— Racconterò io questa parte — intervenne l’oracolo. — Abbiamo parlato e parlato, cercando di convincerla che non avevamo fatto niente alla sua torre. Io capisco queste cose. Sono un oracolo e la persona più sacra fra il Popolo del Rame della Pianura.
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— Gli oracoli non viaggiano — ribatté Ara. — Perché ti trovi qui?
— Il mio spirito mi ha ordinato di andare con queste persone. In un modo o nell’altro sono importanti.
Ara guardò me e Derek. Fece il gesto del dubbio e poi il gesto dell’approvazione. Insieme significavano "se lo dici tu".
L’oracolo continuò: — Alla fine Inahooli ha deciso che la causa di tutti i guai era la vostra sciamana. Aveva gettato un incantesimo su Inahooli e le aveva fatto credere che la torre fosse rovinata.
Tzoon grugnì. — Non mi è mai piaciuta la sciamana. Mi ricordo com’era da ragazza. Parlava sempre. Sapeva sempre tutto lei.
Inzara aggrottò la fronte. — Perché mai la sciamana dovrebbe fare una cosa del genere?
— Inahooli ha detto che la sciamana apparteneva al Clan dell’Uccello Terrestre e che sono rivali del vostro clan.
Io aggiunsi: — Ci ha detto che c’entrava in qualche modo la grande luna.
Inzara mi guardò, aggrottando la fronte. — La luna? E come?
— Stava traboccando in quel momento.
— Lo sappiamo — disse Ara. — L’abbiamo vista, ma quella non ha niente a che fare con la costruzione e la distruzione delle torri. Significa che ci sarà scarsità di cibo durante l’inverno.
— Così dicono le donne anziane — aggiunse Tzoon.
Inzara fece il gesto del dissenso. — Inahooli non diceva la verità. La luna non aveva niente a che fare con quanto stava succedendo, e la nostra sciamana è la figlia della vecchia sciamana. Una figlia autentica, nata dal corpo della vecchia. È sempre appartenuta al Clan della Prima Maga.
Ara disse: — La madre della vecchia sciamana era nata nel Clan dell’Uccello Terrestre. Fu adottata dalla sciamana di quel tempo, che aveva solo figli maschi. Alcuni dicevano che quella, la madre della vecchia sciamana, favoriva il Clan dell’Uccello Terrestre più di quanto avrebbe dovuto. Ma è stato tre generazioni fa.
— Bene, allora — disse l’oracolo. — Inahooli stava mentendo. Noi le abbiamo creduto e l’abbiamo lasciata andare, ma lei è tornata durante la notte e ci ha aggrediti. Secondo me era impazzita. Ha lottato senza preoccuparsi di quel che accadeva e per poco non ha vinto lei. Ma uno di noi è riuscito a pugnalarla prima che ci uccidesse tutti. È quello che stava cercando di fare.
— Questa è l’intera storia — concluse Nia.
Ci fu un momento di silenzio. I tre fratelli erano accigliati.
— Ebbene? — disse infine Tzoon. — Stanno dicendo la verità?
Inzara fece il gesto dell’affermazione. — Sembra tipico di Inahooli. Nel suo intimo, è sempre stata convinta che le cose sarebbero andate per il verso sbagliato per lei. Se la cercava la sfortuna. Quando è arrivata quella — indicò Nia con un cenno della mano — deve aver pensato: ci siamo. La cosa che aspetto da sempre. La cosa che mi farà fallire.
— Di che cosa stai parlando? — domandai.
— Ho sete — ribatté Inzara. — Beviamo dal fiume e poi sediamoci. Vi parlerò di Inahooli.
— D’accordo — fece Nia.
I tre fratelli bevvero, inginocchiati l’uno accanto all’altro sulla riva del fiume. Mentre uno beveva, gli altri due facevano la guardia, lanciando occhiate verso di noi, il boschetto di erba enorme e l’altra sponda del fiume. Tzoon fu l’ultimo a bere. Si alzò e si asciugò la bocca con la mano. — Uuh!
Inzara si allontanò dalla riva. Si sedette con la schiena appoggiata a un fusto di erba enorme, distese le gambe e si massaggiò una coscia. — È stato un viaggio faticoso dal lago fino a qui. Abbiamo dovuto seppellire di nuovo Inahooli e farlo nel modo appropriato, con canti e doni di addio. Tutto ciò ha richiesto del tempo.
Ara si sedette ai margini del boschetto, non lontano da Inzara. Ripiegò le gambe nella posizione del semiloto. — Non abbiamo potuto eseguire l’intera cerimonia. Per quello è necessaria una sciamana. Ma abbiamo eseguito le parti che siamo riusciti a ricordare dai tempi della nostra infanzia al villaggio.
— Racconta la storia — disse il terzo fratello. Era rimasto in piedi sulla riva del fiume. Quanto poteva essere alto? Oltre due metri. Alla luce del sole la sua pelliccia era di un bruno scuro invece che nera, con sfumaure rossastre. Teneva gli occhi parzialmente chiusi. Le pupille si erano ristrette a formare due fessure e l’iride era di un giallo chiaro.
Inzara indicò il terreno e noi quattro ci sedemmo. Di fronte avevamo Inzara e Ara. Tzoon stava alle nostre spalle. Non c’era modo di tenere d’occhio lui e i suoi fratelli nello stesso tempo. Se le cose si fossero messe male, se i fratelli si fossero adirati, li avremmo avuti addosso prima di poterci alzare e girare.
— Inahooli era la primogenita — spiegò Inzara. — La figlia maggiore. Sarebbe stata la più importante. Ma poi siamo arrivati noi, e noi eravamo magici.
— Ah — commentò Nia.