Dio mio! Che merda! Merda merda merda. È noioso da morire. Non è un buon lavoro, proprio per niente. Potrebbe Yahya Lumumba aver scritto qualcuna di queste cagate? Falso dalla prima parola. Perché dovrebbe, Yahya Lumumba, smerdarsi con la tragedia greca? Perché dovrei farlo io? Ma chi è Ecuba per lui o lui per Ecuba, perché debba piangere per lei? Lo strapperò e ricomincerò di nuovo. Lo scriverò in slang, uomo. Gli imprimerò un serrato ritmo negro. Dio mi aiuti a pensare negro. Ma è impossibile. È impossibile. È impossibile. Cristo, avrei voglia di rinunciarci. Credo che mi stia venendo un febbrone da cavallo. Un momento. Un po’ di paglia mi servirebbe non poco. Sì. Andiamo su di giri e ritentiamo. Un po’ di boccacce. Mettici un po’ d’anima, vecchio mio. Cretino d’uri bianco ebreo bastardo, mettici dentro un po’ d’anima, mi senti? Okay, andiamo. C’era quella bestia di Agamennone, era un fregnone molto importante, pensa, era l’Uomo, eppure restò fregato lo stesso. La sua vecchia, Clitennestra, se la faceva con quel fottuto coglione di Egisto e un giorno lei dice, Baby, accoppiamo il vecchio Aggie, tu e io, e allora farai tu il re — vuoi fare il re? — lo farai, e poi ce la spassiamo. Aggie è lontano per assistere ai giochi, però torna a casa per un po’ di riposo e prima che capisca cosa sta succedendo loro lo bucano ben bene, okay, l’accoppano come si deve, e questo è tutto per
Sì, così va bene, uomo! Ci stai arrivando! Adesso va avanti a spiegare l’uso di Euripide del
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Ho tentato di essere buono con Judith, ho cercato di essere gentile e amabile, ma il nostro esserci odiati continua a perseguitarci. Mi sono detto: è la mia sorellina, la mia unica sorella, devo amarla di più. Però l’amore non può arrivare su ordinazione. Non si può evocarlo basandosi solo sulle buone intenzioni. In più le mie intenzioni non sono mai state buone. L’ho vista come una rivale fin dal primo istante. Ero io il primogenito, il difficile, quello messo male. Mi ero ficcato in testa di essere il centro dell’universo. Erano questi i termini del mio contratto con Dio: io devo soffrire perché sono diverso, però, quasi fosse una compensazione, l’intero universo doveva ruotare attorno a me. La bambina che era stata portata in casa doveva essere soltanto un rimedio terapeutico inteso ad aiutarmi a migliorare le mie relazioni con il genere umano. L’accordo era questo: era implicito che lei non doveva avere una realtà indipendente come persona, era implicito che non doveva avere bisogni propri o fare domande o accaparrarsi il loro amore. Soltanto un oggetto, un pezzo della mobilia. Io però la sapevo lunga; altro che credere a queste cose. Avevo dieci anni, ricordate, quando l’adottarono. Il vostro decenne non è mica scemo. Sapevo che i miei genitori, non sentendosi più obbligati, adesso, a orientare ogni premura esclusivamente verso il loro figliolo misteriosamente emotivo e agitato, rapidamente e con gran sollievo avrebbero trasferito la loro attenzione e il loro amore — sì, soprattutto il loro amore — alla piccola coccolona molto meno complicata. Lei avrebbe preso il mio posto al centro; io sarei diventato un complesso arnese fuori moda. Non potevo impedirmi di provare risentimento. Mi biasimate per il tentativo di ucciderla nella culla? D’altra parte potrete capire l’origine della sua freddezza di tutta una vita nei miei riguardi. Io non ho difese contro questa prova. Il ciclo dell’odio cominciò con me. Con me, Jude, con me, con me, con me. Tu avresti potuto mandarlo in pezzi con l’amore, comunque, se ti fosse servito. Non ti serviva.
Un sabato pomeriggio del maggio 1961, uscii per andare alla casa dei miei genitori. In quegli anni non ci andavo spesso, sebbene vivessi a 20 minuti di metrò. Vivevo fuori dal cerchio familiare, autonomo e irraggiungibile, e reagivo in modo esagerato di fronte a ogni forma di riaggancio. Provavo una latente ostilità verso i miei genitori: erano stati i loro geni mutanti, in fondo, che mi avevano sbattuto nel mondo a quel modo. E poi c’era anche Judith, che mi faceva inacidire con il suo disprezzo: che cosa mi occorreva di più? Perciò una volta me ne stetti lontano da loro tre per settimane, per mesi, finché la malinconia dei richiami a voce alta di mia madre non diventò eccessiva per me, finché il peso del mio senso di colpa non sopraffece le mie resistenze.