Читаем Breaking Dawn полностью

Tutto, avrei potuto rispondere; la sua voce perfetta, il suo respiro, le sue labbra sfiorarsi mentre parlava, il sussurro degli uccelli che si lisciavano le piume sulla cima degli alberi, il battito sfarfallante dei loro cuori, il fruscio delle foglie d’acero, gli scatti impercettibili delle formiche che procedevano in fila fino alla corteccia dell’albero più vicino. Ma sapevo che si riferiva a qualcosa di più specifico, dunque allargai il raggio dell’udito, in cerca di qualcosa di diverso dal piccolo brusio vitale che mi circondava. Accanto a noi c’erano uno spazio aperto — il vento aveva un suono diverso sull’erba — e un piccolo ruscello, con un letto sassoso. Lì, vicino al rumore dell’acqua, ecco gli schizzi di lingue che lappavano, il tonfo rumoroso di cuori pesanti che pompavano un flusso denso di sangue...

Sentivo la gola chiudersi in un risucchio.

«Verso nord-est, al ruscello?», chiesi, gli occhi sempre chiusi.

«Sì». Il tono era di approvazione. «Ora... aspetta di nuovo la brezza... che odore senti?».

Più che altro il suo profumo, quello strano misto di miele, lillà e sole. Ma anche il ricco odore di muffa e muschio del terreno, la resina dei sempreverdi, l’aroma caldo, quasi di nocciola, dei piccoli roditori acquattati sotto le radici degli alberi. E poi, più in là, la scia pulita dell’acqua, che a sorpresa, malgrado la sete, non mi allettava affatto. Mi concentrai sull’acqua e trovai l’odore abbinato al rumore delle lingue e ai cuori pulsanti. Un’altra fragranza calda, ricca e penetrante, più forte delle altre. Eppure poco attraente, come quella del ruscello. Arricciai il naso.

Lui ridacchiò. «Lo so... ci vuole un po’ per abituarsi».

«Sono tre?», provai a indovinare.

«Cinque. Ce ne sono due fra gli alberi, dietro di loro».

«Cosa faccio ora?».

La sua voce suonò come se stesse sorridendo. «Cosa ti senti di fare?».

Ci pensai, senza riaprire gli occhi, mentre ascoltavo e respiravo l’odore. Un altro attacco di sete cocente s’intromise nei miei pensieri e all’improvviso la fragranza calda e penetrante non era più così detestabile. Se non altro era qualcosa di caloroso e umido nella mia bocca riarsa. Sgranai gli occhi.

«Non pensarci», mi suggerì mentre sollevava le mani dal mio viso e faceva un passo indietro. «Segui l’istinto».

Mi lasciai trasportare dalla scia, appena consapevole dei miei movimenti mentre mi nascondevo lungo il declivio dello stretto prato presso cui scorreva il fiume. Il mio corpo si tese automaticamente in avanti e mi accovacciai immobile fra le felci che delimitavano la boscaglia. Accanto al ruscello vidi un grosso alce, con corna a grandi palchi sulla testa, e le sagome confuse nell’ombra degli altri quattro che a passo tranquillo si dirigevano verso est nel bosco.

Mi concentrai sul profumo del maschio, sul punto del suo collo peloso in cui il calore pulsava più forte. Solo trenta metri — due o tre salti — ci dividevano. Tesa, mi preparai al primo balzo.

Ma, mentre i miei muscoli si contraevano, il vento cambiò direzione e una forte folata venne da sud. Non mi fermai a pensarci e sfrecciai dagli alberi lungo una rotta perpendicolare al mio piano originario, spaventando l’alce e rincorrendo un’altra scia, così attraente da non concedermi possibilità di scelta. Era un obbligo.

L’odore mi dominava senza scampo. Non riuscivo a pensare ad altro mentre ne seguivo le tracce, consapevole solo della sete e della scia che prometteva di placarla. La sete peggiorò e divenne così dolorosa da confondere tutti gli altri pensieri e ricordarmi il veleno che mi era bruciato nelle vene.

Soltanto una cosa aveva la possibilità di fare breccia nella mia concentrazione: un istinto più potente, più essenziale della necessità di spegnere il fuoco. Quello di proteggermi dal pericolo. L’autodifesa.

Di colpo fui consapevole che qualcuno mi stava seguendo. L’attrazione dell’odore irresistibile lottava con l’impulso di girarmi e difendere la mia caccia. Una bolla di suono si gonfiò nel mio petto e le mie labbra si tesero spontaneamente per mostrare i denti. I piedi rallentarono, mentre ero in dubbio fra la necessità di guardarmi alle spalle e il desiderio di placare la sete.

Poi udii l’inseguitore avvicinarsi e il senso d’autodifesa vinse. Mi girai, e il suono mi uscì dalla gola, straziante.

Il ringhio feroce che nasceva dalla mia stessa bocca fu così inaspettato da farmi riprendere lucidità. Mi scosse e chiarì i pensieri per un secondo. L’annebbiamento della sete svanì, malgrado l’arsura.

Il vento cambiò e mi soffiò in faccia l’odore di terra bagnata e di pioggia in arrivo, liberandomi ancora un poco dalla morsa incandescente dell’altro odore: un profumo così delizioso che poteva essere solo umano.

Edward era fermo a qualche metro di distanza, con le braccia tese come per abbracciarmi. O contenermi. Il viso era concentrato e cauto mentre mi guardava, impietrita e terrorizzata.

Перейти на страницу:

Похожие книги

Мой генерал
Мой генерал

Молодая московская профессорша Марина приезжает на отдых в санаторий на Волге. Она мечтает о приключении, может, детективном, на худой конец, романтическом. И получает все в первый же лень в одном флаконе. Ветер унес ее шляпу на пруд, и, вытаскивая ее, Марина увидела в воде утопленника. Милиция сочла это несчастным случаем. Но Марина уверена – это убийство. Она заметила одну странную деталь… Но вот с кем поделиться? Она рассказывает свою тайну Федору Тучкову, которого поначалу сочла кретином, а уже на следующий день он стал ее напарником. Назревает курортный роман, чему она изо всех профессорских сил сопротивляется. Но тут гибнет еще один отдыхающий, который что-то знал об утопленнике. Марине ничего не остается, как опять довериться Тучкову, тем более что выяснилось: он – профессионал…

Альберт Анатольевич Лиханов , Григорий Яковлевич Бакланов , Татьяна Витальевна Устинова , Татьяна Устинова

Детективы / Детская литература / Проза для детей / Остросюжетные любовные романы / Современная русская и зарубежная проза