Ben presto il buio li costrinse a fermarsi. Con le sole stelle come guida, lasciarono la strada e si accamparono fra due grossi massi. Era troppo pericoloso accendere un falò, così consumarono una cena fredda mentre Saphira li riparava dal vento.
Dopo quel pasto frugale, Eragon chiese all'improvviso: «Come hanno fatto a trovarci?» Brom fece per accendersi la pipa, ma ci ripensò e la mise in tasca. «Uno dei servi del palazzo mi aveva avvertito che c'erano delle spie fra loro. In qualche modo Tàbor deve aver saputo di me e delle mie domande... e da lui la notizia è arrivata ai Ra'zac.»
«Non possiamo tornare a Dras-Leona, vero?» disse Eragon.
Brom scosse la testa. «No, almeno per qualche anno.»
Eragon si tenne la testa fra le mani. «Allora dobbiamo attirare i Ra'zac fuori dalla città? Se facciamo in modo che vedano Saphira, accorreranno in gran fretta.»
«Già, con una cinquantina di soldati al seguito» disse Brom. «Senti, non è il momento di discuterne adesso. Ora come ora l'importante è restare vivi. Questa notte sarà la più pericolosa, perché i Ra'zac ci daranno la caccia nel buio, ossia quando sono più forti. Dobbiamo montare di guardia a turno fino a domattina.»
«Giusto» disse Eragon, e si alzò. Esitò e socchiuse gli occhi; gli era parso di vedere un movimento, una macchia di colore nel buio fitto che li circondava. Si allontanò di qualche passo per vedere meglio.
«Cosa c'è?» domandò Brom, srotolando le coperte.
Eragon; scrutò le tenebre, poi si voltò. «Non lo so. Mi è sembrato di vedere qualcosa. Dev'essere stato un uccello.» Un dolore lancinante lo trafisse alla nuca, mentre Saphira ruggiva. Poi cadde a terra privo di sensi.
LA VENDETTA DEI RA'ZAC
U
n sordo pulsare alla testa svegliò Eragon. Ogni volta che affluiva sangue al cervello, era una nuova ondata di dolore. Socchiuse gli occhi e fece una smorfia; gli vennero le lacrime agli occhi mentre guardava la luce di una lanterna. Battè le palpebre e distolse lo sguardo.
Quando cercò di alzarsi a sedere, si rese conto di avere le mani legate dietro la schiena. Si voltò, intorpidito, e vide le braccia di Brom. Si sentì sollevato scoprendo che erano legati insieme.
Eragon alzò la testa e si ritrovò a guardare il muso rincagnato di un Ra'zac. Lo percorse un brivido di terrore. Fece appello alla magia e stava per formulare una parola che avrebbe ucciso i suoi aguzzini, ma poi si interruppe, perplesso. Non riusciva a ricordarla. Deluso, ritentò, ma soltanto per lasciarsela sfuggire ancora.
Torreggiando su di lui, il Ra'zac ghignò gelido. «La droga funziona, a quanto pare. Bene, così non ci darai fassstidio.»
Eragon udì un tintinnio metallico alla sua sinistra. Si voltò e vide con sgomento che il secondo Ra'zac stava infilando una museruola sulla testa di Saphira. La dragonessa aveva le ali legate lungo i fianchi da pesanti catene nere, e alle zampe aveva ceppi robusti. Eragon provò a chiamarla: invano.
«Sssi è messa a collaborare quando abbiamo minacciato di ucciderti» sibilò il Ra'zac. Accovacciato davanti alla lanterna, cominciò a rovistare nelle borse di Eragon, esaminando e scartando parecchi oggetti, finché non trovò Zar'roc. «Ma guarda che bella ssspada ha quesssto marmocchio. Credo che la terrò io.» Si protese verso il prigioniero e ringhiò. «O magari, ssse ti comporti bene, il nossstro padrone potrebbe permetterti di lucidargliela.» Il suo alito umidiccio sapeva di carne in putrefazione.
Rigirò la spada fra le mani e si lasciò sfuggire un grido quando vide il simbolo sul fodero. Il suo compagno accorse. Insieme scrutarono la spada, sibilando, facendo schioccare la lingua. Alla fine si rivolsero a Eragon. «Ssservirai molto bene il nostro padrone.»
Eragon costrinse la lingua impastata a formare le parole: «Se lo farò, vi ucciderò.» I due ridacchiarono. «Oh no.. noi sssiamo troppo preziosi, mentre tu sssei... sssuperfluo.» Saphira emise un ringhio cupo e sbuffò fumo dalle narici. I Ra'zac non le badarono.
La loro attenzione fu sviata da un gemito di Brom. Il vecchio rotolò su un fianco. Uno dei Ra'zac lo afferrò per la camicia e lo sollevò in aria senza sforzo. «Si sssta riprendendo.»
«Dagliene ancora.» '
«Uccidiamolo e basssta» disse il Ra'zac più basso. «Ci ha già dato troppi problemi.» Quello più alto fece scorrere le dita sulla propria spada.
«Buona idea. Sssolo che le istruzioni del re sssono di tenerli in vita.»
«Possiamo sssempre dire che è rimasto uccissso quando li abbiamo catturati.»
«E lui?» disse l'altro, puntando la spada verso Eragon. «Ssse poi parla?»
Il compagno rise ed estrasse un pugnale. «Non ossserà.»
Ci fu un lungo silenzio, e infine: «D'accordo.»