«Questo è il tuo voto?», chiese perentorio Caius.
«Sì».
Caius si accigliò. «E quel Joham? Quell’immortale così appassionato di sperimentazioni?».
«Forse è il caso che andiamo a parlare con lui», convenne Aro.
«Fermate pure Joham se volete», disse Nahuel con tono neutro. «Ma lasciate stare le mie sorelle. Loro sono innocenti».
Aro annuì, con espressione solenne. Poi si girò verso il suo corpo di guardia, con un sorriso cordiale.
«Miei cari», gridò. «Oggi non si combatte».
Il corpo di guardia annuì all’unisono e abbandonò la posizione di difesa. La foschia si disperse rapidamente, ma io continuai a mantenere attivo il mio scudo. Poteva darsi che fosse soltanto l’ennesimo trucco.
Analizzai le loro espressioni mentre Aro tornò a rivolgersi a noi. Aveva il solito viso benevolo, ma, al contrario di prima, avvertivo uno strano vuoto dietro la facciata, come se avesse smesso di tramare. Caius, chiaramente, era furioso, ma ora la sua era una rabbia interiore: si era rassegnato. Marcus aveva l’aria... annoiata: non avrei saputo come descriverla altrimenti. Il corpo di guardia era tornato a essere impassibile e disciplinato: al suo interno non c’erano individui, solo un intero. Si misero in formazione, pronti a partire. I testimoni dei Volturi restavano cauti: uno dopo l’altro se ne andarono, sparpagliandosi nei boschi. Mano a mano che diminuivano di numero, quelli che restavano si affrettavano. Presto non ne rimase più nessuno.
Aro tese le mani verso di noi, quasi per scusarsi. Dietro di lui la maggior parte del corpo di guardia, insieme a Caius, Marcus e alle mogli mute e misteriose, stava già allontanandosi rapidamente, sempre in formazione precisa. Solo i tre che sembravano costituire la sua guardia personale si erano trattenuti con lui.
«Sono così felice che tutto si sia potuto risolvere senza violenza», disse dolcemente. «Carlisle, amico mio, quanto mi fa piacere poterti chiamare di nuovo amico! Spero non ci sia rancore. So che capisci il rigido fardello che il nostro dovere ci pone sulle spalle».
«Vai in pace, Aro», disse secco Carlisle. «Ricorda che qui dobbiamo ancora proteggere il nostro anonimato, quindi fa’ in modo che le tue guardie non si mettano a cacciare in questa regione».
«Ma certo, Carlisle», lo rassicurò Aro. «Mi dispiace che tu disapprovi, caro amico. Forse, col tempo, mi perdonerai».
«Forse, col tempo, se ci dimostrerai di nuovo la tua amicizia».
Aro chinò il capo, il rimorso fatto persona, e arretrò un poco prima di girarsi e andare via. Senza parlare, guardammo gli ultimi quattro Volturi che sparivano fra gli alberi.
Calò il silenzio, ma non mollai la presa sullo scudo.
«È davvero finita?», sussurrai a Edward.
Aveva un sorriso smagliante. «Sì. Si sono arresi. Come tutti i prepotenti, dietro la spavalderia sono dei vigliacchi». Ridacchiò.
Alice si unì alla risata. «Sul serio, gente. Non ritorneranno. Potete rilassarvi tutti, ora».
Ci fu un’altra pausa di silenzio.
«Fortuna sfacciata», borbottò Stefan.
E poi la gente capì.
Eruppero grida di giubilo. Ululati assordanti riempirono la radura. Maggie diede un pugno a Siobhan sulla schiena. Rosalie ed Emmett si baciarono di nuovo, stavolta più a lungo e con maggior passione. Benjamin e Tia erano serrati in un abbraccio, come Carmen ed Eleazar. Esme abbracciava forte Alice e Jasper. Carlisle stava ringraziando con affetto i nuovi arrivati dal Sudamerica che ci avevano salvati tutti. Kachiri era molto vicina a Zafrina e Senna, le dita intrecciate alle loro. Garrett sollevò da terra Kate e la fece girare in cerchio.
Stefan sputò sulla neve. Vladimir digrignò i denti con un’espressione stizzita.
Io quasi mi arrampicai sull’enorme lupo rossastro per strappargli mia figlia dalla schiena e poi stritolarla contro il mio petto. In quello stesso secondo Edward ci strinse in un abbraccio.
«Nessie, Nessie, Nessie», cantilenai.
Jacob rise nel suo modo fragoroso, simile a un latrato, e mi colpì la nuca con il naso.
«Sta’ zitto», gli borbottai.
«Posso restare con voi?», domandò Nessie.
«Per sempre», le promisi.
L’eternità era nostra. E Nessie sarebbe stata bene, sarebbe cresciuta sana e forte. Come il semi-umano Nahuel, a centocinquant’anni sarebbe stata ancora giovane. E noi saremmo rimasti tutti insieme.
Dentro di me la felicità si espandeva come un’esplosione: così estrema, così violenta che non ero sicura di riuscire a sopravvivere.
«Per sempre», mi ripeté Edward nell’orecchio.
Non riuscivo più a parlare. Alzai la testa e lo baciai con una passione che avrebbe potuto incendiare la foresta.
Ma io non me ne sarei accorta.
39
Felici e contenti
«E quindi alla fine ha agito una combinazione di fattori, ma se bisogna sintetizzare è stata... Bella», stava spiegando Edward. La nostra famiglia e gli unici due ospiti rimasti erano seduti nel salone dei Cullen, mentre la foresta imbruniva fuori dalla vetrata.