Читаем Morire dentro полностью

Sentii un suono dietro di me. Feci un salto, atterrito. Invece era soltanto Martha, che aveva messo dentro la testa nella camera da letto di Judith. Un mezzo sorriso, vago, sognante. — Buon giorno, Judith. O meglio buon pomeriggio, dovrei dire. State facendo una conversazione interessante, ragazzi? Sono così contenta. Non dimenticarti di far colazione, Judith. — E proseguì per la sua strada.

Judith disse con asprezza: — Perché non glielo hai detto? Descrivile tutta la faccenda. Con chi sono stata questa notte, che cosa ho fatto con lui, come mi sentivo…

— Basta, Jude.

— Non hai risposto alla mia domanda. Tu ce l’hai questo potere magico, non è così? Non è così?

— Sì.

— E hai continuato per tutta la vita a spiare di nascosto dentro la gente.

— Sì. Sì.

— Lo sapevo. Non è che lo sapessi davvero, però di fatto lo sapevo da sempre. E questo spiega tante cose. Perché mi sentivo sempre sporca quando avevo un ragazzo e tu bazzicavi da quelle parti. Perché mi sentivo come se tutto quello che facevo dovesse finire sui quotidiani del giorno dopo. Io non ho mai avuto una privacy, anche quando ero chiusa a chiave in bagno. Non mi sentivo da sola. — Rabbrividì. — Spero di non rivederti mai più, Duv. Adesso che so quello che sei. Vorrei non averti mai visto. Se mai capitasse che ti becco a sbirciare nella mia mente dopo questo, ti taglio le palle. Capito? Ti taglio le palle. Adesso smamma in modo che possa vestirmi.

Uscii fuori barcollante. In bagno mi aggrappai al bordo freddo del lavandino e mi piegai proprio contro lo specchio per studiare la mia faccia tutta rossa, eccitata. Parevo intronato, intontito, i lineamenti rigidi come se avessi preso una botta. «So che sei andata a letto con uno stanotte.» Perché glielo avevo detto? Una disgrazia? Le parole mi erano saltate fuori di bocca perché lei mi stuzzicava al di là di ogni limite possibile? Ma io non avevo mai permesso a nessuno di costringermi a una simile rivelazione, prima d’ora. Non ci sono casi fortuiti, ha detto Freud. Non ci sono neanche i lapsus. Ogni cosa è voluta, a un livello o un altro. Dovevo aver detto a Judith quello che le avevo detto perché avevo bisogno che almeno lei conoscesse la verità sul mio conto. Ma perché? Perché lei? Ne avevo già parlato con Nyquist, sì; non ci potevano essere rischi nel farlo; ma non lo avevo mai ammesso con nessun altro. Quanto mi sono dato da fare per nasconderlo, eh, signorina Mueller? E adesso Judith sapeva. Le avevo fornito un’arma con la quale lei poteva distruggermi.


Le ho fornito un’arma. Com’è strano che lei non si sia mai decisa a usarla.

16

Nyquist disse: — Il tuo vero guaio, Selig, è che tu sei un uomo profondamente religioso che, guarda caso, non crede in Dio. — Nyquist diceva sempre cose del genere, e Selig non riusciva mai a capire se lui voleva proprio dire quello oppure semplicemente giocava con le parole. Non aveva nessuna importanza quanto profondamente Selig penetrasse nell’anima di quell’altro uomo, non sarebbe mai riuscito a essere sicuro di niente; Nyquist era troppo furbo, troppo sfuggente.

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