Munire di trasmettitore una foca era ben diverso che attrezzare una balena. Una foca non era difficile da catturare. I cerotti biodegradabili con cui venivano fissati i trasmettitori rimanevano attaccati al pelo, si seccavano velocemente e, a un certo punto, si staccavano da soli. Grazie alla muta annuale, sparivano anche gli ultimi residui del cerotto.
Ma balene e delfini non avevano il pelo. Poche cose erano più lisce della pelle di orche e delfini: al tatto essa sembrava un uovo appena sgusciato ed era ricoperta da un sottile strato di gel, che serviva a ridurre la resistenza alle correnti e a tenere lontani i batteri. Lo strato superiore cambiava in continuazione. Lo staccavano gli enzimi e, coi salti, esso cadeva in brandelli lunghi e sottili, insieme con tutti gli inquilini indesiderati e coi trasmettitori. E la pelle delle balene grigie non offriva una presa migliore.
Senza accendere la luce, Anawak si alzò e si avvicinò alla finestra. L'appartamento si trovava in un vecchio condominio con vista su Granville Island e lui, di notte, poteva guardare le luci della città. Esaminò le diverse opzioni. Ovviamente erano possibili alcune astuzie. Gli scienziati americani assicuravano con ventose le trasmittenti e gli strumenti di misurazione. Le sonde venivano fissate agli animali che nuotavano nei pressi di un'imbarcazione o tra le onde di prua, con l'ausilio di lunghe aste. In genere era possibile avvicinarsi abbastanza per portare a termine l'operazione. Era pur sempre una strada. Tuttavia, anche il trasmettitore con la ventosa riusciva a reggere alle correnti solo per qualche ora. Altri attaccavano gli strumenti sulla pinna dorsale. Ma in quei giorni il vero problema era come avvicinarsi a una balena senza essere immediatamente attaccati.
Si potevano stordire gli animali…
Ma era troppo complicato. Inoltre i cronotachigrafi non sarebbero bastati, c'era bisogno di telecamere. Telemetria satellitare e immagini video.
Improvvisamente gli venne un'idea.
C'era un metodo. Richiedeva un buon tiratore. Le balene erano bersagli grandi, tuttavia era consigliabile qualcuno che sapesse sparare bene.
Di colpo, Anawak divenne frenetico. Corse alla scrivania, si collegò a Internet e visitò alcuni siti. Poi frugò in un cassetto, finché non trovò l'indirizzo web dell'Underwater Robotics Application Laboratoy Team di Tokyo.
Ormai sapeva come fare.
Bisognava percorrere le due strade. L'unità di crisi avrebbe dovuto sborsare una gran quantità di denaro, ma nessuno avrebbe battuto ciglio perché quel tentativo poteva servire alla spiegazione del problema.
I suoi pensieri vorticavano.
Era quasi mattina quando finalmente si addormentò. Il suo ultimo pensiero riguardò la
E che ne era del rapporto?
Non gli piaceva essere tenuto all'oscuro.
Come poteva fare
20 aprile
Lione, Francia
Bernard Roche si rimproverava per aver lasciato passare troppo tempo prima di analizzare i campioni d'acqua. Ma ormai non c'era nulla da fare. Come avrebbe potuto sospettare che un astice potesse uccidere un uomo? E probabilmente più d'uno?
Jean Jérôme, il cuoco del Troisgros, a Roanne, non si era più svegliato dal coma ed era morto ventiquattr'ore dopo che un astice bretone contaminato gli era scoppiato in faccia. Non si conoscevano ancora le cause del decesso, l'unica cosa certa era che il suo sistema immunitario non aveva funzionato, evidentemente in seguito a uno shock da sostanze altamente tossiche. Anche se non era facile dimostrarlo, sembrava proprio che la responsabilità fosse dell'astice, e in particolare della sostanza al suo interno. Anche altri membri del personale di cucina si erano ammalati: il più grave era l'apprendista che aveva toccato e conservato quella strana sostanza. Soffrivano tutti di vertigini, nausea, mal di testa e difficoltà di concentrazione. Già quello delineava un quadro molto grave, specialmente per il Troisgros, che si era trovato in una situazione imbarazzante. Ma Roche era molto preoccupato per il numero di persone che si presentavano dai medici lamentando, seppure in forma attenuata, gli stessi sintomi che avevano condotto alla morte Jérôme. E temeva il peggio da quando aveva scoperto dov'era finita l'acqua in cui il cuoco aveva riposto gli astici.