Ritenevo di conoscere nei particolari i mezzi e le rotte di viaggio meglio delle stesse agenzie di viaggio, perché, come corriere, spesso mi ero spostata servendomi di mezzi inaccessibili ai turisti e sconosciuti ai normali uomini di affari. Era molto irritante scoprire che non avevo mai pensato a come sconfiggere il fato, nell’ipotesi che tutti gli Sb fossero fermi. Però esisteva un modo; esiste
Chiamai l’università di Sydney, parlai con un computer, e dopo un po’ ottenni una voce umana che ammise di conoscere il professor Farnese; ma il professore era in congedo di aggiornamento. No, impossibile dare codici telefonici privati e indirizzi, spiacenti. Forse poteva essermi di aiuto il servizio informazioni.
Il computer del servizio informazioni di Sydney, sofferente di solitudine, era pronto a chiacchierare con me per l’eternità; a dirmi qualunque cosa, tranne l’ammettere che Federico o Elizabeth Farnese fossero abbonati alla sua rete. Ascoltai un discorsetto pubblicitario per il Ponte Più Grande Del Mondo (non lo è) e per il Teatro d’Opera Più Grande Del Mondo (lo è), quindi vieni a trovarci e… Interruppi a malincuore. Un computer simpatico con un accento australiano è una compagnia migliore di tanta gente, umana o del mio tipo.
A quel punto, affrontai la chiamata che speravo di poter evitare: Christchurch. Esisteva la probabilità che il quartier generale di Boss mi avesse inviato una comunicazione all’indirizzo della mia famiglia, quando si era spostato; se
Mi scoprii a fare il calcolo dei fusi orari, con la vaga speranza di sbagliare numero e ricevere una rispostaccia che avrebbe posto fine alle mie telefonate; poi ne uscii. Lì da me era pomeriggio, le quindici passate da poco, e quindi in Nuova Zelanda era il mattino del giorno dopo, le dieci e qualche minuto; Brian doveva senz’altro essere in ufficio. Feci il numero, ci fu un’interruzione da satellite di pochi secondi, poi mi trovai a fissare il suo viso esterrefatto: — Marjorie?
— Sì — ammisi. — Marjorie. Come stai?
— Perché mi hai chiamato?
Dissi: — Brian, ti prego! Siamo stati sposati sette anni. Non possiamo almeno trattarci con un po’ di cortesia?
— Scusa. Cosa posso fare per te?
— Mi spiace disturbarti sul lavoro, ma ho chiamato a casa e ho trovato il terminale scollegato. Brian, saprai senz’altro che le comunicazioni con l’Impero di Chicago sono state interrotte dall’emergenza. Dagli omicidi. Da quello che i notiziari hanno definito Giovedì Rosso. Al momento mi trovo in California. Non sono riuscita a raggiungere il mio indirizzo nell’Impero. Sai dirmi niente di lettere o messaggi che potrebbero essere arrivati per me? Io non ho ricevuto nulla.
— Non saprei proprio. Mi spiace.
— Non puoi dirmi nemmeno se mi è stato inoltrato qualcosa? Mi basterebbe sapere che è arrivato un determinato messaggio per rintracciarne la fonte.
— Fammi pensare. Ci sarebbero tutti i soldi che ti sei presa… No, ti sei portata via direttamente l’assegno.
— Quali soldi?
— Quelli che ci hai imposto di restituirti per non fare uno scandalo. Qualcosa di più di settantamila dollari. Marjorie, mi sorprende che tu abbia il fegato di farti rivedere, dopo che la tua vigliaccheria, le tue bugie e la tua avidità hanno distrutto la nostra famiglia.
— Brian, che diavolo stai dicendo? Non ho mentito a nessuno, non credo di essere stata una vigliacca, e non ho rubato un centesimo alla famiglia.
Brian si spiegò, in freddi e aridi dettagli. La mia vigliaccheria era tutt’uno con le mie bugie, ovviamente, con l’assurda pretesa di essere una creatura artificiale, non umana, che aveva costretto la famiglia a chiedere l’annullamento del contratto. Tentai di ricordargli che gli avevo dimostrato di possedere doti super; lui non mi diede retta. I suoi ricordi e i miei non collimavano. In quanto ai soldi, mentivo di nuovo: aveva visto la ricevuta con la mia firma. Lo interruppi per dirgli che ogni firma che sembrasse mia su una ricevuta del genere doveva essere falsa, dal momento che non avevo visto un solo dollaro.