— Dove stiamo andando?
Derek fece il gesto che significava che non sapeva.
L’uomo basso, Agopian, entrò nella cabina. Chiuse la porta. — La Ivanova mi ha chiesto di prendermi cura di te. È impegnata in una discussione con Eddie.
— Riguardo a che cosa?
— Se cercare o no i tuoi compagni. Eddie dice di no, com’era prevedibile. La Ivanova sostiene che un cosmonauta non si rifiuta mai di cercare persone che potrebbero essere vive e in difficoltà. Nello spazio possiamo solo contare gli uni sugli altri. Che cosa posso fare per te?
Presi una decisione. — Qualcosa da mangiare.
— Non abbiamo una cucina vera e propria. Posso offrirti un sandwich.
— Okay.
Attraversò la cabina, da poppa a prua, e uscì da un’altra porta. Si accese una luce e lo vidi chinarsi e guardare dentro qualcosa: un elemento per cucina. — Abbiamo insalata di uova, caviale, cipolla e pomodoro, e qualcosa che pretende di essere fegato di pollo tritato su pane nero russo.
Feci il gesto della domanda. Lui parve perplesso. Dissi: — Che cosa intendi con "pretende"?
— Io sono armeno e gli armeni hanno la memoria lunga. Ricordo il gusto del pane nero russo. Abbiamo rinunciato a un sacco di cose per andare sulle stelle.
Abbastanza vero. Feci il gesto dell’approvazione.
— Che cosa vuoi? — domandò Agopian.
— Insalata di uova, se non è su pane nero.
— Segale. Non eccezionale, ma accettabile. Vuoi acqua minerale o birra? Abbiamo anche acqua del luogo, distillata ed esente da qualunque cosa che possa essere nociva.
— Acqua minerale.
Tornò portando il cibo. Il sandwich era avvolto nella carta, l’acqua era in una bottiglia di vetro. Su un lato c’era la stampigliatura "Si prega di restituire per il riciclaggio". C’era una scheggiatura sul fondo.
Aprii la bottiglia. L’acqua spumeggiò. Ne bevvi un po’, poi tolsi il sandwich dalla carta e ne mangiai un boccone. Era delizioso. Mi sforzai di mangiare adagio, fermandomi dopo ogni boccone a bere l’acqua, che aveva un leggerissimo gusto di agrumi.
— Derek? — disse Agopian.
— Per me niente.
L’uomo tornò nella cambusa e ne uscì con un’altra bottiglia. Questa era ambrata più che trasparente. Con ogni probabilità conteneva della birra. Si sedette e aprì la bottiglia. Dopo di che ci fu un momento di silenzio. Io mangiavo. Derek appariva stanco, soddisfatto di non fare niente. Agopian beveva la sua birra.
— Certo, ci sono anche dei vantaggi — disse alla fine.
— Che cosa? — domandò Derek.
— Nell’andare fra le stelle. Quando ero ragazzo, avevo due ambizioni. Prendere parte a una rivoluzione e camminare su un altro pianeta alla luce di un altro sole. Una l’ho realizzata, e a seconda del significato che si dà alla parola rivoluzione, può darsi che realizzi anche l’altra. L’incontro con questi individui, i nativi di qui, cambierà la nostra storia.
Finii il sandwich e mi leccai le dita, poi feci il gesto dell’assenso.
— Che cosa significa? — domandò Agopian.
— Sì. Okay. Sono d’accordo con te — rispose Derek.
— Il tuo inglese è eccellente — osservai.
Lui annuì. — Sono stato a Detroit per due anni, quasi tre, a studiare alla Scuola di Storia del Lavoro.
— Sei uno storico? E fai parte dell’equipaggio?
— Ho una laurea in… quale sarebbe la traduzione esatta? Scienza dei computer? Teoria dei computer?
"Ho anche una laurea in storia e un certificato che dichiara che sono idoneo a navigare nello spazio."
— È un funzionario politico — disse Derek.
— Non c’è una carica simile sulla nave interstellare
Derek fece il gesto della cortese mancanza di convinzione.
— Posso immaginare che cosa significhi — disse Agopian. Mi diede una breve occhiata. — Sono stato funzionario politico. Per tre anni a bordo dell’
— Tiene lezioni di teoria marxista — disse Derek. — E di storia della lotta di classe.
— Nel tempo libero — precisò Agopian. — Nessuno è tenuto a seguirle.
— Parecchi membri dell’equipaggio lo fanno.
— Perché non dovrebbero? Non è un crimine studiare le idee di Carlo Marx. Non in questo secolo e su questa nave.