— Come vuoi. Intanto che decidi, guardati la parabola del fischietto di Benjamin Franklin, poi sappimi dire… no, chiedilo a te stessa… se non hai pagato troppo per il tuo fischietto. Adesso basta. Ho due incarichi per te. Studia il complesso di società Shipstone, compresi i collegamenti al di fuori del complesso vero e proprio. Secondo, la prossima volta che ci vediamo voglio che tu mi dica esattamente da cosa si individua una cultura malata. È tutto.
Boss spostò l’attenzione sulla consolle, così mi alzai. Ma non ero pronta ad accettare un congedo tanto brusco; non ero riuscita a fargli domande importanti. — Boss. Non ho compiti precisi? Solo studi casuali che non vanno da nessuna parte?
— Vanno da qualche parte. Sì, hai compiti precisi. Primo, studiare. Secondo, essere svegliata nel cuore della notte, o fermata in corridoio, per domande stupide.
— Solo questo?
— Cosa vuoi? Angeli e trombe?
— Be’… Un titolo professionale, magari. Prima ero un corriere. Adesso cosa sono? Il buffone di corte?
— Friday, stai sviluppando una mentalità burocratica. Titolo professionale. Molto bene. Sei analista intuitivo e farai rapporto solo a me. Però il titolo comporta un’ingiunzione. Ti è proibito discutere di qualcosa di più serio di una partita a carte con qualunque membro della sezione analisti del nostro staff. Dormici pure assieme, se vuoi… so che lo hai fatto, in due casi… ma limita la conversazione ai luoghi comuni più banali.
— Boss, a volte vorrei che tu passassi meno tempo sotto il mio letto!
— Solo quanto basta per proteggere l’organizzazione. Friday, sai benissimo che l’attuale mancanza di Occhi e Orecchie significa solo che sono nascosti. Stai certa che per proteggere l’organizzazione non mi vergogno di nulla.
— Tu non ti vergogni di nulla in assoluto. Boss, rispondi a un’altra domanda. Chi c’è dietro il Giovedì Rosso? La terza ondata si è evaporata. Ce n’è stata una quarta? Cos’è tutta questa faccenda?
— Studiala da te. Se te lo dicessi, non sapresti. Avresti sentito una risposta e basta. Studiala attentamente e una di queste notti, quando dormirai sola, te lo chiederò. Tu mi risponderai, e allora saprai.
— Cristo santo. Lo sai
— Sempre. — Aggiunse: — In libertà — e girò la testa.
23
Lasciando la sancta sanctorum, mi imbattei in Blondie che entrava. Mi sentivo incazzata e mi limitai ad annuire. Non ce l’avevo con Blondie. Con Boss! Accidenti a lui. Voyeur spocchioso e arrogante! Rientrai nella mia stanza e mi misi al lavoro, per smetterla con la rabbia.
Dapprima chiesi i nomi e gli indirizzi di tutte le società della Shipstone. Mentre il computer le stampava, richiesi le storie del complesso industriale. Il computer ne citò due: una storia ufficiale della società mescolata a una biografia di Daniel Shipstone, e una storia non ufficiale etichettata «spazzatura». Poi la macchina suggerì svariate altre fonti.
Dissi al terminale di stampare i due libri e chiesi gli stampati di altre fonti che non superassero le ventimila battute; se le superavano, bastava un riassunto. Poi guardai l’elenco delle società.
Eredi Daniel Shipstone, Inc.
Muriel Shipstone Memorial-Laboratorio di Ricerche
Shipstone Tempe
Shipstone Gobi
Shipstone Sahara
Shipstone Mai-Mai
Shipstone Elle-Quattro
Shipstone Elle-Cinque
Shipstone Stazionaria
Shipstone Tycho
Shipstone Ares
Shipstone Abissi
Sears-Montgomery, Inc.
Shipstone Aden
Shipstone Africa
Shipstone Valle della Morte
Shipstone Karoo
Coca-Cola
Interworld Viaggi
Società Colonie
Sistemi Esterni
Riserva Naturale
Wolf Creek Pass
Shipstone Unlim., Ltd.
Fondazione Prometeo
Scuola Billy Shipstone per Bambini Handicap.
Piantadifagiolo Inc.
Morgan Associates
Riserva Naturale
Ano Nuevo
Museo & Scuola
Shipstone di Arti Visive
Scrutando la lista, non ebbi problemi a frenare l’entusiasmo. Sapevo che il complesso Shipstone doveva essere grande: chi non ha a portata di mano cinque o sei Shipstone, per non parlare dei più grossi in cantina o nel seminterrato? Ma adesso mi pareva che studiare quel mostro avrebbe richiesto una vita di lavoro. E l’argomento non mi interessava troppo.
Mi stavo aggirando ai margini della faccenda quando Blondie fece un salto da me e mi disse che era l’ora della biada. — E ho l’ordine di controllare che tu non passi più di otto ore al giorno davanti al terminale, e per di più ogni settimana devi prenderti un intero weekend.
— Ah. Vecchio tiranno bastardo.
Ci avviammo in mensa. — Friday…
— Sì, Blondie?
— Tu trovi il Padrone bisbetico e a volte difficile.
— Correzione. È sempre difficile.
— Mmm, sì. Ma quello che forse non sai è che soffre di continuo. — Aggiunse: — Non può più prendere farmaci per controllare il Colore.
Camminammo in silenzio, mentre io masticavo e inghiottivo l’informazione. — Blondie, cosa ha?
— Niente, in effetti. Direi che è in buona salute… Per la sua età.
— Quanti anni ha?
— Non lo so. Da quello che ho sentito so che ha più di cento anni. Quanti di più non saprei immaginarlo.