Читаем Padrone della vita, padrone della morte полностью

Stava razionalizzando? Forse. Ma era necessario. I dittatori erano necessari, pensò Walton, ma dovevano essere aiutati a sopportare il loro carico. L'umanità, senza dittatori, non avrebbe mai potuto andare avanti neppure d'un passo.

Alle nove Walton fece un profondo sospiro e chiamò Keeler della sicurezza. L'uomo della sicurezza fece uno strano sorriso e disse: — Stavo per chiamarla io, signore. Finalmente abbiamo qualche notizia.

— Notizia? Quale?

— Lamarre. Abbiamo trovato il suo cadavere stamattina, circa un'ora fa. Assassinato. L'abbiamo trovato a Marsiglia, in condizioni pessime, in stato avanzato di decomposizione, ma abbiamo fatto un controllo accurato e l'impronta della retina ci ha confermato al di là di ogni dubbio che si tratta di Lamarre.

— Oh — disse Walton, a bassa voce. La testa gli girava. — Al di là di ogni dubbio — ripeté. — Grazie, Keeler. Buon lavoro. Buon lavoro.

— Qualcosa non va, signore? Ha un aspetto…

— Sono molto stanco — disse Walton. — Ecco tutto. Stanco. Grazie, Keeler.

— Lei mi aveva chiamato per qualcosa, signore — gli ricordò gentilmente Keeler.

— Oh, la chiamavo per Lamarre. Penso che sia inutile… grazie, Keeler. — Tolse il contatto.

Per la prima volta Walton provò la disperazione totale, e, dalla disperazione, nacque un senso di calma mortale. Con Lamarre morto, la sua unica speranza di ottenere il siero era di liberare Fred e di recuperare gli appunti dello scienziato dei quali suo fratello si era impadronito. Ma il prezzo di Fred, in cambio degli appunti, sarebbe stato il lavoro di Walton. Il circolo si chiudeva, era sempre stato un circolo chiuso, e lui era come quel serpente che si ritrovava sempre a mordersi la coda.

Forse Fred poteva essere indotto a rivelare dove si trovavano gli appunti. Non era probabile, ma era possibile. E in caso contrario? Walton si strinse nelle spalle. Un uomo poteva fare tanto, e poi doveva cedere le armi. Il "terraforming" si era rivelato un fallimento, l'equalizzazione era un palliativo ridicolo, di valore limitatissimo, e l'unico pianeta extrasolare degno di essere colonizzato apparteneva agli stranieri. Circolo chiuso. Vicolo cieco.

— Ho tentato — disse Walton. — Che tenti un altro, adesso. Io ho fatto la mia parte.

Scosse il capo, cercando di schiarire la nebbia di nulla che d'un tratto l'aveva circondato. I suoi pensieri erano sbagliati, terribilmente sbagliati; lui doveva continuare a tentare, doveva investigare ogni possibile via d'uscita prima di rinunciare, prima di conoscere il sapore amaro della resa.

Le sue dita indugiarono per qualche istante sopra una pillola di tranquillante, poi si ritirarono. Rigidamente, si alzò dalla poltrona e abbassò il pulsante dell'intercom.

— Lascerò l'ufficio per qualche tempo — disse, raucamente. — Inoltri tutte le chiamate al signor Eglin.

Doveva vedere Fred.

La prigione della Sicurezza era un edificio grande e massiccio che sorgeva fuori dei limiti veri e propri della città, una torre senza finestre vicina a Nyach, New York. Il jetcottero privato di Walton scese silenziosamente sul piano di atterraggio, sull'ampio parapetto dell'edificio. Contemplò l'aspetto cupo e metallico dell'edificio per qualche istante.

— Devo aspettare qui? — chiese il pilota.

— Sì — disse Walton. Avuto accesso al posto di direttore permanente, aveva ottenuto anche il privilegio di usare un jetcottero privato e un pilota umano. — Non ci metterò molto tempo.

Lasciò il piano di atterraggio ed entrò nel campo visuale di un rivelatore. Ci fu una lunga pausa. L'aria, quassù, pensò Walton, è fresca e pulita, non come l'aria di città.

Una voce disse: — Perché si trova qui?

— Sono Walton, direttore di Poppy, ho un appuntamento con il Capo della Sicurezza, Martinez.

— Aspetti un momento, direttore Walton.

Nessuno degli ossequiosi "signore" e "per favore" ai quali Walton si era abituato.

In un certo senso, il tono brusco e informale con il quale ci si rivolgeva a lui era fresco e pulito come l'aria non contaminata.

Le orecchie di Walton avvertirono un ronzio elettronico; lo stavano perquisendo accuratamente. Dopo un momento la porta di metallo, davanti a lui, si aprì silenziosamente, e si trovò davanti a una porta interna di bronzo brunito.

C'era uno schermo nella porta interna. Il viso di Martinez apparve sullo schermo.

— Buongiorno, direttore Walton. Lei è qui per il nostro colloquio?

— Sì.

La porta interna si chiuse. Questa volta, due minacciosi cannoni atomici apparvero davanti al suo viso, puntati in tutta regola. Walton sobbalzò involontariamente, ma un sorridente Martinez si fece avanti, davanti ai cannoni, e lo salutò.

— Bene, perché è venuto qui?

— Per vedere un suo prigioniero. Mio fratello Fred.

Martinez corrugò la fronte e si passò lentamente una mano tra i capelli.

— Vedere i prigionieri è assolutamente proibito, signor Walton. Vederli di persona, cioè. Potrei disporre un collegamento video a circuito chiuso per lei.

— Proibito? Ma quell'uomo si trova qui solo in base alla mia parola. Io…

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