Читаем Un milione di domani полностью

— Grazie, Hy. — Soffocando la curiosità, Carewe si accomodò e studiò il suo principale. Barenboim era un uomo di dimensioni medie, con la fronte piatta e un po’ obliqua, arcate sopraccigliari marcate e un grosso naso rivolto all’insù. In contrasto con l’aspetto quasi scimmiesco della parte superiore del viso, bocca e mento erano piccoli, delicati. Le sue mani bianche, che adesso stavano rimettendo a posto documenti e schede perforate, erano glabre e leggermente paffute. Contrariamente a molti freddi della sua età, ci teneva a essere sempre in anticipo di qualche mese rispetto alla moda. “Sembra sui quarant’anni” pensò Carewe, “e invece ha più di due secoli. Ha tutti i diritti di chiamarmi figliolo. Rispetto a lui, io non sono ancora entrato nell’adolescenza.” Si toccò di nuovo la barba, e gli occhi di Barenboim danzarono nelle orbite. Carewe capì che il suo gesto automatico era stato notato e interpretato alla luce di un patrimonio di duecento anni d’esperienza. Capì anche che, muovendo gli occhi in modo tanto evidente, Barenboim gli stava dicendo che sapeva quello che lui stava pensando, e voleva fargli sapere che lo sapeva… Nel suo cervello, il senso di oppressione aumentò. Si agitò, irrequieto, si girò a guardare la parete. L’aria grigia stava ancora digerendo la tempesta di neve. Restò a fissare quella battaglia epica finché la porta che dava sull’ufficio adiacente annunciò che stava entrando il vicepresidente Pleeth.

Nei sei mesi da che lavorava alla Farma, Carewe aveva visto Manny Pleeth solo poche volte, e di solito da lontano. Era un freddo sulla sessantina che, a giudicare dall’aspetto giovanile, si era fatto disattivare attorno ai vent’anni. La sua faccia, come quella di tutti i freddi, era glabra; anzi, sembrava che fosse stata lisciata con la pietra pomice per eliminare anche la minima traccia di peli. La carnagione era rosa uniforme dall’attaccatura dei capelli alla gola, ed era striata di rosa anche la cornea dei suoi occhi azzurri. A Carewe vennero in mente certi personaggi dei fumetti che aveva visto nei programmi di storia della letteratura: un disegnatore avrebbe riprodotto il naso di Pleeth con una semplice curva a uncino, la bocca quasi priva di labbra con una linea curvata all’insù, a rappresentare l’espressione divertita che copriva i pensieri sconosciuti, inimmaginabili, che si nascondevano dietro la fronte liscia come plastica.

Pleeth indossava una tunica color ambra sopra la calzamaglia. L’unico ornamento era un ciondolo d’oro cesellato, a forma di sigaro, che portava al collo. Annuì in direzione di Carewe, muovendo la bocca in maniera quasi impercettibile, e prese posto a fianco di Barenboim. Rimase seduto in aria, apparentemente sospeso nel vuoto. In realtà, a sorreggerlo era la sedia magnetica Regina Vitt incorporata nella calzamaglia.

— Eccoci qui — disse immediatamente Barenboim, spingendo da parte i documenti e fissando Carewe con sguardo solenne, amichevole. — Da quanto tempo sei con la Farma, Willy?

— Sei mesi.

— Sei mesi… E ti sorprenderebbe sapere che in questo periodo Manny e io ti abbiamo sempre tenuto d’occhio?

— Ah… So che seguite molto da vicino il lavoro di tutti.

— Vero, ma nel tuo caso abbiamo usato attenzioni particolari. C’è stato un interesse personale, Willy, perché tu ci piaci. E il motivo per cui ci piaci è che tu possiedi una qualità molto rara, il buonsenso.

Carewe osservò i due uomini, in cerca di un indizio; ma la faccia di Barenboim era, come sempre, imperscrutabile, e Pleeth si dondolava dolcemente sulla sedia invisibile, gli occhi sbarrati, la bocca piegata in un leggero sorriso per i suoi trionfi segreti.

— Sì — riprese Barenboim. — Buonsenso, testa, senso pratico. Chiamalo un po’ come vuoi, ad ogni modo è una qualità indispensabile perché gli affari vadano bene. Ti farò una confessione, Willy. A volte mi si presentano ragazzi intelligenti che cercano lavoro, e io li respingo perché sono troppo intelligenti, sanno troppe cose, non c’è niente che li lasci perplessi. Sono come computer che facciano milioni di calcoli al secondo, e alla fine mandino una bolletta della luce da mille dollari a un bambino appena nato. E chiara l’idea?

— Ho conosciuto anch’io gente del genere. — Carewe sorrise, docile.

— E io ne ho vista fin troppa. Ma tu non sei come loro. per questo che ti ho fatto fare carriera così in fretta, Willy. Sei qui da sei mesi e hai già in mano la supervisione dei costi di tutto il reparto biopoiesi. una carriera molto veloce. Altra gente è con me da quattro, cinque anni, ed è ancora ai primi passi.

— Ti sono riconoscente di tutto quello che hai fatto per me, Hy. — La curiosità di Carewe continuava a crescere. Sapeva di essere un contabile discreto. Era possibile che qualche folle interazione di personalità si fosse messa in moto a suo favore, così da catapultarlo ai massimi livelli dirigenziali con anni d’anticipo?

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