— Stai scherzando? No! — disse Fred, con sicurezza. — Neppure per salvare la vita a te o a me stesso. Ti ho portato dove ti volevo portare, Roy. Dove ti volevo portare, ed è tutta la vita che sogno questo momento. E non puoi uscirne, non puoi… credi che ti voglia aiutare, adesso?
— Credo che tu mi abbia ancora sottovalutato — disse Walton, in tono quieto. — E per l'ultima volta.
Si alzò e aprì la porta della stanza. C'era un agente grigiovestito, là fuori.
— Vuol dire al signor Martinez che sono pronto ad andarmene? — fece Walton.
Il pilota del jetcottero stava sonnecchiando quando Walton raggiunse il piano di atterraggio. Walton lo svegliò e disse, con voce ferma: — Ritorniamo al Cullen Building, presto.
Il viaggio occupò circa dieci minuti. Walton entrò nel suo ufficio, segnalando il suo ritorno ma indicando che non voleva essere disturbato da nessuna chiamata, per il momento. Attentamente, con somma cura, dispose i vari elementi della situazione nella sua mente, costruendo con essi una struttura simmetrica e ordinatissima.
Di Cassio e gli altri cospiratori sarebbero stati arrestati prima di sera, certamente. Ma in quella situazione il fattore tempo non contava; Walton sapeva di poter ottenere l'autorizzazione a procedere con la lobotomia nel giro di un giorno, e passarli al setaccio, uno per uno, finché non avesse scoperto l'ubicazione della formula di Lamarre. Era brutale, ma necessario.
Fred costituiva un problema diverso. Se Walton non riusciva a impedirlo, suo fratello sarebbe stato liberato entro poche ore… e se avesse rivelato l'incidente del piccolo Prior, la fragile costruzione di Walton sarebbe andata in mille pezzi.
Non poteva combattere l'"habeas corpus". Ma il direttore di Poppy possedeva un'arma che legalmente era superiore a tutte le altre. Fred aveva giocato d'azzardo sul carattere morbido del fratello, e aveva perduto.
Walton schiacciò il pulsante del dittafono, e con voce calma e controllata cominciò a dettare un ordine. L'ordine riguardava l'immediato prelevamento di Frederic Walton dalla Prigione della Sicurezza, e il suo pronto trasferimento nella Clinica dell'Eutanasia, sulla base di un'accusa di pazzia criminale.
20
Anche dopo questo provvedimento… per il quale non si sentiva colpevole, ma provava solo un grande sollievo… Walton si sentì pervaso da una serie di cupi presentimenti. Martinez visifonò, più tardi, per informarlo che i cento proprietari terrieri erano stati debitamente arrestati e venivano sorvegliati nelle più profonde segrete della Prigione.
— Gridano e si lamentano — disse Martinez. — E ci invaderanno con battaglioni di avvocati, se non facciamo presto. Sarà meglio che le sue accuse si rivelino fondate, signor Walton. Altrimenti avremo dei guai.
— Sto ottenendo l'autorizzazione a sottoporre a lobotomia totale quello che si chiama Di Cassio. È il capo della cospirazione, secondo me. — Walton fece una breve pausa, poi domandò: — È arrivato un jetcottero di Poppy a prelevare Frederic Walton?
— Sì — disse Martinez. — Alle quattordici e sei minuti. Qualche tempo dopo si è presentato un avvocato, sventolando un ordine di scarcerazione, ma naturalmente il prigioniero non era più sotto la nostra giurisdizione.
Gli occhi dell'uomo della Sicurezza erano freddi e accusatori, ma Walton non esitò, sotto quello sguardo.
— Alle quattordici e sei minuti? — ripeté. — Molto bene, Martinez. Grazie per la collaborazione.
Tolse il contatto. Ora si muoveva freddamente e con efficienza. Per ottenere l'autorizzazione a procedere con la lobotomia totale, doveva vedere personalmente il presidente Lanson. Benissimo: avrebbe visto il presidente Lanson.
Il vecchio incartapecorito della Casa Bianca aveva un atteggiamento apertamente ossequioso e deferente, nei confronti del capo di Poppy. Walton spiegò la situazione rapidamente, e usando termini chiari e precisi. Gli occhi blandi e acquosi di Lanson ammiccarono più volte, per i molti lati complessi presentati dalla situazione. Si dondolò più volte sulla poltrona a dondolo, avanti e indietro.
Alla fine disse: — Questa lobotomia… è assolutamente necessaria?
— Assolutamente. Dobbiamo sapere dov'è nascosto questo siero.
Lanson sospirò pesantemente.
— Le darò l'autorizzazione — disse. Aveva l'aria di uno sconfitto.
Il viaggio da Washington a New York fu una questione di pochi minuti. Stringendo in mano la preziosa autorizzazione Walton parlò a Di Cassio attraverso il circuito chiuso televisivo della Prigione, e lo informò di quanto gli stava per essere fatto. Poi, malgrado le isteriche proteste del grassone, consegnò l'autorizzazione a Martinez, con l'ordine di procedere senza indugio all'operazione.