La vecchia terminò la sua spiegazione. Le diedi una collana fatta di perline di legno. Il legno veniva da un’isola dell’oceano occidentale, un luogo freddo e piovoso che mi faceva pensare a Ecotopia nel Nord America. Questo… il legno, non Ecotopia… era rosso e di grana molto sottile, pieno di pieghe e volute. La superficie lucidata luccicava.
—
Torni a casa di Eshtanabai. La mia ospite era fuori; ritenni che stesse lavorando nel suo orto. Mi sedetti. A suo tempo tornò.
— State per partire.
Feci il cenno dell’assenso.
— Bene.
— Che cosa?
— La sciamana è furiosa. Se restate, ci sarà un litigio, molto brutto. Non c’è niente di peggio di una sciamana adirata.
— Immagino che tu abbia ragione. — Riflettei un momento. — Che cosa è successo alla vecchia sciamana? Quella avida? Doveva essere furiosa quando avete trovato qualcuno per sostituirla.
— Era furiosa. Ma non aveva potere. Gli spiriti avevano cessato di ascoltarla. Se ne è andata via sulla pianura. Con ogni probabilità è morta. O ha trovato un altro villaggio. — Eshtanabai sembrava totalmente disinteressata.
Erano gente fredda. Era forse perché non amavano come noi? Poi mi ricordai di Hakht e di Nia. Nessuna delle due era fredda.
— Questa sera mangeremo bene — disse Eshtanabai. — Pesce del fiume e un uccello grasso. Domani vi darò del cibo per il viaggio.
— Grazie.
Mangiammo bene. Il pesce era farcito di verdure e arrostito. L’uccello era cotto in umido. Bevemmo un sacco di
Che cosa stava succedendo? Mi guardai attorno. Nia era appoggiata contro la parete di una casa. Teneva le braccia conserte e la fronte aggrottata.
— Che cos’è? — domandai.
— Non so dirti le parole, ma so che cosa significano. Lei si sta vantando. Sta dicendo: "Io sono saggia. Sono prudente. Posso appianare ogni lite". Dice loro: "Io sono generosa. Voi avete mangiato il mio cibo. Io ho trovato un modo per liberarci da queste strane persone che ci hanno messe tutte a disagio. Vedrete tutto il bene che faccio per voi". È questo che sta dicendo.
Era un discorso politico. Osservai con interesse. Comparvero altre torce. Adesso danzavano tutte all’infuori di me e di Nia. I bambini si arrampicavano in cima alle case, saltavano fra il fogliame e gridavano. Eshtanabai proseguiva nella sua cantilena.
Dopo un po’ Nia disse: — Il Popolo del Rame è sempre lo stesso. Fa sempre troppo baccano. Me ne vado a dormire. — Se ne andò zoppicando.
La festa finì all’incirca un’ora più tardi. Non era rimasto più niente da bere né da mangiare. Eshtanabai aveva detto tutto quello che aveva da dire. Andammo tutti a dormire. All’alba arrivò Nia e mi svegliò scrollandomi. Io brontolai e mi girai dall’altra parte.
— Muoviti — mi sollecitò Nia.
Andai incespicando fino alla latrina. Quando tornai, Eshtanabai si era alzata. Raccolsi le mie cose e lei mi diede un sacco pieno di cibo.
— Addio, senzapelo.
Risposi con il gesto del congedo, seguito dal gesto della gratitudine.
Nia disse: — Andiamo.
La seguii fuori. In quel momento l’aria era fresca, ma somigliava alle mattine d’estate nel Minnesota o nel Wisconsin. La giornata sarebbe stata molto calda. Nia mi guidò attraverso il villaggio. Non aveva il bastone, e faceva fatica a camminare. Alla fine l’aiutai io. Arrivammo al cancello. Lei l’aprì e uscimmo. In lontananza, verso est, il sole stava sorgendo, nascosto dal villaggio. La sua luce illuminava il cielo. C’erano due animali legati presso il cancello: quadrupedi, ed erbivori, ne ero quasi certa. Avevano zampe lunghe e un ampio torace, e la coda era simile a quella dei cervi. Le loro corna erano sottili e ricurve come quelle delle antilopi. Uno degli animali mosse di scatto la testa e sbuffò; l’altro batté una zampa.
— Questi sono cornacurve — mi spiegò Nia. — Sono in condizioni abbastanza buone, sebbene uno stia invecchiando. Non sono in grado di dire granché delle selle. Dovrebbero durare finché non arriveremo ovunque stiamo andando.
Slegò uno degli animali e montò in sella. Io esitai, poi slegai l’altro animale. Questo si mosse.
— Aspetta un minuto — dissi. Misi un piede nella staffa, mi aggrappai alla sella e mi tirai su. L’animale si mosse di nuovo, facendo un passo e agitando la testa. In qualche modo riuscii a issarmi in sella, ma lasciai cadere il sacco del cibo.