— Natura rossa nei denti e negli artigli — proseguì. — È un verso di Tennyson. Ha detto anche che noi saliamo sui gradini del nostro io morto verso cose più elevate. — Mi rivolse un ampio sorriso. — Un tempo ero affascinato dalla storia dell’Ovest, soprattutto dalla storia delle società industriali. Questo accadeva quando ho lasciato per la prima volta la mia gente. Pensavo: c’è un segreto qui, in Marx e in Tennyson e nelle grandi macchine. In seguito giunsi alla conclusione che aveva ragione la mia gente. È meglio essere vicini alla balena grigia e alla pianta del peyote. Ma a quel punto ero ormai abituato a sentirmi a mio agio. Che cosa facciamo adesso, Lixia?
— Viaggiamo verso ovest. Ci sono popolazioni sulla pianura. Nomadi. Nia sostiene che può trovarceli. Intendo fare tutto il lavoro di raccolta diretta di dati che mi sarà possibile. Voglio il mio nome dappertutto nel rapporto preliminare.
Lui sorrise. — C’è questa ambizione nella piccola Lixia?
— So quello che sono. Una ricercatrice di dati di prim’ordine. Ma non sono mai stata brava nelle stronzate accademiche. L’analisi. I giochetti teorici. Se mai dovrò arrivare da qualche parte, sarà sulla base di quello che faccio qui sul campo.
— Può darsi. Non c’è alcun dubbio sulla tua abilità nel raccogliere dati. Sei in grado di imparare una lingua più in fretta di chiunque altro che io conosca.
— Salvo Gregory.
Derek fece il gesto con cui riconosceva che potevo aver ragione. — Ma senti come parli. Tu dici "stronzate accademiche" e "giochetti teorici". Ciò lascia intendere un pregiudizio. Il rifiuto di teorizzare è, di per sé, una posizione teoretica, amor mio. Purtroppo per te, non è una posizione popolare. Dove saremmo senza i nostri sistemi, le nostre gerarchie di informazioni, le nostre analisi? I nostri punti di vista e la nostra etica?
Si alzò in piedi e si stiracchiò. — Quei vostri animali non sembrano affatto più veloci dei cavalli. Posso tenere il vostro passo. — Scagliò con un calcio un po’ di terriccio sul fuoco, poi raccolse le sue cose: lo zaino e la canna da pesca, avvolta in un rotolo, un arco e mezza dozzina di frecce.
— Hai fabbricato tu l’arco?
— Naturalmente. — Si guardò i piedi. — Non posso correre in questo modo. — Si tolse gli stivali e i calzini. — Ecco. — Li consegnò a me.
Nia disse: — Se intendi viaggiare senza scarpe, resta sulla pista o, se la lasci, stai attento a dove metti i piedi. Ci sono piante che pungono sulla pianura. Non mettere i piedi su niente che abbia un aspetto insolito.
— Sempre dei buoni consigli — replicò Derek. Fece il gesto della gratitudine.
Sellammo gli animali. Io legai al mio le mie cose e quelle di Derek, poi Nia e io montammo in sella. Attraversammo il fiume sollevando spruzzi d’acqua. Sull’altra sponda trovammo una pista che serpeggiava fra l’erba enorme e ben presto ci ritrovammo sulla pianura. Si estendeva senza interruzione verso ovest, nord e sud.
In un primo tempo Derek cercò di camminare al nostro fianco, ma la pista era troppo stretta, così ci precedette, muovendosi a grandi passi. Aveva i capelli sciolti che sbattevano al vento, così come l’estremità della sua camicia. Si muoveva in modo agile e sicuro e appariva felice e rilassato.
— Quell’uomo è strano — osservò Nia. Mi rivolse un’occhiata. Io feci il gesto dell’approvazione.
— È così che sono i vostri uomini?
— No. Lui è un tipo speciale. Mette a disagio quasi tutti noi.
— Mmm!
Il terreno mutò. Adesso era ondulato. Spesso, in lontananza, vedevo fitte macchie di quell’erba enorme: alta e di un verde brillante, simile a un boschetto di alberi. Nel pomeriggio inoltrato ci accampammo in un avvallamento. Derek e Nia andarono a raccogliere sterco mentre io mi occupavo degli animali. Erano irrequieti; dovevano aver sete, decisi. Quando Nia tornò, le chiesi: — Perché non andiamo in uno di quei boschetti? Mi hai detto che crescono nelle vicinanze dell’acqua.
— C’è un animale. L’assassino-delle-pianure. Se ne sta in agguato vicino all’acqua. I cornacurve vengono ad abbeverarsi e quello gli balza addosso.
— Oh. — Riflettei un momento. — È per questo motivo che eri inquieta quando siamo arrivate al fiume.
Nia fece il gesto dell’assenso. — Sapevo che non c’era modo di aggirare il fiume. Dovevamo attraversarlo. Ma avevo paura di quell’animale.
Dopo cena chiamai la nave. Rispose Eddie.
— Perché Derek è qui?
Eddie rise. — Ce l’ha fatta, eh? Per tre ragioni, Lixia. È un ricercatore sul campo di prim’ordine, ed era sprecato se restava da solo. — Esitò un momento. — Nia è la nostra informatrice più singolare. Desideravamo una seconda valutazione di lei e delle sue informazioni. Questa è la ragione numero due. Infine, tu non chiami abbastanza spesso. Derek è lì per tenere d’occhio te e Nia.
— Oh, sì?
— Aha. Parlando dei nostri compagni dell’Asia Orientale, ci sono parecchi manifesti appesi lungo il Muro della Democrazia.