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Vladimir e Stefan erano svaniti prima ancora che avessimo finito di festeggiare. Erano parecchio delusi dal modo in cui si erano risolte le cose, ma Edward disse che si erano goduti la vigliaccheria dei Volturi quasi quanto bastava a compensare la loro frustrazione.

Benjamin e Tia avevano seguito rapidamente le orme di Amun e Kebi, impazienti di metterli a parte dell’esito della contesa; ero sicura che avremmo rivisto gli egizi, quantomeno Benjamin e Tia. Nessuno dei nomadi si trattenne. Peter e Charlotte conversarono brevemente con Jasper, poi partirono anche loro.

Persino le amazzoni, finalmente riunite, non vedevano l’ora di tornare a casa: facevano molta fatica a stare lontane dalla loro adorata foresta pluviale, per quanto fossero più riluttanti a lasciarci di molti altri.

«Devi portare la bambina a trovarmi», aveva insistito Zafrina. «Promettimelo, piccola».

Nessie mi aveva poggiato la mano sul collo, supplicandomi a sua volta.

«Ma certo, Zafrina», avevo confermato.

«Saremo grandi amiche, mia piccola Nessie», aveva dichiarato la donna selvaggia prima di partire con le sorelle.

Il clan degli irlandesi partecipava alla partenza in massa.

«Brava, Siobhan», si congratulò Carlisle mentre si congedavano.

«Ah, il potere delle illusioni», rispose lei sarcastica, alzando gli occhi al cielo. Poi di botto tornò seria. «Naturalmente non è finita. I Volturi non perdoneranno ciò che è successo qui».

Fu Edward a risponderle. «Sono rimasti gravemente scossi: la loro fiducia in se stessi è a pezzi. Però sono sicuro che prima o poi si riprenderanno dal colpo. E allora...». Socchiuse gli occhi. «Immagino che cercheranno di colpirci uno alla volta».

«Alice ci avvertirà quando decideranno di attaccare», disse Siobhan con voce ferma. «E noi ci raduneremo ancora. Forse verrà un momento in cui il nostro mondo sarà pronto a essere del tutto libero dai Volturi».

«Quel momento potrebbe arrivare», rispose Carlisle. «E se arriva, ci troverà uniti».

«Sì, amico mio», assentì Siobhan. «E com’è possibile fallire, quando io desidererò che accada l’opposto?». Scoppiò a ridere forte.

«Proprio così», disse Carlisle. Scambiò un abbraccio con Siobhan, poi strinse la mano a Liam. «Prova a rintracciare Alistair e a raccontargli cos’è successo. Non vorrei proprio che se ne stesse nascosto sotto una roccia per il prossimo decennio».

Siobhan rise di nuovo. Maggie abbracciò sia Nessie che me, infine il clan irlandese se ne andò.

I vampiri di Denali furono gli ultimi a lasciarci e Garrett partì con loro — ero piuttosto sicura che si trattasse di una scelta permanente. L’atmosfera di festeggiamento era eccessiva per Tanya e Kate. Avevano bisogno di tempo per piangere la sorella perduta.

Huilen e Nahuel invece erano rimasti, malgrado mi aspettassi di vederli partire con le amazzoni. Carlisle era immerso in un’intensa conversazione con Huilen; Nahuel le sedeva vicino e ascoltava mentre Edward raccontava a noi la storia della contesa come solo lui poteva saperla.

«Alice ha fornito ad Aro la scusa che gli serviva per uscire dallo scontro. Se non fosse stato tanto terrorizzato da Bella, probabilmente avrebbe portato avanti il piano originale».

«Terrorizzato?», chiesi scettica. «Da me?».

Mi sorrise con uno sguardo che non riconoscevo del tutto: era tenero, ma anche ammirato e persino spazientito. «Quando ti deciderai a vederti in modo chiaro?», disse, dolcemente. Poi parlò ad alta voce, rivolto agli altri oltre che a me. «In duemilacinquecento anni i Volturi non hanno mai combattuto ad armi pari. Men che meno in condizione di svantaggio. Specialmente da quando hanno acquisito Jane e Alec, si sono dedicati solo a massacri nei quali la resistenza del nemico era nulla.

Avresti dovuto vedere che impressione gli abbiamo fatto! Di solito Alec annienta i sensi e le emozioni delle vittime mentre loro fingono di riunirsi a consiglio. In quel modo, nessuno può scappare quando pronunciano il verdetto. Ma noi eravamo lì, pronti, in attesa, in numero superiore al loro, con doni speciali tutti nostri, mentre i loro talenti venivano neutralizzati da Bella. Aro sapeva che, con Zafrina dalla nostra parte, all’inizio sarebbero stati accecati. Sono sicuro che le nostre schiere sarebbero state decimate abbastanza gravemente, ma loro erano certi di subire almeno altrettante perdite. C’era persino una discreta possibilità che perdessero. Non gli è mai capitato di misurarsi con una possibilità simile. E oggi non vi si sono misurati con onore».

«Difficile sentirsi sicuri quando si è circondati da lupi grossi come cavalli», rise Emmett e diede un pizzicotto sul braccio a Jacob.

Jacob gli scoccò un gran sorriso.

«Sono stati i lupi a fermarli, prima di tutto», dissi.

«Di sicuro», convenne Jacob.

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