— Oh, Dio! — intervenne Charles spalancando gli occhi in espressione di finto stupore. — Ora avremmo anche i biomeccanici, i chiaroveggenti, i padroni di personalità e via dicendo. Continuando in questo modo, avremo un elenco senza fine.
— Erano parole senza senso — continuò Thorstern. — Ho consultato le maggiori autorità nel campo delle facoltà paranormali: hanno detto che era ridicolo… ma che sapevano perché Steen l’aveva detto.
— Quale sarebbe la diagnosi?
— Che è stato trattato da uno del suo stesso tipo, ma molto più potente di lui. Non ci sono mai stati casi di un simile dominio ipnotico assoluto, ma è teoricamente possibile.
Thorstern girò lo sguardo, e solo allora si accorse della tazza di caffè che era sul tavolo. La prese e bevve alcuni sorsi. — Per un certo periodo avete convinto Steen di essere
— Davvero?
— O questo, o mi eliminerete come avete fatto con Greatorex. Sarà comunque tutto inutile. Potete ipnotizzarmi come Steen, ma le ipnosi cessano nel giro di ventiquattr’ore. Qualsiasi cosa abbia fatto in questo periodo, la posso benissimo disfare.
— Vero — ammise Raven serio.
— Se mi uccidete, vi resta in mano un cadavere. E i cadaveri non possono far cessare una guerra. Voi mi avete detto almeno sei volte che i morti se ne infischiano. Pensate dunque in base alla vostra filosofia che m’importerà a quel punto dei guai della Terra! Me ne importerà ancor meno che a Greatorex! — Di colpo gli venne in mente qualcosa. — Come avete fatto a uccidere Greatorex? Anche un super-super-super-ipnotico non può convincere un uomo a morire. Cosa gli avete
— La stessa cosa che faremo a voi quando ci saremo convinti di non avere alternative. — Raven lo guardò fisso negli occhi. — Ficcatevi in quella testa cocciuta che non abbiamo scrupoli, quando si tratta di eliminare un ostacolo. Differiamo da voi soltanto per la rapidità indolore dell’azione. Noi non facciamo soffrire le nostre vittime. Il vero
— Vi ho detto…
Raven gli fece cenno di tacere. — Non riuscirete mai a estendere il vostro dominio personale sul pianeta Venere. E in futuro non vi unirete a Marte per sottomettere la Terra. Se l’umanità verrà a trovarsi in posizione disperata, sarà l’umanità a combattere, non solo i Terrestri. Tutti noi dovremo combattere! Perciò, voi cesserete le ostilità contro la Terra e convincerete i Marziani a seguire il vostro esempio. In caso contrario, vi faremo sparire per sempre dalla scena, dopo di che riserveremo lo stesso trattamento ai vostri successori, chiunque siano. Li annienteremo uno a uno, fino a quando l’intero movimento dovrà crollare per mancanza di capi. — Indicò il piccolo cronometro incastonato nell’anello che Thorstern portava al dito medio.
— Avete cinque minuti per prendere la vostra decisione.
— Ho molto di più. Molto. Ho tutto il tempo che voglio. — Thorstern spinse in avanti la terza fotografia. — Guardate questa.
Raven si piegò in avanti e osservò la fotografia senza raccoglierla. Rimase impassibile a guardarla.
— Chi è — chiese Charles, troppo pigro per sollevarsi.
— Leina — disse Raven.
Thorstern rise soddisfatto: gioiva per essere riuscito a eliminare fino a quel momento il pensiero di Leina dalla propria mente. Ancora una volta, un essere normale come lui aveva vinto un mutante.
Niente lo rendeva più felice del fatto di precedere un paranormale. Era una sua debolezza caratteristica, che sarebbe stata fonte di grande interesse per un ecologo che studiasse gli effetti di un ambiente contenente forme di vita superiori.
— La vostra donna — disse con disprezzo. — Conosciamo le sue abitudini, i suoi movimenti, le sue facoltà. Sappiamo, per esempio, che è una ipnotica di tipo superiore, come voi. Lo ha detto Steen. E non mentiva, in quel momento. Forse è per questo che vi siete legato a quell’enorme sgualdrina. A meno che non abbiate un debole per gli elefanti e…
— Lasciate perdere le proporzioni fisiche. Leina non è stata fatta per voi. Venite al punto.
— È questo — disse Thorstern senza cessare di mostrarsi soddisfatto. — Nell’esatto momento in cui dovessi morire, o diventare pazzo, o non fossi più io… — batté con un dito sulla fotografia — …lei paga.
— Questo è uno scherzo — disse Raven. — Ridicolo!
— Spero che possiate pensarla allo stesso modo quando la troverete morta.
— Non mi metterò certo a piangere — assicurò Raven con tranquillità. E non mentiva. Quella era la pura verità.