Читаем Breaking Dawn полностью

«Non preoccuparti. Mi era solo venuta una gran sete... che mi ha svegliata. Meno male che Carlisle ne sta portando altro. Questo bambino ne avrà bisogno quando uscirà da qui».

«Sì, è vero».

«Mi chiedo se non vorrà nient’altro», rifletté.

«Immagino che lo scopriremo».

Entrai anch’io.

Alice disse: «Finalmente», e gli occhi di Bella s’illuminarono nel vedermi. Quel sorriso esasperante, irresistibile, irruppe per un secondo sul suo viso. Poi svanì e il suo volto si spense. Increspò le labbra come se cercasse di non piangere.

Avrei voluto prendere a pugni Leah e la sua stupida bocca.

«Ehi, Bells», dissi svelto. «Come va?».

«Bene», disse.

«Gran giorno oggi, eh? Un sacco di novità».

«Non sei costretto, Jacob».

«Non so di cosa stai parlando», dissi e andai a sedermi sul divano accanto alla sua testa. Edward era già lì seduto per terra.

Mi lanciò uno sguardo di rimprovero. «Mi dis...».

Le chiusi le labbra fra il pollice e l’indice.

«Jake», mormorò cercando di allontanare la mia mano. Il tentativo fu debolissimo, difficile credere che ci stesse provando davvero.

Scossi la testa. «Potrai parlare quando non dirai più stupidaggini».

«Va bene, non lo dico», mugolò.

Tolsi la mano.

«Mi dispiace!», finì d’un fiato e poi sorrise.

Alzai gli occhi al cielo e ricambiai il sorriso. E quando incrociai il suo sguardo, vidi tutto ciò che avevo cercato nel parco.

Mancava un giorno, prima che diventasse un’altra. Ma, se tutto andava bene, sarebbe rimasta viva, ed era questo ciò che contava, giusto? Mi avrebbe guardato con quegli stessi occhi, più o meno. E sorriso con quelle stesse labbra, o quasi. Avrebbe continuato a conoscermi meglio di chiunque altro non avesse pieno accesso ai miei pensieri.

Leah avrebbe potuto essere una compagna interessante, forse anche una vera amica, qualcuno che mi avrebbe difeso. Ma non la mia migliore amica come lo era Bella. Oltre all’amore impossibile che provavo per lei, c’era anche un vincolo che nasceva dal profondo.

Un solo giorno e sarebbe diventata mia nemica. Oppure mia alleata. E, a quanto pareva, la decisione spettava a me.

Sospirai.

Va bene!, pensai, dando l’ultima cosa che avevo da dare. Mi sentii svuotato. Fate pure. Salvatela. Come erede di Ephraim ti do il mio permesso, la mia parola, che questo non violerà il nostro patto. Gli altri dovranno prendersela con me. Hai ragione: non possono negare che ho tutto il diritto di acconsentire.

«Ti ringrazio». Il sussurro di Edward fu così basso che Bella non poté sentirlo. Ma le parole erano talmente ardenti che, con la coda dell’occhio, vidi gli altri vampiri girarsi meravigliati.

«Allora?», chiese Bella ostentando disinvoltura. «Com’è stata la giornata?».

«Piacevole. Ho fatto un giro in macchina. Ho passato un po’ di tempo al parco».

«Ah, bello».

«Certo, certo».

Improvvisamente cambiò espressione. «Rose».

Sentii la bionda soffocare una risata. «Ancora?».

«Credo di aver bevuto sette litri in un’ora», spiegò Bella.

Edward e io ci spostammo mentre Rosalie venne a sollevare Bella dal divano per portarla in bagno.

«Posso camminare?», disse Bella. «Sento le gambe indolenzite».

«Sei sicura?», chiese Edward.

«Rose mi prenderà se inciampo. Cosa molto probabile, dato che neanche riesco a vedermi i piedi».

Rosalie mise Bella in piedi con grande attenzione, sorreggendola dalle spalle. Bella stirò le braccia di fronte a sé, facendo una piccola smorfia.

«Ah, ora sto meglio», sospirò. «Mamma mia, sono enorme».

Davvero. La sua pancia era un continente.

«Ancora un giorno», disse tamburellando sul pancione.

Non riuscii a trattenere l’ondata di dolore che mi colpì in un attimo, come una coltellata, ma cercai di non darlo a vedere. Potevo nasconderlo per un altro giorno ancora, giusto?

«Tutto bene, allora. Ops... oh, no!».

Il bicchiere che Bella aveva lasciato sul divano cadde e il sangue rosso scuro si riversò sul tessuto chiaro.

Automaticamente, nonostante altre tre mani l’avessero preceduta, Bella si chinò cercando di prenderlo.

Dal centro del suo corpo venne un rumore inaudito, come uno strappo smorzato.

«Ah!», sussultò.

Poi perse del tutto le forze e crollò, ma in quel momento Rosalie l’afferrò. Anche Edward le fu subito accanto, a mani tese, senza neanche badare al caos sul divano.

«Bella?», chiese, poi sgranò gli occhi e sul suo viso spuntò il panico.

Mezzo secondo dopo, Bella urlò.

Non fu soltanto un urlo, ma un grido di agonia da gelare il sangue. L’orribile suono terminò con un gorgoglio e le si rivoltarono gli occhi. Il suo corpo si contrasse, inarcato fra le braccia di Rosalie; poi Bella vomitò una fontana di sangue.

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