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Quando fu sicura che il figlio del suo angelo scuro le stava crescendo dentro, me lo disse. Non cercai di scoraggiarla dal suo progetto di fuga: sapevo che persino nostro padre e nostra madre avrebbero convenuto che quel bambino doveva essere ucciso e Pire insieme a lui. L’accompagnai nelle zone più remote della foresta. Lei cercò il suo angelo demonio, ma non trovò nulla. Mi presi cura di lei e cacciai per lei quando le forze le vennero meno. Si cibava di animali crudi, beveva il loro sangue. Non avevo più bisogno di conferme su quello che lei portava nel ventre. Speravo di salvarle la vita prima di uccidere il mostro. Ma lei amava il bambino che le cresceva dentro. Lo chiamò Nahuel, come il giaguaro, quando diventò forte e le spezzò le ossa; e nonostante questo continuava ad amarlo.

Non riuscii a salvarla. Il bambino uscì dal grembo facendo a pezzi il corpo della madre e lei morì presto, mentre mi supplicava senza sosta di prendermi cura del suo Nahuel. Fu il suo ultimo desiderio, e accettai di esaudirlo. Però lui mi morse quando cercai di sollevarlo dal corpo di sua madre. Andai a nascondermi nella giungla a morire. Non mi allontanai di molto perché il dolore era troppo. Ma lui mi trovò: il neonato si era fatto strada a fatica nel sottobosco fino ad arrivare da me e mi aspettò. Quando il dolore finì, trovai il piccolo accoccolato vicino a me che dormiva.

Mi sono presa cura di lui finché non è stato in grado di cacciare da solo. Cacciavamo nei villaggi della nostra foresta, restando in disparte. Non ci siamo mai allontanati tanto dalla nostra casa, ma Nahuel voleva vedere la bambina che c’è qui».

Chinò il capo quando finì di parlare e arretrò in modo da nascondersi in parte dietro Kachiri.

Aro aveva le labbra increspate. Fissò il giovanotto dalla pelle scura.

«Nahuel, hai centocinquanta anni?», gli chiese.

«Sì, decennio più, decennio meno», rispose con una voce calda, limpida e bella. L’accento si notava a malapena. «Noi non li contiamo».

«E a quanti anni hai raggiunto la maturità?».

«Circa sette anni dopo la mia nascita avevo completato la crescita».

«E da allora non sei cambiato?».

Nahuel alzò le spalle: «Non che io sappia».

Sentii il brivido che fece tremare il corpo di Jacob. Io invece preferivo non pormi ancora quel problema. Avrei aspettato che il pericolo fosse passato, in modo da potermi concentrare.

«E di cosa ti nutri?», lo incalzò Aro, interessato suo malgrado.

«Di sangue, soprattutto, ma anche di cibo umano. Posso sopravvivere con entrambi».

«Sei stato capace di creare un’immortale?». Mentre Aro indicava Huilen, improvvisamente la sua voce si fece molto partecipe. Tornai a concentrarmi sullo scudo: forse stava cercando un nuovo pretesto.

«Sì, ma nessuna delle altre sa farlo».

Un mormorio scioccato percorse tutti e tre i gruppi.

Aro alzò bruscamente le sopracciglia: «Le altre?».

«Le mie sorelle», rispose di nuovo Nahuel stringendosi nelle spalle.

Aro lo fissò per un attimo con occhi di brace prima di ricomporsi.

«Immagino che tu ci voglia raccontare il resto della tua storia, visto che a quanto pare non è finita».

Nahuel si accigliò.

«Qualche anno dopo la morte di mia madre, mio padre è venuto a cercarmi». Il suo bel viso si alterò leggermente. «È stato felice di trovarmi». Il tono di Nahuel suggeriva che la simpatia non fosse reciproca. «Aveva due figlie, ma nessun altro figlio maschio. Si aspettava che mi unissi a lui, come avevano fatto le mie sorelle. Si sorprese di non trovarmi solo. Le mie sorelle non sono velenose, ma non so se dipenda dal sesso o dal caso, chi può dirlo? Comunque io avevo già formato una famiglia con Huilen e cambiare non m’interessava», distorse quest’ultima parola. «Ogni tanto lo vedo. Ho una sorella nuova: ha raggiunto la maturità circa dieci anni fa».

«Tuo padre come si chiama?», chiese Caius a denti stretti.

«Joham», rispose Nahuel. «Si considera uno scienziato. È convinto di poter creare una nuova razza eletta». Non si sforzò di nascondere il disgusto.

Caius mi guardò. «Tua figlia è velenosa?», chiese bruscamente.

«No», risposi. Udita la domanda di Caius, Nahuel alzò di scatto la testa e gli occhi color tek sondarono il mio viso.

Caius guardò Aro in attesa di una conferma, ma quest’ultimo era troppo assorto nei propri pensieri. Increspò le labbra e fissò Carlisle, poi Edward, e infine il suo sguardo si fermò su di me.

Caius ringhiò. «Prendiamoci cura dell’anomalia che c’è qui e poi proseguiamo verso sud», incalzò suo fratello Aro.

Aro mi guardò negli occhi per un momento lungo e gravido di tensione. Non avevo la minima idea di cosa stesse cercando, o di cosa avesse trovato, ma, dopo avermi valutata per quell’attimo, qualcosa nella sua espressione cambiò, l’atteggiamento della bocca e dello sguardo variarono leggermente, e capii che aveva preso una decisione.

«Fratello», disse piano a Caius. «Pare proprio che non ci sia pericolo. Questo sviluppo è davvero insolito, ma non vedo alcuna minaccia. Sembra che questi mezzi vampiri siano quasi uguali a noi».

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