Mi massaggiai il collo. — Come faccio a saperlo? Ma posso dirti questo: le persone hanno usanze diverse. Ci sono posti in cui gli uomini e le donne vivono insieme come facevate tu ed Enshi. Ci sono posti in cui la gente direbbe che ciò che ti ha fatto il vecchio è stata una cosa orribile.
— Ah! — esclamò Nia. — Dove sono quesi posti?
— Molto lontano da qui.
— Forse un giorno andrò in un posto così.
Non dissi una parola. Il mio mal di testa stava peggiorando e avevo difficoltà a concentrarmi.
Nia si grattò il naso. — Ma forse non mi piacerebbe un posto simile.
— Forse no.
Alla sera mi recai al fiume. Faceva molto caldo ed era umido e afoso laggiù. L’aria brulicava di insetti. Feci una chiamata a Eddie e gli raccontai la storia di Enshi.
— Interessante. Sembra che abbiano inventato la monogamia. Mi riferisco a Nia e a Enshi.
— E il vecchio ha inventato lo stupro.
— Uhu. — Non disse più nulla per un minuto o due. Lo stupro era un argomento che rendeva nervosa la maggior parte degli uomini. Finalmente parlò. — Abbiamo fatto un altro rilevamento col satellite. Non ci sono città. Nemmeno una. Secondo Tony, la cosa ha senso. Gli uomini non possono sopravvivere in un’area urbana. E gli uomini devono essere vicini alle donne. Altrimenti l’accoppiamento sarebbe difficile, forse impossibile. L’intera specie è ferma a uno stadio di sviluppo pre-urbano, e lo sarà sempre.
Un insetto mi volò su per il naso. Sbuffai e tossii. Un secondo insetto mi volò in bocca. Lo sputai fuori. — Eddie, non posso restare qui. Ci sono insetti dappertutto.
— Okay. Harrison vuole che ti informi sulla guerra. Non crede che esista su questo pianeta.
— Okay. — Corsi al villaggio. Il cancello era chiuso. Dovetti gridare e picchiare sul legno finché non arrivò qualcuno che mi fece entrare.
Il giorno seguente parlai con Eshtanabai. Lei non aveva mai sentito parlare di violenza organizzata. — Come potrebbe accadere una cosa del genere? Capita talvolta che due uomini si incontrino e nessuno dei due accetti di cedere. Allora si battono. E ci sono donne folli che litigano con le loro vicine. Ma nessuno si schiererà con una donna litigiosa. E nessuno prenderà mai le parti di un uomo.
Mmm, pensai. Mi trovavo su un pianeta dove non esistevano guerre, né città, né amore sessuale. Era un bene o un male? Non avrei saputo dirlo.
Eshtanabai mi tese una scodella. — Prendi un po’ di
Dopo un po’ domandai: — Perché avete palizzate attorno al vostro villaggio?
— Ci sono animali sulla pianura. Assassini. Seguono la mandria. E quando la mandria arriva a sud, si aggirano in cerca di prede. Cercano qualsiasi cosa si possa mangiare. Rifiuti. Bambini. La palizzata è per tenerli fuori.
—
— Inoltre, a noi piacciono le palizzate. Ci sentiamo più a nostro agio quando ci guardiamo attorno e vediamo che siamo rinchiuse.
La cosa aveva un significato logico per me. Ero cresciuta su un’isola. Il vasto oceano non mi disturbava, ma non mi ero mai sentita del tutto felice nella pianura centrale americana. Ce n’era troppa. Non mi sentivo a mio agio ritta su un pezzo di terra che si estendeva, apparentemente, senza fine.
Chiacchierammo di altre cose. Mi mantenni più o meno sobria. Eshtanabai era chiaramente confusa. Aveva forse un problema con le sostanze inebrianti? In questo caso, perché? La tensione di fare la mediatrice? Oppure c’era qualche altro problema, psicologico o fisico, del quale non sapevo nulla?
Dormimmo. Mi svegliai con la luce del sole. Nia venne a farmi visita, zoppicando e appoggiandosi a un bastone.
— Sono pronta a partire — dichiarò. — Questo posto mi rende irrequieta, e la sciamana mi rivolge delle occhiatacce molto brutte.
— Riesci a camminare a stento — le dissi.
— A questo proposito so che cosa fare. Non pensare di restare qui ancora per molto tempo.
Si allontanò zoppicando. Mi diressi verso la casa accanto. C’era un’anziana donna che sapeva tutto quello che c’era da sapere sui rapporti di parentela. Così almeno mi aveva detto la mia ospite.
Nia tornò nel tardo pomeriggio. Io ero seduta fuori dalla porta, accanto all’anziana donna. Mi stava spiegando gli obblighi fra sorelle e i figli delle sorelle.
Nia si fermò e si appoggiò al suo bastone, un rozzo pezzo di legno. Aveva ancora la corteccia e vicino alla parte superiore spuntava un ramoscello. — Partiamo domani. Ho dato i miei attrezzi alla lavoratrice del rame. Lei mi ha dato in cambio due cornacurve. Possiamo cavalcare.
L’anziana donna si accigliò. — Mi stai interrompendo. Stavo per spiegare chi offre i doni a un ragazzo quando è pronto a lasciare il villaggio. Questa persona senza pelo è sorprendente. Non sa niente di niente. Ma è disposta ad ascoltare, e non interrompe.
Nia emise un suono iroso. — Me ne vado. Ma sta’ pronta, Li-sa. Voglio partire all’alba. — Se ne andò zoppicando.