Avere una scadenza rendeva ancora più difficile pensare di andarmene o di convincere lei ad andarsene. Ero contento che Seth avesse sollevato la questione, almeno sapevo che sarebbero rimasti. L’idea che fossero sul punto di fuggire, che mi togliessero uno, due o addirittura tre di quei quattro giorni — i
Ed era curioso come, malgrado fossimo quasi agli sgoccioli, l’ascendente che aveva su di me fosse ancora più difficile da ignorare. Neanche fosse collegato alla sua pancia in espansione... e con l’ingrossarsi di quella, aumentasse la sua forza gravitazionale.
Per un attimo cercai di guardarla da lontano, per liberarmi dall’attrazione. Il mio bisogno di lei era più forte che mai, non me lo stavo inventando. Perché? Perché stava morendo? Oppure perché sapevo che, anche se fosse sopravvissuta, persino nella migliore delle ipotesi, si sarebbe trasformata in qualcosa che non avrei mai potuto conoscere, che non avrei mai potuto capire?
Mi passò un dito sullo zigomo, proprio dove la mia pelle era umida.
«Andrà tutto bene», cantilenò. Poco importava che quelle parole non significassero niente. Le pronunciò come fa la gente quando canta filastrocche senza senso ai bambini.
«Sì», mormorai.
Si rannicchiò contro il mio braccio e abbandonò la testa sulla mia spalla. «Non pensavo che saresti venuto. Seth diceva di sì, e pure Edward, ma io non ci credevo».
«Perché no?», chiesi, arcigno.
«Qui non sei felice. Ma sei venuto ugualmente».
«Mi volevi».
«Lo so. Ma non eri obbligato. Non è giusto che io ti voglia qui. Avrei capito».
Seguì un attimo di silenzio. Edward si ricompose. Guardava la TV mentre Rosalie continuava a fare zapping. Era al seicentesimo canale. Mi chiesi quanto ci avrebbe messo a ricominciare da capo.
«Grazie per essere venuto», sussurrò Bella.
«Mi dici soltanto una cosa?», le domandai.
«Certo».
Edward sembrava ignorare la conversazione, ma era inutile che cercasse di fregarmi: sapeva benissimo cosa stavo per chiedere.
«Perché mi vuoi qui? Seth potrebbe riscaldarti e forse sarebbe meno in imbarazzo, il mocciosetto. Ma quando da quella porta entro io, sorridi come se io fossi la persona a cui vuoi più bene al mondo».
«Sei una di quelle persone».
«È una grande fregatura, lo sai».
«Sì», sospirò. «Mi dispiace».
«Ma perché? Non hai risposto alla domanda».
Edward finse di nuovo di guardare fuori dalla finestra. Riflessa nel vetro vidi la sua espressione vacua.
«Mi sento
«Non farò mai parte della tua famiglia, Bella».
Avrei potuto. E me la sarei cavata alla grande. Ma quel futuro tanto remoto era morto molto prima di avere anche una sola possibilità di esistere.
«Hai sempre fatto parte della mia famiglia».
I miei denti stridettero. «Che cazzo di risposta».
«E qual è la risposta giusta?».
«Per esempio: "Jacob, adoro vederti soffrire"».
La sentii trasalire.
«L’avresti preferita?», biascicò.
«Sarebbe più facile. Mi sforzerei di farmene una ragione. Potrei provare ad accettarlo».
Guardai di nuovo il suo viso così vicino al mio. Aveva gli occhi chiusi, le sopracciglia aggrottate. «Abbiamo perso la direzione, Jake. E l’equilibrio. Tu fai parte della mia famiglia: io lo so, e lo sai anche tu». Fece una breve pausa senza aprire gli occhi, come se aspettasse una mia reazione. Io non risposi e lei continuò: «Ma non così. Abbiamo commesso un errore. No, sono stata io. L’ho commesso io l’errore, e abbiamo perso la direzione...».
Le mancò la voce e il cipiglio si affievolì fino a diventare una piccola increspatura all’angolo delle labbra. Aspettavo che gettasse altro succo di limone sulle mie ferite, ma di colpo la sentii russare.
«È sfinita», mormorò Edward. «È stata una giornata lunga. E faticosa. Pensavo che si sarebbe addormentata prima, ma ti aspettava».
Non lo guardai.
«Seth ha detto che ha un’altra costola rotta».
«Sì. Fatica a respirare».
«Grandioso».
«Appena diventa di nuovo calda, dimmelo».
«Sì».
Sul braccio che non era a contatto con il mio aveva già la pelle d’oca. Non feci in tempo ad alzare la testa per cercare una coperta che Edward ne afferrò una che penzolava dal bracciolo del divano e gliela mise addosso.
Di tanto in tanto, la sua capacità di leggere nel pensiero faceva risparmiare tempo. Per esempio, potevo risparmiarmi di fare troppe scene accusandolo di come stavano trattando Charlie. Che casino. Edward
«Sì», concordò. «Non è una buona idea».
«Allora perché?». Perché Bella raccontava a suo padre di essere
«Non sopporta che sia così ansioso».
«Quindi è meglio...».