Читаем Padrone della vita, padrone della morte полностью

— Non avremo bisogno di te — gli disse Percy. — Abbiamo una grande quantità di materiale d'archivio, e potremo tirar fuori il discorso anche da poche sillabe rimaste nelle registrazioni. Sai, con i nostri tecnici dei suoni è, naturalmente, possibile questo e altro.

Walton corrugò la fronte. Troppi discorsi dell'epoca erano artificiali, creati da abili tecnici che spaccavano le parole nei fonemi che le componevano e le riunivano poi nella forma desiderata.

— Almeno lasciami controllare il discorso, quando avrai finito di registrarlo.

— Certamente. E vedrai che questa faccenda degli herscheliani la risolveremo a nostro vantaggio. Sono pronto a scommettere.

Pauline Medhurst si agitò nervosamente sulla sedia. Walton capì che voleva attirare l'attenzione, e le fece segno di parlare.

— Uh, Roy, non so se questo sia il luogo o il momento, ma ho ricevuto il tuo ordine di trasferimento, quello dei cinque medici.

— L'hai ricevuto? Bene — disse frettolosamente Walton. — L'hai già notificato?

— Sì. Non sono sembrati molto felici.

— Riferisci loro l'aurea regola di FitzMaugham. Di' loro che sono solo rotelle in una grande macchina, una macchina che lavora per salvare l'umanità. Non possiamo permettere che delle considerazioni personali interferiscano nella nostra missione, Pauline.

— Se solo potessi spiegar loro il perché…

— Già — intervenne Schaunhaft, il coordinatore della clinica. — Hai spazzato via l'intero personale del turno di mattina. Mi chiedevo…

Walton si sentì un pesce appeso all'esca. Ma decise di passare al contrattacco.

— Ascolta — disse con fermezza, in tono duro. — Ascoltatemi tutti. "Io" ho deciso il trasferimento. "Io" ho avuto i miei motivi per farlo. È compito vostro far partire immediatamente i cinque medici, inviandoli nei luoghi ai quali sono stati assegnati, e di farli sostituire senza indugio da altri cinque medici della stessa capacità e della stessa esperienza. Non è previsto che voi dobbiate dare delle spiegazioni a quei cinque… come non è previsto che io debba darle a voi.

Un silenzio improvviso cadde nell'ufficio. Walton sperò di non avere usato troppa forza, di non avere gettato un'ombra di sospetto per questa sua rigidità.

— Accidenti! — esclamò Sue Llewellyn. — Questo si chiama fare sul serio!

— Ho detto che avremmo portato avanti il lavoro di Poppy senza alterazioni e senza sussulti — disse Walton. — Il fatto che voi mi chiamate per nome, e che ci diamo quasi tutti del tu, non significa che io sarò un direttore meno forte di FitzMaugham.

"Finché l'ONU non avrà scelto il mio successore" aggiunse la sua mente maligna. Ad alta voce, aggiunse:

— A meno che non abbiate ulteriori domande, ora debbo chiedervi di ritornare alle vostre rispettive sezioni, e di riprendere il lavoro. — Ci pensò un istante, e poi aggiunse: — Essendo necessario del tempo per lo spostamento, e avendo perduto tempo in questa riunione, devo chiedere a tutti di rinunciare alla vostra sosta per la colazione. Il lavoro deve restare al passo.

Rimase seduto dietro la sua scrivania, quando gli altri se ne furono andati, cercando di attingere da qualche riposta riserva di energia le forze necessarie ad andare avanti.

Il problema era: possedeva lui questa riserva di energia?

Un giorno di lavoro, ed era già stanco, terribilmente stanco. E sarebbero passate sei settimane e anche più, prima che le Nazioni Unite decidessero di scegliere il nuovo direttore di Poppy.

Non sapeva chi sarebbe stato quell'uomo. Si immaginava che avrebbero offerto il lavoro a lui, ammesso che il suo lavoro risultasse soddisfacente durante il periodo d'interregno; ma, stancamente, capì che non avrebbe potuto accettare l'offerta.

Lui aveva lavorato, si era massacrato di fatica come vicedirettore; ma c'era sempre stata l'ombra benevola e protettiva di FitzMaugham sopra di lui. Certo, rinunciando all'incarico, l'uomo scelto dall'ONU al suo posto non avrebbe potuto essergli favorevole. Questo era un problema. Avrebbe rischiato di perdere entrambi i posti. Però il lavoro era massacrante, questo era ovvio.

Ma non si trattava soltanto di un fatto nervoso, non si trattava soltanto dell'incapacità dei suoi nervi a sopportare la spaventosa tensione quotidiana del lavoro; adesso lui capiva quali potevano essere le intuizioni di Fred, e la cosa lo feriva profondamente, colpiva nel segno e faceva male e faceva paura.

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