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I suoi pensieri erano in linea con i miei, quindi.

Udii i passi pesanti di Jacob sul terreno gelato. Pochi secondi dopo mi camminava accanto, gli occhi scuri puntati su Renesmee.

Sollevai il mento a mo’ di saluto e tornai ai miei interrogativi. Avevo così poco tempo.

«Edward, secondo te, perché Alice ci ha detto di chiedere a Eleazar riguardo ai Volturi? È stato in Italia di recente, o cosa? Che cosa potrebbe sapere?».

«Eleazar sa tutto dei Volturi. Avevo scordato che tu non potevi saperlo. Era uno di loro».

Mi lasciai sfuggire un sibilo. Jacob, al mio fianco, ringhiò.

«Cosa?», esclamai, nella mente l’immagine del bell’uomo con i capelli scuri e il lungo mantello color cenere che avevo conosciuto al nostro matrimonio.

Edward aveva assunto un’espressione più dolce, ora, e accennava un sorriso. «Eleazar è una persona molto gentile. Non si trovava granché bene con i Volturi, ma rispettava la legge e capiva la necessità di farla rispettare. Sentiva di contribuire a un bene comune. Non ha rimorsi per il tempo trascorso con loro. Tuttavia, l’incontro con Carmen gli ha fatto capire quale fosse il suo posto nel mondo. Si somigliano molto, entrambi sono vampiri compassionevoli». Sorrise di nuovo. «Hanno conosciuto Tanya e le sue sorelle, e non hanno mai provato un rimpianto. Sono soddisfatti di questo stile di vita. Anche se non avessero incontrato Tanya, credo che avrebbero trovato da soli un modo per vivere senza sangue umano».

Ero confusa, le immagini nella mia testa facevano a pugni fra loro. Un soldato dei Volturi che conosce la compassione?

Edward lanciò un’occhiata a Jacob e rispose a una sua domanda silenziosa. «No, non era un loro guerriero in senso stretto. Possedeva un dono che i Volturi trovavano conveniente».

Immaginai che Jacob avesse posto l’ovvia domanda successiva.

«Ha la capacità di riconoscere immediatamente le doti particolari degli altri, i doni esclusivi di alcuni vampiri», spiegò Edward. «Gli basta trovarsi a una certa distanza da loro. Un requisito molto utile, in battaglia. Aro scopriva subito se fra gli avversari c’era qualcuno che potesse riservare qualche sorpresa, ma capitava di rado: bisogna avere qualità davvero eccezionali per mettere in difficoltà i Volturi, anche solo per pochi istanti. Più che altro serviva a risparmiare la vita a qualcuno che poteva tornargli utile. Il dono di Eleazar funziona, entro certi limiti, anche con gli umani, ma con loro deve concentrarsi molto perché il talento latente è nebuloso. Perciò Aro lo usava per esaminare quelli che volevano unirsi a lui, per vedere se possedessero potenzialità interessanti. Ad Aro è dispiaciuto che Eleazar se ne sia andato».

«L’hanno lasciato andare così, come niente fosse?», chiesi.

Il sorriso di Edward si fece più cupo, un po’ obliquo. «I Volturi non sono sempre i cattivi della situazione, come ti appaiono. Sono il fondamento stesso della nostra civiltà e della pace. Chi si arruola nel corpo di guardia sceglie di votarsi a essi. È un grande onore farne parte; tutti ne sono orgogliosi, nessuno viene costretto contro la propria volontà».

Guardai a terra, accigliata.

«Passano per crudeli e spietati solo fra i criminali, Bella».

«Noi però non siamo criminali».

Jacob espresse il proprio consenso sbuffando.

«Questo non lo sanno».

«Pensi che riusciremo a fermarli per farci ascoltare?».

Edward esitò per un istante e si strinse nelle spalle. «Se troviamo abbastanza amici pronti a schierarsi al nostro fianco, sì. Forse».

Forse. D’un tratto percepii l’urgenza del compito che ci aspettava quel giorno. Edward e io accelerammo il passo e cominciammo a correre. Jacob ci raggiunse poco dopo.

«Tanya non dovrebbe tardare ancora molto», disse Edward. «Dobbiamo essere pronti».

Sì, ma cosa voleva dire "pronti"? Organizzavamo e riorganizzavamo, pensavamo e ripensavamo. Meglio lasciare Renesmee bene in vista, o aspettare? Meglio Jacob nella stanza, oppure fuori? Aveva detto al branco di mantenersi vicino, ma invisibile. Forse era meglio se si eclissava anche lui?

Alla fine stabilimmo che io, Renesmee e Jacob in forma umana avremmo atteso seduti al grande tavolo lucido della sala da pranzo, dietro l’angolo rispetto all’entrata. Jacob mi lasciò tenere Renesmee perché voleva essere libero nei movimenti, nel caso si rendesse necessaria una trasformazione subitanea.

Nonostante mi colmasse di gioia, tenere mia figlia fra le braccia mi faceva sentire inutile. Mi ricordava che, in uno scontro con vampiri maturi, non sarei stata altro che un facile bersaglio, quindi non serviva che avessi le mani libere.

Cercai di riportare alla memoria i volti di Tanya, Kate, Carmen ed Eleazar dalle immagini del matrimonio, ma li distinguevo appena dentro la nebbia scura dei miei ricordi fumosi. Sapevo solo che erano belli: due bruni, le altre due bionde. E non riuscivo a ricordare se avessero uno sguardo gentile.

Edward si appoggiò immobile contro la vetrata sul retro, lo sguardo fisso sulla porta d’ingresso. Non sembrava vedere la stanza che aveva davanti.

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