— Non abbiamo perso niente — disse Ara. — In estate, su a nord, non è veramente importante che genere di territorio abbia un uomo. Alcune zone sono più confortevoli di altre. Quest’estate, per esempio, avevo un tratto di fiume ricco di pesci e un affioramento roccioso dove crescevano rampicanti di bacche. Un buon territorio! Mi piaceva. In particolare mi piacevano le bacche. Erano grosse come l’estremità del mio pollice e succose. Ma non è stato troppo difficile partire e lasciare tutto a quel vecchio stupido di Oopai. Sapevo che si sarebbe intrufolato di nascosto nel momento stesso che me ne fossi andato.
— Non importa — disse Tzoon. — Quando la mandria raggiungerà la Terra dell’Inverno, noi saremo già là. Allora Oopai potrà solo ricordarsele le sue bacche. Staremo noi vicino al villaggio.
Ara fece il gesto dell’approvazione.
— In ogni caso — disse Inzara — ci siamo diretti verso il Lago degli Insetti e delle Pietre. Abbiamo trovato nostra sorella e siamo venuti a cercarvi.
Ara ripeté il gesto dell’approvazione. Per qualche istante regnò il silenzio. E adesso? Che cosa intendevano fare? Lanciai un’occhiata ai due fratelli di fronte a me. Le loro facce, scure e pelose, non mi dicevano nulla. Mi girai per guardare Tzoon. Lui si accigliò e si grattò la fronte, larga e bassa, e coperta di pelo. Le sopracciglia erano sporgenti, gli occhi infossati, il naso piatto e gli zigomi ampi. Un uomo di Neandertal quasi perfetto. Avevo visto creature come lui in diorami nei musei. No. Mi sbagliavo. La sua mascella non era forte come le mascelle di quelle creature nei musei, e la fronte, pur essendo bassa, non era arretrata. Dall’aspetto, doveva avere molto sviluppato il cervello anteriore, qualunque cosa potesse significare nella sua specie.
Tzoon grugnì e fece il gesto che significava "così sia". Poi ci passò accanto, allontanandosi dal fiume.
Ara si alzò in piedi e si stiracchiò. Un attimo dopo fu Inzara ad alzarsi.
Anche noi quattro ci alzammo in piedi.
— E adesso? — domandò Derek.
— Abbiamo avuto la spiegazione che volevamo — disse Inzara. — Non ci disturba trovarci vicini l’uno all’altro, ma voi ci mettete a disagio. Ce ne andiamo. A est di qui, abbiamo visto delle tracce. Un branco di
— Bene — disse Tzoon.
— Mangeremo e poi ci dirigeremo a sud e aspetteremo nella Terra dell’Inverno che arrivi la mandria — concluse Ara.
Presero i loro animali e li condussero sulla pista, montarono in sella e vi si sistemarono. Come Nia, sedevano pesantemente, comodi e rilassati. Raccolsero le redini, voltarono i loro animali e si allontanarono. Dapprima cavalcarono vicini, ma dopo un po’ Tzoon si allontanò dalla pista, addentrandosi fra la vegetazione. Lo persi di vista. Qualche istante dopo anche Ara diresse il suo animale fra la vegetazione e, come il fratello, sparì alla vista. Inzara proseguì da solo. La pista faceva una curva. Inzara girò dietro la curva e sparì a sua volta.
Derek emise un sospiro. — Sia ringraziata la Santa Unità o la ruota della fortuna o quale che sia il responsabile. Detesto ammetterlo, ma quei tre mi terrorizzavano.
— Perché? — chiese l’oracolo. — Non erano pazzi. Solo i pazzi si battono quando non c’è niente da vincere, nessun territorio e nessuna donna.
Nia fece il gesto dell’assenso. — Sono uomini grandi e grossi. Quelli come loro impazziscono raramente. Sono consapevoli della propria forza. Hanno il meglio di tutto e sanno di potersi tener stretto ciò che possiedono. Sono i giovani fra le colline che impazziscono per la frustrazione. O i vecchi che hanno perso il proprio territorio.
— Dimenticavo — fece una voce.
Sobbalzai, e lo stesso fecero tutti gli altri. Ci voltammo, tutti e quattro.
Un cornacurve uscì dal boschetto. Il cavaliere era vestito di azzurro. Ara. Il fratello curioso. Tirò le redini del suo animale e ci guardò dall’alto.
— Sì? — disse Derek. — Che cosa c’è?
— Voi due. Quelli senza pelo. Che cosa siete?
— Persone — dissi io. — Veniamo da molto lontano. Nella nostra terra tutte le persone sono più o meno come noi.
— Senza pelo?
— Solo sulla testa. E ce n’è qualche chiazza in altre parti.
— Dove?
— Sotto le braccia e fra le gambe — risposi.
—
— Indossiamo più indumenti di voi — dissi. — In estate ci togliamo quasi tutto, e stiamo probabilmente più comodi di voi.
Nia fece il gesto del dissenso. — In estate non avete nessuna protezione contro gli insetti che pungono o mordono.
Riflettei un momento. — Abbiamo unguenti con odori che non piacciono agli insetti. Ce li spalmiamo addosso e gli insetti se ne stanno lontani.
— Sembra un pasticcio — mi disse Ara. — La pelliccia sarebbe stata migliore. E anche più bella. Qualunque spirito vi abbia fatti, non rifletteva su quello che stava facendo.
— Capita spesso — intervenne l’oracolo. — Gli spiriti sono molto potenti, ma non sempre sono intelligenti.