— Non è mai facile viaggiare — disse l’oracolo. — Lo so. Una delle mie sorelle è una grande viaggiatrice. È stata a nord fin dove arrivano gli uomini e ha incontrato il Popolo del Ferro nel suo territorio estivo. È stata anche a sud e ha visto l’oceano e ha ricevuto doni dalle popolazioni che vivono laggiù: il Popolo della Spina di Pesce e il Popolo del Color Verde Scuro. Mia madre mi ha parlato delle sue avventure. Hola! Che storia! — Si mordicchiò un’unghia. — Che cosa si aspetta il vostro amico?
— Una buona domanda. Non ne sono del tutto certa.
Durante i tre giorni che seguirono viaggiammo il più velocemente possibile. Non accadde niente di speciale. Il cielo era quasi sempre limpido e la regione dolcemente ondulata. Vedemmo animali in lonananza: branchi di bipedi che brucavano e una volta un animale solitario che Nia ci disse essere l’assassino-delle-pianure.
— Un maschio. Vedi com’è grosso e come cammina dinoccolato?
— Nia, quella cosa è solo un puntino nero per me. Pensavo che potesse trattarsi di una persona.
— Ma che occhi hai! È certamente un assassino e un maschio. Una femmina viaggerebbe con i suoi piccoli. I piccoli sarebbero affamati ed essa sarebbe pericolosa. Ma un maschio non rappresenta un grosso problema.
— Sei tu che lo dici! — saltò su l’oracolo. — So io come stanno le cose.
— Ma tu eri da solo e non avevi un fuoco acceso.
Questo avveniva a metà del terzo giorno. A quel punto stavamo diventando tutti nervosi e ci guardavamo attorno e alle spalle.
Ci fermammo presto in cima a un’altura che era più elevata delle altre collinette. Derek scrutò l’orizzonte verso est. — Niente — disse. — Non li vedo. Faremo comunque dei turni di guardia. E non credo di voler correre il rischio di accendere un fuoco.
— Dobbiamo — ribatté Nia. — Ci sono cose peggiori degli uomini. Non voglio stare sdraiata nell’oscurità ad aspettare un assassino-delle-pianure.
— D’accordo — disse Derek.
Accendemmo un fuoco e ci raggomitolammo attorno. Derek fece il primo turno di guardia. Io rimasi seduta a preoccuparmi. Infine, quando non riuscii più a sopportare l’ansia, chiamai Eddie.
— Qualche segno dei tre fratelli? — s’informò.
— No. E non voglio pensarci. Come vanno le cose sulla nave?
— Non troppo bene. Meiling è passata all’opposizione.
— Che cosa?
— Ha presentato un rapporto contro il non intervento. I nativi non sono degli stupidi, secondo lei. Hanno occhi per vedere e menti per pensare. Sanno che lei è qualcosa di assolutamente differente, qualcosa di totalmente estraneo alla loro esperienza e all’esperienza dei loro antenati. Nelle storie sulla creazione non si parla di gente senza pelo.
"La conoscenza, di per sé, è un intervento. La nostra presenza cambia il modo di vedere il mondo per i nativi. Secondo lei, non c’è modo di studiare queste persone senza provocare dei cambiamenti."
— Il Principio di Casualità di Heisenberg — dissi.
— Così mi dicono. Non sono un esperto di storia della scienza. E non credo che sia possibile applicare le leggi della fisica al comportamento degli individui. Questo somiglia al Socialismo Darwiniano. Una teoria stupida e pericolosa.
"Meiling sostiene che la politica del non intervento provoca una cosa sola. Rende difficile la vita agli operatori sul campo. Non possono scambiare informazioni con i nativi e non possono offrire aiuto. Semplice assistenza medica, per esempio."
— Io l’ho fatto — dissi. — Quando Nia è rimasta ferita.
— Lo so. Ma si trattava di una persona soltanto, e tu e Nia eravate da sole. Non è stato come se ti fossi proposta come dottore del villaggio. È questo che vuole Meiling. Ha una preparazione medica e ha lavorato in Tibet. Le abbiamo detto di no ed è ancora adirata.
Pensai a Meiling: esile e dai sentimenti profondi, una persona che faceva fatica a essere obiettiva. L’inazione non era cosa per lei. Non nutriva alcun interesse per le idee di Lao Zi o del Buddha. Veniva dalla seconda grande tradizione della Cina, quella di Mao Zi, di Men Zi e del Maestro Kong. La tradizione della responsabilità sociale.
— Lei ha un argomento valido — continuò Eddie. — Lo so che il non intervento rende più difficile ogni cosa. E forse è una farsa. Forse non c’è modo di evitare di cambiare questo pianeta. Ma la politica ci costringe a muoverci lentamente. Se l’abbandoniamo o incominciamo anche solo a modificarla, sarà solo una questione di tempo, e non molto, prima che il pianeta assomigli all’America del Diciannovesimo Secolo. I nativi saranno sommersi da esploratori, prospettori e missionari marxisti.
— Eddie, ti preoccupi anche più di me.
— Non ho intenzione di dire "aspettiamo e vediamo". Intendo fare tutto il possibile per assicurarmi che le mie previsioni non si avverino.
— Buonanotte, Eddie.
Meditai per un po’ di tempo, guardando il fuoco. Poi mi appisolai, seduta nella posizione del semiloto. Finalmente Derek mi scosse.
— È il tuo turno. Non ho visto nessuno.