Ancora mancano molti mesi, eppure già ne ho paura. Non per i possibili pericoli — dovesse capitare qualcosa alla nave, io non me ne accorgerei neppure. Ma perché la partenza significherà rompere un altro degli anelli che ci legano alla Terra, e che mi legano a te, mia carissima.
13. Task Force
«Al presidente questo non piacerà» disse il sindaco Waldron con una certa soddisfazione. «Lui aveva deciso per l’Isola Settentrionale.»
«Lo so» fece il vicecomandante Malina. «E ci spiace molto doverlo contrariare, perché ci è stato di grande aiuto. Ma l’Isola Settentrionale è tutta roccia, e tutti i tratti di costa adatti sono molto popolati. C’è però una baia deserta con una comoda spiaggia sabbiosa a solo nove chilometri da Tarna… quella andrebbe benissimo.»
«Troppo bello per essere vero. E
«Perché è lì che aveva sede il Progetto Mangrovia. Tutti gli alberi sono morti, e ancora non sappiamo come mai. Nessuno se l’è ancora sentita di fare un po’ di pulizia. La vista è brutta, ma il puzzo è ancora peggio.»
«Quindi si tratta di un’area già ecologicamente disastrata. Si accomodi pure, capitano! Tanto la situazione non potrebbe essere peggiore di come è già!»
«Le assicuro che i nostri impianti saranno esteticamente validi e non danneggeranno per niente l’ambiente. E naturalmente li smantelleremo prima della partenza. A meno che non vogliate tenerli voi.»
«La ringrazio, ma non penso che avremo mai bisogno di produrre parecchie tonnellate di ghiaccio al giorno. E, a proposito, possiamo esservi utili in qualche cosa? Vi servono alloggi, vitto, mezzi di trasporto? Saremo lieti di esservi utili. Immagino che scenderete quaggiù in parecchi.»
«Un centinaio di persone circa. Naturalmente apprezziamo molto la vostra ospitalità. Ma purtroppo temo che come ospiti non vi daremo grande soddisfazione: avremo conferenze e riunioni con i nostri compagni rimasti a bordo a ogni ora del giorno e della notte. Quindi dovremo rimanere assieme… e non appena avremo montato il nostro villaggio prefabbricato ci stabiliremo là con tutto il nostro equipaggiamento. Non vorrei che ci giudicaste poco cortesi, ma ogni altra soluzione sarebbe poco pratica.»
«Lei ha ragione, immagino» disse la Waldron con un sospiro. Si era stillata il cervello per trovare il modo, nel rispetto del protocollo, di offrire il cosiddetto appartamento degli ospiti non al vicecomandante Malina, ma allo spettacolare comandante Lorenson. Il problema le era parso insolubile; adesso, ahimè, non si sarebbe posto mai.
Era abbattuta a tal punto che per un attimo fu tentata di richiamare il suo ultimo consorte ufficiale — ora residente sull’Isola Settentrionale — e invitarlo per una breve vacanza assieme. Ma quel maledetto l’avrebbe probabilmente respinta un’altra volta, e questo sarebbe stato insopportabile.
14. Mirissa
Anche da vecchia Mirissa Leonidas avrebbe sempre ricordato la prima volta che vide Loren. Non poteva dire lo stesso di nessun altro, neppure di Brant.
La novità non c’entrava per nulla; aveva già conosciuto parecchi Terrestri prima di Loren, e nessuno di costoro le aveva fatto particolare impressione. Avrebbero potuto quasi tutti passare benissimo per Thalassani dopo aver preso un po’ di sole.
Ma Loren no; Loren non si abbronzava mai, e quei suoi strani capelli si facevano, semmai, ancora più color dell’argento. Fu certamente questo particolare che la colpì; quando lo vide uscire dall’ufficio della Waldron insieme a due dei suoi compagni — e tutti e tre con quell’espressione di impotenza che era la normale conseguenza di un incontro con la letargica e inamovibile burocrazia di Tarna.
Si erano guardati negli occhi, ma solo per un istante. Mirissa era andata per la sua strada, ma dopo qualche passo, assolutamente senza una consapevole decisione da parte sua, si era fermata di scatto e si era voltata a guardare — e aveva visto che anche Loren si era girato e la stava fissando. Ed entrambi avevano subito capito che la loro vita era, da quel momento, cambiata in modo irrevocabile.
Più tardi, quella notte stessa, dopo aver fatto l’amore con Brant, gli chiese: «Hanno detto per quanto tempo si fermeranno?».
«Fai sempre le domande nei momenti sbagliati» borbottò lui assonnato.
«Almeno un anno. Forse due. Buonanotte… per la seconda volta.»
Mirissa si guardò bene dal chiedere dell’altro anche se era perfettamente sveglia. Giacque a lungo con gli occhi spalancati a guardare le ombre gettate dalla luna più vicina muoversi rapide sul pavimento, mentre Brant accanto a lei sprofondava nel sonno.