Il dietista più anziano si alzò e lodò De per il suo nuovo atteggiamento costruttivo e aperto alla collaborazione. La riunione si concluse e io andai in cerca di qualcosa di forte da bere.
Mai, pensai. Non mi sarei mai sottoposta a una critica di gruppo. Non ero sicura di quello che avrei fatto se il comitato l’avesse preteso. Non potevo andarmene, né loro potevano licenziarmi. Non a quella distanza dalla Terra. Più probabilmente, se si fosse arrivati a una crisi, mi avrebbero esonerata dal mio incarico e rinviata a un comitato incaricato della manutenzione non meccanica. Avrei riparato pareti o sostituito piastrelle rotte fino al momento di lasciare questo sistema.
Una volta ancora correvo troppo col pensiero. Falla finita! mi dissi, e feci ritorno all’accampamento. Derek era seduto accanto al fuoco, le ginocchia sollevate, le braccia allacciate attorno alle ginocchia.
— Ebbene?
Mi lanciò un’occhiata e sorrise. — L’oracolo si è offerto di parlare con Eddie e di spiegargli che non è sbagliato uccidere per legittima difesa. Sembra pensare che Eddie sia una specie di idiota. E Nia ha detto che c’è un fiume che scorre fra il territorio del Popolo dell’Ambra e il suo terriorio, la terra del Popolo del Ferro. C’è un punto in cui il fiume si allarga in un lago lungo e stretto. Il lago è profondo e non ci sono isole. Potrebbe essere un posto sicuro per atterrare.
— A che distanza da qui?
— Non lo sa con assoluta certezza. Nove o dieci giorni, pensa.
— Andiamo laggiù? — chiesi.
Derek fece il gesto dell’affermazione. — La cosa farà felice Eddie, ed è lungo il percorso per raggiungere il popolo di Nia.
La luce del sole mi svegliò, penetrando obliqua nel boschetto. Un grigio filo di fumo saliva a spirale attraverso il raggio di sole, muovendosi lentamente. L’oracolo era accoccolato accanto al fuoco e stava spellando un pesce.
— Hai rimesso a posto le trappole — dissi.
— Sì, e siamo stati fortunati. Questo è un pesce verde. È delizioso, specialmente cotto al forno. Va’ a eseguire la tua cerimonia mattutina.
Gli ubbidii e feci un po’ di yoga sulla riva del lago. Ero ancora molto rigida ma, per quanto ero in grado di giudicare, non avevo subito gravi danni. Tanto per parlare di fortuna!
Quando tornai all’accampamento, Nia si stava infilando una delle tuniche di Inahooli. Era di un azzurro spento, con ricami color arancione: un disegno a triangoli. Indossò la sua cintura, il coltello con il manico d’osso e il fodero di cuoio scuro. Dopo di che tirò l’orlo della tunica e se la lisciò sul petto. — Ah! Così va meglio! Bisogna dire qualcosa per un nuovo indumento dai vivaci colori e senza nessun cattivo odore.
Mangiammo e levammo il campo, seguendo la pista lungo il lago per poi tornare sulla pianura. C’erano nuvole a ovest e a sud. Erano alte, soffici e sottili, disposte a mucchi e a grappoli. A nord il cielo era limpido. Riuscivo a distinguere Hani Akhar.
Pensai al
Guardai la pianura attorno a me. Era, o sembrava, quasi deserta. Alcuni insetti color arancione svolazzavano sopra la pseudo-erba. Alcuni uccelli volavano alti nel cielo. In lontananza scorsi un branco di animali. Erano puntini neri che si muovevano fra la vegetazione verde e gialla. Non avevo idea di che cosa fossero.
Questa terra era troppo vasta e troppo aliena. Non potevo voltare le spalle alla mia civiltà e vivere completamente sola senza speranza né aiuto dalla mia gente.
Quella notte ci accampammo in cima a una bassa collina. Non c’era niente in vista all’infuori della pseudo-erba. Mangiammo il cibo di Inahooli. Eddie non chiamò.
— Dovremmo chiamarlo noi? — chiesi.
Derek fece il gesto che significava "no". — Non dobbiamo peggiorare la situazione. Ci troverà, più di quanto noi si voglia o si abbia bisogno.
Feci il gesto dell’approvazione.
A metà della notte incominciò a piovere. Il tuono brontolava e guizzavano i lampi. Ci raggomitolammo sotto i mantelli e i poncho e ci bagnammo.
Al mattino la pioggia era cessata. L’aria, però, rimaneva umida e la vegetazione sulla pianura era ornata di goccioline d’acqua e si piegava sullo stretto sentiero. Derek e io ci aprimmo un varco fra di essa, bagnandoci una seconda volta. I nativi, che cavalcavano dietro di noi, sembravano più comodi, ma non molto.
— Sta arrivando una persona — disse Nia.
Mi guardai attorno. La pista era una linea scura che serpeggiava fra la vegetazione. Lungo la pista si muoveva un cornacurve e in sella all’animale c’era una persona.
— Un uomo — disse Nia. — Viaggia da solo.
— No — la corresse Derek. — C’è qualcun altro, lontano sulla pianura. — Puntò il dito verso nord.