Thorstern fu scosso da quell’atteggiamento. Guardò incerto Charles, sperando di trovare solidarietà nel disgusto che aveva provato al cinismo di quelle parole, ma Charles stava guardando distrattamente il soffitto. Girò la testa verso Raven, incredulo.
— Potrebbe morire lentamente — disse Thorstern.
— Credete?
— Ne sono certo. A meno che non sia debole di cuore, possiamo farla morire molto più lentamente di Steen. Che ne dite?
— È disgustoso.
— Come?
— La mente eccelsa, il grande conquistatore, si nasconde dietro le sottane di una donna.
Thorstern fu nuovamente preso dalla collera, ma riuscì a controllarsi. — Sentite chi parla… la persona disposta a far scontare i suoi peccati alla donna.
— A lei non importa — disse Raven sorridendo, e spiazzandolo con quella rivelazione del tutto inaspettata.
— Voi siete pazzo! — esclamò Thorstern, che cominciava a crederlo seriamente.
— A Greatorex non importa minimamente. E neppure ad Haller. Steen è del tutto incurante. Perché mai dovrebbe preoccuparsi Leina?
— Siete un maniaco omicida! — disse Thorstern scattando in piedi. Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche delle dita e riprese a parlare con voce vibrante di tensione mista a esultanza.
— Comunque, è ormai troppo tardi. Avete voluto parlare tutta la notte. E hanno captato i nostri pensieri. — Fece un gesto teatrale verso la porta. — Sentite questi passi? Sono di venti persone. Di cinquanta. Di cento. Sono i passi di tutti gli uomini della città!
— Peccato — disse Raven guardandolo impassibile.
— Provate a toccarmi e vedrete cosa otterrete! — invitò Thorstern. — Fra qualche secondo irromperanno nella casa e sarete trattato come vi meritate. — Girò lentamente la testa senza perdere di vista la porta. — A meno che io non sia in pieno possesso di tutte le mie facoltà e non dia l’ordine preciso di risparmiarvi.
— Pare che ci siamo cacciati in un brutto guaio — disse Charles, spostando lo sguardo dal soffitto alla porta, leggermente contrariato.
Thorstern si era irrigidito in mezzo alla stanza e lanciava pensieri con tutta la sua forza, senza preoccuparsi del fatto che i due li potevano captare. “
Con la coda dell’occhio guardò i due seduti sulle poltrone. Non si erano mossi e sembravano rassegnati a quella situazione senza via d’uscita. Comandata da una energia mentale lontana, la maniglia cominciò a girare, da sola.
14
La porta si socchiuse lentamente, centimetro per centimetro, come spinta da un leggero soffio di vento o da una mano invisibile e cauta che si trovava all’esterno. Un filo giallo di nebbia entrò dallo spiraglio e diffuse nella stanza il profumo della foresta.
Alle orecchie dei tre uomini giunse il rumore lontano delle pompe in funzione allo spazioporto, e le note di una musica che proveniva da uno dei locali in cui i notturni cercavano di divertirsi secondo le loro abitudini. All’interno della stanza, invece, regnava il silenzio assoluto. Non si udiva nemmeno il respiro dei tre uomini. Questo e il lento socchiudersi della porta crearono una tensione che Thorstern non riusciva a sopportare.
Tenne lo sguardo fissò sullo spiraglio e le orecchie tese per raccogliere il minimo rumore proveniente dall’esterno. Chi c’era in agguato là fuori? Stringevano già le armi in mano? Se avesse fatto un balzo verso la porta, sarebbe stato bersaglio di una raffica micidiale?