avessero detto la verità: forse aveva veramente i giorni contati, dal destino. Nessun uomo è immortale. Forse gli restava poco tempo di vita, e il tempo passa veloce.
— Se siete destinato a morire per un attacco cardiaco — disse Raven — è logico che questi attacchi vi vengano nei momenti di maggiore tensione nervosa. Ecco spiegata la coincidenza. Comunque, non siete fuggito e non siete morto. Forse vi capiterà di morire la settimana prossima. O domani. O prima dell’alba. Nessuno conosce il giorno e l’ora della propria morte. — Indicò il piccolo cronometro di Thorstern. — Intanto i cinque minuti sono diventati quindici.
— Mi arrendo. — Thorstern prese un grosso fazzoletto e se lo passò sulla fronte. Respirava ancora a fatica e aveva la faccia bianca come un lenzuolo. — Mi arrendo.
Era vero. Nella mente gli si poteva leggere la decisione che aveva ormai preso per una mezza dozzina di ragioni, alcune contrastanti, ma tutte soddisfacenti.
Raven prese mentalmente nota del nome: Gilchist, uno del Consiglio Mondiale. Il traditore nelle loro file, e senza dubbio l’uomo che aveva fatto il suo nome al movimento clandestino che agiva sulla Terra. L’uomo che né Kayder né gli altri conoscevano perché non volevano conoscerlo.