— Inahooli sarà ricordata come la guardiana che ha fallito — aggiunse Inzara. — Il suo fantasma sarà furioso. Non è mai stato facile andare d’accordo con lei. Ora, chissà che cosa farà? Si dovranno tenere cerimonie di prevenzione e cerimonie di purificazione. — Inzara s’interruppe.
Fu Ara a continuare. — E cerimonie per allontanare la collera di Inahooli e della nostra antenata, la Cordaia. È una brutta situazione. Vogliamo sapere come è successo.
— D’accordo — disse Nia. — Ve lo racconteremo. Quell’altro, quello sull’altra riva del fiume, vuole ascoltare?
— Sì. — Inzara agitò la mano e gridò.
Il terzo fratello arrivò qualche minuto dopo, emergendo dal boschetto in piena luce del sole. Conduceva due cornacurve con le selle vuote. Guadarono il fiume, schizzando acqua fra le secche. Quando raggiunsero la nostra sponda, l’uomo tirò le redini del proprio animale. — Ebbene? — La sua voce era profonda come quella di Inzara, ma molto più aspra.
— Lega gli animali — gli disse Inzara.
Nia guardò me e l’oracolo. — Smontate, tutti e due.
Smontammo. Nia afferrò le nostre redini e condusse i nostri animali nel boschetto più vicino. Il terzo fratello la seguì.
Tornarono indietro insieme, ma camminando a una certa distanza l’uno dall’altra. Avevano entrambi un’aria circospetta. Nia era un donnone, ma l’uomo la faceva sembrare piccola. Era enorme come i fratelli. Indossava un gonnellino di un tessuto verde scuro e una cintura gialla. La fibbia era d’argento. Gli stivali erano di cuoio verde. Sull’ampio torace portava una collana. Era aggrovigliata nel pelo lungo e arruffato e quasi completamente nascosta. Distinsi delle perline d’argento, lunghe e sottili, alternate a perline d’ambra rotonde, gialle come burro.
Inzara lo indicò con un cenno della mano. — Questo, come vi ho detto prima, è mio fratello Tzoon.
L’uomo ci guardò, poi grugnì. — Unh!
— Chi siete? — domandò Ara. Era rimasto sulla pista, a nord di dove ci trovavamo noi. Inzara se ne stava un po’ più a sud, vicino alla riva del fiume. Il terzo fratello era a est, ai margini del boschetto. Eravamo circondati, in trappola.
Nia si grattò il naso. — Volete prima rispondere a una domanda per me? Poi vi dirò chi siamo.
Inzara fece il gesto dell’assenso.
— Perché viaggiate insieme?
— Non siamo uomini comuni — rispose Inzara. — Siamo nati insieme, tutti e tre da un solo parto.
—
Nia disse: — Uh!
— Nessuno nel nostro villaggio aveva mai visto una cosa del genere. Due bambini in una sola volta, sì. Questo è successo, anche se non spesso. Di norma i bambini sono piccoli e deboli. Muoiono. Ma tre… una cosa senza precedenti. Ed eravamo tutti grandi e sani. La gente disse che nostra madre doveva aver incontrato l’Imbroglione sulla pianura. Era destino che fossimo sfortunati. Nessuna donna poteva allattare tre figli. Uno di noi, almeno, sarebbe dovuto morire.
Ara continuò il racconto: — Nostra madre disse che eravamo tutti dei bellissimi bambini. Non poteva decidere quale di noi dovesse essere portato fuori sulla pianura e lasciato là come cibo per gli animali che si nutrono di carogne. Voleva tenerci tutti. Nostra madre non ha mai amato nessun genere di spreco.
Il terzo fratello, Tzoon, fece il gesto dell’approvazione.
Ara proseguì: — Nostra madre portò doni alla sciamana: una lunga corda di eccellente qualità e una pezza di stoffa ricoperta di ricami.
— E una pentola fatta dal Popolo del Ferro — aggiunse Inzara. — Non è mai stata una che tenesse nascoste le cose dentro la tenda. Conosceva l’importanza di donare.
Ara fece il gesto dell’approvazione. — Domandò alla sciamana di eseguire la cerimonia dell’interpretazione. Questa richiese tre giorni. Nostra madre ci allattò come meglio poté. Il secondo giorno della cerimonia, quando la sciamana era in un profondo stato di trance, nostra zia Iatzi perse il suo bambino.
— Era sempre stato malaticcio — aggiunse Inzara.
Una volta ancora Ara fece il gesto dell’approvazione. — Era il suo primo figlio. Ora la sua tenda era vuota e lei aveva latte in abbondanza. Si offrì di aiutare nostra madre.
Inzara riprese il racconto: — Quando la sciamana si destò, riferì alle abitanti del villaggio di essere salita in cielo e di aver incontrato la Cordaia, la Madre delle Madri e il Signore delle Mandrie. Le avevano detto: "Questi bambini appartengono a noi e provvederemo a loro come riterremo opportuno. Se è nostra intenzione che vivano, vivranno. Se decideremo che è il momento che muoiano, insieme o ciascuno separatamente, vedrete il risultato. Non immischiatevi e non abbiate la pretesa di capire le nostre intenzioni". Così terminò la sua visione.