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— Devo assolutamente andarci. E poi voi due avete molte cose da dirvi.

Jack nascose la propria sorpresa per l’apparente indifferenza dell’altro, che pur sapeva di dover perdere Kate. — Ce n’è proprio bisogno? Perché non lasci che se la sbrighi Hetty per qualche giorno?

John corrugò la fronte. — Hetty? Hetty chi?

— Hetty Calder, naturalmente. — Una gelida sensazione di disagio invase per qualche istante il petto di Jack, di fronte all’espressione perplessa di John. Questo mondo doveva essere un doppione perfetto dell’altro, perfetto fin nei minimi particolari. Com’era possibile che John Breton non si ricordasse di Hetty Calder?

— Oh, Hetty! È passato tanto tempo che ho quasi dimenticato. È morta da sette od otto anni.

— Come…?

— Credo di cancro ai polmoni.

— Ma se l’ho vista solo una quindicina di giorni fa. Sta benone e continua a fumare due pacchetti al giorno.

— Forse nel tuo mondo ha cambiato marca — commentò John, con un’alzata di spalle; e in quel momento Jack sentì di odiarlo.

— Non è strano? — osservò Kate con la sua voce di bambina curiosa. — Pensare che quella donnina buffa vive da qualche parte e continua a lavorare e non sa che noi siamo stati al suo funerale. Non sa di essere morta.

Jack Breton avrebbe voluto correggere Kate, ma non riuscì a trovare le parole adatte. Se Kate era realmente viva, allora Hetty era realmente morta… Sorbì il caffè, stupito di provare un rimpianto così acuto al ricordo della faccia fidata, familiare di Hetty, sempre avvolta nella nuvola di fumo della sigaretta.

— Salgo a vestirmi. — John Breton esitò sulla soglia, come se volesse dire ancora qualche cosa, poi uscì lasciando soli per la prima volta insieme Jack e Kate. L’aria calda e raggi di pallido sole filtravano attraverso le tendine. Un silenzio teso riempì la stanza mentre Kate si gingillava col cibo senza risolversi a parlare e si accendeva poi una sigaretta. Breton ne avvertiva la presenza con tanta intensità che gli parve addirittura di sentir bruciare il tabacco e la carta di riso, mentre lei aspirava il fumo.

— Credo di essere arrivato nel momento adatto — disse.

— Sarebbe a dire? — Kate evitava di guardarlo.

— Tu e John siete arrivati a un punto… di rottura, non è così?

— Mi pare un modo un po’ brutale di esprimersi.

— Andiamo, Kate — disse lui. — Vi ho visto. Tra noi non è mai stato così.

Kate lo fissò e lui lesse l’incertezza nei suoi occhi.

— No? Non ricordo bene la faccenda del Tempo A e del Tempo B, Jack, però mi pare che fino a quella notte, nel parco, tu e John foste una persona sola, vero?

— Vero.

— Bene, anche prima discutevamo e litigavamo. Voglio dire che quella sera non solo John, ma anche tu mi hai rifiutato i soldi per il tassi, e…

— Taci, Kate! — Breton fece uno sforzo per seguire ciò che lei diceva. Aveva ragione, inutile negarlo: ma in quei nove anni lui aveva evitato di ripercorrere i viali della memoria, e provava uno strano senso di riluttanza nel vedersi costretto a farlo adesso. Il sogno non poteva tollerare la dicotomia.

— Scusami, forse non dovevo parlarne. — Kate cercò di sorridere. — Pare che nessuno di noi, riesca a dimenticare quell’episodio. E poi c’è il tenente Convery…

— Convery? Che cosa c’entra? — Jack era allarmato.

— L’uomo che mi assalì si chiamava Spiedel. Il tenente Convery ebbe l’incarico di svolgere le indagini sulla sua morte. — Kate guardò con tristezza Jack. — Lo sapevi che quella sera ti hanno visto?

— No. Non ci avevo pensato.

— Sì. Una dozzina di ragazzi e ragazze che stavano facendo l’amore di gruppo sull’erba dissero alla polizia di aver visto un uomo armato di fucile materializzarsi quasi addosso a loro e poi scomparire immediatamente. È inutile dire che la descrizione che ne fecero si attagliava a John. A essere sincera, fino a ieri sera ho sempre avuto l’illogica sensazione che fosse stato proprio John… per quanto le indagini abbiano provato la sua estraneità ai fatti. Molti vicini lo avevano visto alla finestra. E poi; il suo fucile era rotto.

Breton annuì pensoso, rendendosi conto solo allora di quanto fosse stato vicino a salvare Kate e a liberarsi contemporaneamente del Tempo B in un colpo solo. Dunque, la polizia aveva cercato di incastrare John! Peccato davvero che le leggi della fisica cronomotrice avessero fatto tornare nel Tempo A il proiettile che aveva ucciso Spiedel, insieme all’uomo che aveva sparato e al fucile. Altrimenti le rigature lasciate dalla canna sul proiettile sarebbero risultate corrispondenti a quelle della canna del fucile, rotto e da lungo tempo in disuso, di John Breton; il che avrebbe dato dei bei grattacapi agli onnipotenti esperti di balistica.

— Non capisco ancora perché tu abbia nominato Convery — disse. — Hai appena detto che John è stato scagionato.

— Infatti, ma il tenente Convery ha continuato a venir qui, di tanto in tanto. E viene ancora, quando si trova da queste parti, a bere un caffè e a parlare di fossili e di geologia con John.

— Mi pare innocuo.

— Oh, certo. A John è simpatico, ma a me ricorda qualcosa che preferisco dimenticare.

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