Читаем Morire dentro полностью

Fui felice di scoprire, quando vi andai, che Judith era ancora nella sua cameretta, addormentata. Alle tre del pomeriggio? Sì, disse mia madre, ieri notte è stata fuori fino a tardi per un appuntamento. Judith aveva 16 anni. La immaginai che andava a una partita di pallacanestro della scuola superiore con "un ragazzotto magro e foruncoloso e poi centellinava frullati al latte. Dormi bene, sorellina, dormi, dormi. Però, ovviamente, la sua assenza mi obbligò a un confronto diretto e senza difese con i miei lugubri, svuotati genitori. Mia madre, dolce e ottusa; mio padre, stanco e amareggiato. Per tutta la vita loro hanno continuato a diventare sempre più meschini. Adesso avevano proprio un aspetto dimesso. Parevano prossimi a scomparire.

Io non avevo mai vissuto in quell’appartamento. Per anni Paul e Martha avevano fatto enormi sacrifici per conservare un posto con tre stanze da letto che non si potevano permettere, semplicemente perché era diventato impossibile per Judith e me condividere la stessa camera, una volta che lei aveva passato l’infanzia. Il giorno in cui io partii per il college, affittando una stanza nei pressi del campus, loro ne trovarono uno più piccolo e molto più a buon mercato. La loro camera da letto era a destra dell’ingresso e quella di Judith era sulla sinistra, dopo una lunga sala e al di là della cucina, appena più in là c’era il soggiorno, nel quale mio padre sedeva sonnecchiando, sfogliando il Times. A quel tempo lui leggeva soltanto quotidiani, benché una volta la sua mente fosse stata molto più attiva. Proveniva da lui una vaga melmosa emanazione di affaticamento. Stava facendo un po’ di soldi decenti per la prima volta in vita sua, in effetti sarebbe morto in condizioni prospere; pure, si era condizionato mentalmente, da solo, alla psicologia del povero diavolo: povero Paul, tu sei un fallimento da far pietà, meritavi molto di meglio dalla vita. Guardai il giornale, attraverso la sua mente, mentre lui voltava le pagine. Ieri Alan Shepard ha fatto il suo storico volo suborbitale, la prima avventura spaziale statunitense con degli uomini a bordo. GLI STATI UNITI LANCIANO UN UOMO A 115 MIGLIA NELLO SPAZIO, urla il titolo a caratteri cubitali. SHEPARD MANOVRA I CONTROLLI DELLA CAPSULA, E LA RIPORTA A TERRA VIA RADIO DOPO 15 MINUTI DI VOLO. Procedo a tentoni alla ricerca di qualche modo per contattare mio padre. — Che cosa ne pensi dei viaggi spaziali? — chiedo. — Hai sentito la radio? — Lui dà una scrollata di spalle. — Ma chi se ne frega? È tutta roba da pazzi. Una messinscena. Uno sciupio del tempo e dei soldi della gente. — LA REGINA ELISABETTA IN VISITA AL PAPA IN VATICANO. Quel ciccione di Papa Giovanni, che sembra proprio un rabbi ben pasciuto, JOHNSON INCONTRA I LEADER IN ASIA SULL’IMPIEGO DELLE TRUPPE U.S.A. Lui sfoglia il giornale frettolosamente, saltando le pagine. L’AIUTO DI GOLDBERG CHIESTO PER I MISSILI. KENNEDY FIRMA UN PROGETTO DI LEGGE PER GLI STIPENDI-BASE. Dentro di lui non c’è niente, come se non leggesse, neppure KENNEDY COMINCIA A RICORRERE A RIDUZIONI FISCALI. Si ferma sulle pagine sportive. Un debole guizzo di interesse. OGGI MUD SI LASCIA ALLE SPALLE IL MAGGIOR FAVORITO PER L’87° DERBY DEL KENTUCKY. YANKS CONTRO ANGELS ALL’APERTURA DELLA SERIE DI TRE CORSE DAVANTI A 21 MILA IN RIVIERA. — Che cosa ti piace nel Derby? — chiesi. Lui scrollò il capo. — Che ne so io di cavalli? — disse. Avevo capito: lui era già morto, anche se di fatto il suo cuore avrebbe battuto ancora per un decennio. Aveva finito di reagire. Il mondo l’aveva sconfitto.

Lo lasciai alle sue riflessioni e feci una conversazione educata con mia madre: il suo gruppo di lettura Hadassah aveva discusso Il buio oltre la siepe giovedì scorso e lei voleva sapere se l’avevo letto. No. Che cosa facevo, tutto solo? Avevo visto qualche bel film? L’Avventura, dissi. È un film francese? chiese lei. Italiano, dissi io. Volle che le descrivessi la trama. Ascoltò pazientemente, vistosamente turbata, senza seguire niente. — Con chi esci? — chiese. — Hai incontrato qualche bella ragazza? — Mio figlio lo scapolo. Ha già 26 anni e non è ancora fidanzato. Sviai la spiacevole domanda con paziente abilità frutto di una lunga esperienza. Mi spiace, Martha. Non ti darò i nipotini che tu aspetti tanto. Li avrai da Judith; e non dovrai aspettare molto.

— Adesso devo far da mangiare — disse lei e sparì. Rimasi seduto con mio padre per un po’ finché non ce la feci più, poi andai in fondo alla sala, al gabinetto, accanto alla camera da letto di Judith. La sua porta era socchiusa. Diedi un’occhiata dentro. Luci spente, tendine abbassate, io, però, afferrai la sua mente e scoprii che lei era sveglia e stava pensando di alzarsi. Benissimo, fa qualcosa, Duvid, comportati amichevolmente. Non ti costerà niente. Bussai leggermente. — Ciao, sono io — dissi. — Posso entrare?

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