Gli lasciai andare immediatamente la mano e presi a massaggiarla con tutte e due le mie. — Farti del male non mi ha divertita, amore, ma dovevo dimostrarti che dico la verità. In genere sto attenta a non mostrare riflessi insoliti o una forza insolita. Però ne ho bisogno per il mio lavoro. La forza e la velocità super mi hanno salvato la pelle diverse volte. Sto particolarmente attenta a non usare nessuna delle due cose se non ci sono costretta. Devo darti qualche altra dimostrazione per provarti che sono quello che dico? Ho anche altre capacità particolari, ma forza e velocità sono le più facili da dimostrare.
Lui rispose: — È ora di ripartire verso casa.
Nel viaggio di ritorno non scambiammo dieci parole. Adoro il lusso delle carrozze trainate dai cavalli, ma quel giorno sarei stata felicissima di servirmi di un mezzo rumoroso e meccanico; e
Nei giorni successivi, Brian mi evitò. Lo vidi solo a tavola. Un bel mattino, Anita mi disse: — Marjorie, tesoro, devo andare in città per qualche commissione. Vuoi venire a darmi una mano? — Ovviamente risposi di sì.
Fece diverse fermate dalle parti di Gloucester Street e Durham. Il mio aiuto non le occorreva per niente. Conclusi che aveva solo bisogno di compagnia, e ne fui compiaciuta. Anita è una persona meravigliosa, se non le pesti i piedi.
Terminate le commissioni, andammo a passeggiare in Cambridge Terrace, lungo le rive dell’Avon; poi a Hagley Park, nel giardino botanico. Lei scelse un posto al sole da dove potevamo guardare gli uccelli e tirò fuori il lavoro a maglia. Parlammo di niente in particolare per un po’, restando lì sedute.
Eravamo al parco da una mezz’ora quando il suo telefono squillò. Lei lo tolse dalla borsa per la maglia, avvicinò il microfono all’orecchio. — Sì? — Poi aggiunse: — Grazie. Chiudo — e rimise via il telefono senza offrirsi di dirmi chi l’avesse chiamata. Un suo privilegio.
Comunque, me ne parlò indirettamente. — Dimmi, Marjie, hai mai rimpianti? O sensi di colpa?
— Sì, a volte. Perché, dovrei averli? Per cosa? — Frugai nel mio cervello, ma mi sembrava di avere fatto tutto il possibile per non irritare Anita.
— Per come ci hai ingannati, imbrogliati.
—
— Non fare l’innocente. In passato non ho mai avuto a che fare con una creatura estranea alla legge di Dio. Non ero certa che tu potessi capire il concetto di peccato e colpa. Non che questo importi, immagino, adesso che ti sei smascherata. La famiglia chiede l’annullamento immediato del contratto. Oggi stesso Brian, vedrà il giudice Ridgley.
Mi tirai su sulla panchina. — E quale sarebbe l’accusa? Non ho fatto niente di sbagliato!
— Oh, lo hai fatto. Hai dimenticato che in base alle nostre leggi un non-umano non può contrarre un contratto di matrimonio con esseri umani.
8
Un’ora dopo prendevo lo shuttle per Auckland, e avevo il tempo di riflettere sulla mia follia.
Per quasi tre mesi, dalla sera in cui ne avevo discusso con Boss, per la prima volta mi ero sentita a mio agio nella condizione di «umano». Lui mi aveva detto che ero «umana quanto Madre Eva» e che potevo tranquillamente raccontare a chiunque di essere una Pa, perché non mi avrebbero creduto.
Più o meno, Boss aveva ragione. Ma non aveva previsto che io mi sforzassi di dimostrare con tutta me stessa di non essere «umana» secondo i canoni della legge ennezeta.
Il mio primo impulso era stato chiedere un’udienza davanti al consiglio di famiglia al completo; solo per scoprire che il mio caso era già stato discusso
Non tornai nemmeno a casa. La telefonata che Anita aveva ricevuto al giardino botanico l’aveva informata che i miei effetti personali erano stati chiusi in valigia e trasferiti al bagagliaio della stazione degli shuttle.
Avrei potuto insistere per una riunione di famiglia, invece di accettare la (dubbia) parola di Anita. Ma a che scopo? Per avere la meglio in una discussione? Per dimostrare un punto? O semplicemente per spaccare in due il capello? Mi occorsero cinque secondi interi per capire che il mio bene più caro e prezioso era svanito. Scomparso come un arcobaleno, scoppiato come una bolla di sapone. Non avevo più un posto «mio». Quei bambini