Con dita tremanti, Eragon chiuse gli occhi di Brom e si alzò. Saphira, alle sue spalle, levò la testa al cielo ed emise un ruggito di dolore, seguito da ululati lamentosi. Le guance di Eragon furono rigate da molte lacrime, mentre si sentiva travolgere da un immane senso di perdita. Tirò su col naso e disse, solenne: «Dobbiamo seppellirlo.»
«Potrebbero vederci» osservò Murtagh.
«Non m'importa!»
Murtagh esitò, poi sollevò il corpo di Brom e lo portò fuori dalla grotta, insieme alla sua spada e al suo bastone, Saphira li seguì. «Lassù» disse Eragon, indicando la cima della collina di arenaria. «Non possiamo scavare una fossa nella pietra» obiettò Murtagh.
«Io posso farlo.»
Eragon si arrampicò sul liscio pendio, malgrado il dolore al costato. Una volta in cima, Murtagh depose il corpo di Brom sulla roccia.
Eragon si asciugò gli occhi e concentrò lo sguardo sulla pietra. Fece un gesto con la mano e disse: «Moi stenr!» La roccia s'increspò in piccole onde concentriche, come se fosse liquida, creando al centro una fossa grande quanto un corpo umano. Plasmando l'arenaria come se fosse argilla umida, Eragon eresse una barriera tutt'intorno, alta fino alla cintola.
Deposero Brom nella cavità insieme alla sua spada e al suo bastone. Poi Eragon fece un passo indietro, e di nuovo modellò la roccia con la magia. L'arenaria si chiuse sul volto immobile di Brom e si fuse innalzandosi fino a formare un'alta guglia frastagliata. Come ultimo omaggio, Eragon incise delle rune nella pietra:
QUI GIACE BROM Che fu un Cavaliere E come un padre
Per me.
Che il suo nome possa vivere Per sempre nella gloria.
Poi chinò il capo e diede sfogo a tutto il suo dolore. Rimase immobile come una statua vivente fino all'arrivo del buio, quando la terra perse ogni colore.
Quella notte sognò ancora la donna prigioniera.
IL SEPOLCRO DI DIAMANTE
E
ragon si svegliò con gli occhi che gli bruciavano e il corpo indolenzito. La caverna era deserta, cavalli a parte. La barella era scomparsa; non restava alcuna traccia di Brom. Si alzò e si andò a sedere all'ingresso, sulla roccia porosa. E così Angela l'indovina aveva
ragione... c'era una morte nel mio futuro, pensò, contemplando il paesaggio con sguardo vacuo. Il sole color topazio già diffondeva il suo calore intenso nel primo mattino. Una lacrima, una sola gli rotolò sul volto impassibile e svanì al sole, lasciandogli una riga di sale sulla pelle. Chiuse gli occhi e assaporò il calore, svuotando la mente. Con un dito grattò pigramente la pietra arenaria, e quando guardò si accorse di aver scritto:
Murtagh lo trovò ancora lì seduto, quando ore dopo tornò alla caverna portando un paio di lepri. Senza dire una parola, si sedette vicino a lui.
«Come stai?» gli chiese dopo un po'.
«Malissimo.»
Murtagh lo guardò pensieroso. «Credi di riuscire a riprenderti?» Eragon si strinse nelle spalle. Dopo qualche minuto di silenzio, Murtagh gli disse: «Mi dispiace chiedertelo in un momento simile, ma devo sapere... Il tuo Brom è quel Brom? Quello che rubò un uovo di drago al re, lo cercò in tutto l'Impero e uccise Morzan in duello? Ti ho sentito fare il suo nome, e ho letto l'iscrizione che hai lasciato sulla sua tomba, ma devo saperlo per certo. Era lui?»
«Sì» rispose Eragon con un filo di voce. Murtagh era turbato. «Come sai queste cose? Parli di segreti ignoti ai più, insegui i Ra'zac e sei comparso proprio quando avevamo bisogno di te. Sei uno dei Varden?»
Gli occhi di Murtagh divennero due fosse imperscrutabili. «Sono in fuga, come te.» Un dolore compresso trapelava dalle sue parole. «Non appartengo né ai Varden né all'Impero. E non servo nessuno se non me stesso. Quanto a salvare voi, devo ammettere che avevo sentito parlare di un nuovo Cavaliere e ho pensato che seguendo i Ra'zac avrei potuto scoprire se le voci erano vere.» «Credevo che volessi uccidere i Ra'zac» disse Eragon. Murtagh sorrise appena. «Infatti: ma se l'avessi fatto, non ti avrei mai conosciuto.»