Le labbra di Amun erano un’unica riga contratta mentre chinava il capo, prendendo atto di quella malcelata minaccia. Sfiorò il braccio a Kebi, poi i due corsero rapidi verso l’estremità meridionale del prato e sparirono fra gli alberi. Sapevo che non avrebbero smesso di correre tanto presto.
Aro stava ripercorrendo il nostro schieramento con movimenti lievi, diretto a est, mentre le sue guardie incombevano piene di tensione. Si fermò quando si trovò davanti alla figura massiccia di Siobhan.
«Salve, cara Siobhan. Sei carina come sempre».
Siobhan inclinò il capo, in attesa.
«E tu?», le chiese. «Risponderesti alle mie domande come ha fatto Amun?».
«Certo», rispose Siobhan. «Ma forse aggiungerei dell’altro. Renesmee ha una comprensione chiara dei limiti. Non rappresenta un pericolo per gli umani, anzi, s’integra con loro molto meglio di noi. Non rischia di tradire il nostro anonimato in nessun modo».
«Non te ne viene in mente proprio nessuno?», chiese serio Aro.
Edward ringhiò, un suono basso e lacerante che veniva dal fondo della gola.
Gli occhi cremisi e velati di Caius si accesero.
Renata si avvicinò protettiva al suo signore.
Garrett lasciò libera Kate di fare un passo avanti, ignorando la sua mano mentre cercava di trattenerlo.
Siobhan rispose piano: «Non capisco cosa intendi».
Aro arretrò silenzioso e leggero, con noncuranza ma diretto verso il suo corpo di guardia. Renata, Felix e Demetri lo seguivano come un’ombra.
«Non è stata infranta alcuna legge», disse Aro con voce conciliante, ma capivamo tutti che stava per arrivare una precisazione.
Soffocai la rabbia che cercava di risalirmi a unghiate lungo la gola per sfogare in un ringhio la volontà di sfida. Scagliai tutta la furia nel mio scudo, ispessendolo e assicurandomi che tutti fossero protetti.
«Non è stata infranta alcuna legge», ripete Aro. «Ne consegue tuttavia che non c’è pericolo? No». Scosse piano la testa. «Questo è un problema distinto».
L’unica reazione fu il tendersi di nervi già al lumicino e Maggie, al limite della nostra banda di combattenti, scosse il capo con una rabbia lenta.
Aro camminava a grandi passi, riflettendo, e sembrava che fluttuasse invece di toccare la terra con i piedi. Notai che a ogni passaggio si avvicinava sempre più alla protezione del suo corpo di guardia.
«La bambina è unica... Totalmente e assurdamente unica. Sarebbe un tale spreco distruggere una cosa così adorabile. Soprattutto quando ci sarebbe così tanto da imparare...». Sospirò, come se non volesse continuare. «Però un pericolo esiste e non si può semplicemente ignorare».
Nessuno rispose alla sua affermazione. Calò un silenzio di tomba mentre proseguiva in un monologo che sembrava recitare solo per sé.
«Quale ironia della sorte che, al progredire degli umani, mano a mano che la loro fede nella scienza cresce e controlla il loro mondo, su di noi incomba sempre meno il pericolo di farci scoprire. Eppure, mentre diventiamo sempre più disinibiti grazie alla loro incredulità nei confronti del soprannaturale, essi divengono così forti con la loro tecnologia che, se lo volessero, potrebbero davvero costituire una minaccia per noi, e persino distruggere alcuni di noi. Per migliaia e migliaia di anni la nostra segretezza è stata soprattutto una questione di convenienza, di praticità, e non di vera e propria sicurezza. Quest’ultimo secolo rozzo e rabbioso ha dato alla luce armi così potenti da mettere in pericolo persino gli immortali. Oggi la fama di esseri mitologici di cui godiamo, in verità, ci protegge dalle creature deboli cui diamo la caccia. Questa bambina portentosa...», e sollevò il palmo della mano come se avesse dovuto appoggiarlo su Renesmee, anche se si trovava a quaranta metri di distanza da lei ed era quasi rientrato nella formazione dei Volturi. «Ah, se potessimo conoscere le sue potenzialità, sapere con certezza
Senza staccare gli occhi dai suoi testimoni, proseguì. «Solo ciò che si conosce è sicuro. Solo ciò che si conosce è tollerabile. Ciò che è sconosciuto è... un punto debole».
Il sorriso di Caius si allargò, malvagio.
«Stai traendo conclusioni affrettate, Aro», disse Carlisle, con voce cupa.
«Pace, amico mio», disse Aro sorridente, il volto gentile e la voce cortese come sempre. «Non precipitiamo le cose. Guardiamole da tutti i punti di vista».
«Posso offrire un mio punto di vista?», supplicò Garrett in tono pacato, facendo un altro passo avanti.
«Prego, nomade», disse Aro, con un cenno di assenso.
Garrett alzò il mento. Gettò lo sguardo sulla massa accalcata in fondo al prato e si rivolse direttamente ai testimoni dei Volturi.