Afferrò il braccio di Eragon e piano piano lo aiutò a mettersi in piedi. Eragon lanciò un grido di dolore, e sarebbe caduto senza il sostegno del giovane uomo. Si avvicinarono al fuoco, dove Brom era disteso. «Come sta?» chiese Eragon.
«Male» rispose Murtagh, e lo aiutò ad accoccolarsi per terra. «Il coltello gli è penetrato fra le costole. Potrai dedicarti a lui fra un minuto, ma adesso è meglio controllare che cosa ti ha fatto quel Ra'zac.» Lo aiutò a sfilarsi la camicia. «Oh!»
«Già» assentì Eragon debolmente. Sul fianco sinistro si estendeva un brutto livido violaceo. La pelle, rossa e gonfia, era lacerata in diversi punti, Murtagh appoggiò una mano sul livido ed esercitò una lieve pressione. Eragon. strillò, e Saphira diede in un ringhio di ammonimento. Murtagh le scoccò un'occhiata esitante, poi prese una coperta. «Credo che ti sia rotto qualche costola. Difficile a dirsi, ma almeno due, se non di più. Sei fortunato a non sputare sangue.» Strappò la coperta in tante fasce con cui bendò il torace di Eragon.
Eragon si rimise la camicia. «Già... fortunato.» Trasse un breve respiro, si avvicinò a Brom e vide che Murtagh gli aveva tagliato la tunica per fasciargli la ferita. Con dita tremanti, in ginocchio accanto al vecchio, cominciò a svolgere la benda.
«Sarebbe meglio non farlo» gli disse Murtagh. «O si dissanguerà a morte.»
Eragon lo ignorò e scoprì la ferita. Era piccola e sottile, ma molto profonda. Il sangue sgorgava a fiotti. Come aveva imparato quando Garrow era stato ferito, un colpo inflitto dai Ra'zac era lento a guarire.
Si tolse i guanti, mentre con la mente si affannava a cercare le parole guaritrici che Brom gli aveva insegnato.
Saphira si accoccolò accanto a lui, fissando lo sguardo su Brom.
Accadde tutto in pochi istanti. Quando il bagliore svanì, Eragon si sedette, sentendosi male.
Saphira annuì.
«Posso solo curare ciò che sta in superficie. Non ne so abbastanza per guarire i danni interni. Adesso dipende da lui. Io ho fatto tutto quello che era in mio potere.» Eragon chiuse gli occhi per un momento e mormorò debolmente: «Mi... mi sento la testa fra le nuvole.»
«Probabilmente hai bisogno di mangiare qualcosa» disse Murtagh. «Ti preparo una zuppa.» Mentre Murtagh cucinava, Eragon lo osservò, domandandosi chi fosse. La sua spada e il suo arco erano di squisita fattura, come anche il corno. O era un ladro, o una persona ricca... molto ricca.
«Un paio d'ore.»
«Allora dobbiamo andarcene prima che tornino con i rinforzi.»
«Tu forse sei in grado di viaggiare» disse Murtagh, poi indicò Brom. «ma lui no. Non ci si alza per fare una cavalcata dopo aver ricevuto una pugnalata alle costole.»
«Aspetta qui.» Murtagh si allontanò dall'accampamento con la spada sguainata, Eragon zoppicò fino alle bisacce e raccolse l'arco da dove l'avevano gettato i Ra'zac. Lo incordò, trovò la faretra, e infine recuperò Zar'roc, che giaceva nell'ombra. Poi prese una coperta per la barella. Murtagh tornò con due rami che posò paralleli sul terreno. In mezzo legò la coperta, e alla fine depose con cautela Brom sulla barella improvvisata, legandolo con altre funi. Saphira afferrò i due rami tra gli artigli e spiccò il volo. «Non avrei mai pensato di vedere una cosa simile» commentò Murtagh con uno strano tono di voce.