Progressivamente il quadro si era fatto più chiaro. Una botanica aveva identificato il sinistro organismo come un flagellato, appartenente a una specie sconosciuta fino a quel momento. Un dinoflagellato, un'alga. Ce n'erano molte specie: la maggior parte era innocua, ma alcune ormai da tempo si erano rivelate vere e proprie pesti. Contaminavano interi allevamenti di molluschi. Erano insomma i dinoflagellati a provocare la pericolosissima «marea rossa», che colorava il mare di rosso sangue o di marrone. E si sapeva che attaccavano i crostacei. Tuttavia quegli esemplari sembravano del tutto inoffensivi rispetto all'organismo appena scoperto.
Perché la Pfiesteria piscicida
si differenziava dai suoi simili; la sua aggressività era impressionante e, in un certo senso, ricordava le zecche. Non per la forma, ma perché mostrava una pazienza simile. Stava appostata, apparentemente priva di vita, sul fondo delle acque. Ogni singolo organismo aveva intorno una capsula, una specie di ciste che lo proteggeva. In tal modo, la Pfiesteria poteva resistere anni senza cibo. Finché non passava in zona un banco di pesci, i cui escrementi arrivavano sul fondo e risvegliavano l'appetito degli organismi unicellulari.Quello che succedeva in seguito poteva essere descritto solo come un attacco lampo. Le alghe si staccavano a miliardi dalle loro cisti e risalivano, utilizzando i due flagelli all'estremità del corpo come sistema di locomozione: uno ruotava come un'elica; l'altro guidava l'organismo nella direzione desiderata. La Pfiesteria
si attaccava al corpo di un pesce e liberava un veleno che paralizzava il sistema nervoso dell'animale e, nel contempo, faceva buchi grandi come una moneta nella pelle. Poi infilava la proboscide nelle ferite e assumeva gli umori della preda morente. Quand'era sazia, si staccava dalla vittima e si lasciava cadere di nuovo sul fondo, tornando a incapsularsi.In sé, le alghe tossiche erano fenomeni normali, come i funghi in un bosco. Alcune di esse erano note fin dai tempi biblici. Nell'Esodo veniva descritto un fenomeno che sembrava corrispondere con sorprendente esattezza a una «marea rossa»: «Aronne alzò il bastone, percosse le acque che erano nel fiume sotto gli occhi del faraone e sotto gli occhi dei suoi servitori; e tutte le acque che erano nel Fiume furono cambiate in sangue. I pesci che erano nel fiume morirono e il fiume fu inquinato, tanto che gli egiziani non potevano più bere l'acqua del fiume. Vi fu sangue in tutto il Paese d'Egitto». Quindi non c'era nulla di straordinario nel fatto che le alghe uccidessero alcuni pesci… La novità era nel modo, nella brutalità con cui lo facevano. Era come se una malattia fosse uscita dall'acqua e avesse attaccato il mondo, una malattia il cui sintomo più spettacolare si chiamava Pfiesteria piscicida.
Attacchi velenosi ad animali marini, nuove malattie dei coralli… tutto ciò esprimeva le condizioni in cui versavano i mari in tutto il mondo: indeboliti dagli scarichi di sostanze dannose, afflitti dall'overfishing, soggetti alla cementizzazione irresponsabile delle coste e al riscaldamento del clima. Si discuteva se le invasioni di alghe fossero un evento periodico o un fenomeno del tutto nuovo, intanto però era certo che invasioni di quelle dimensioni non si erano mai viste e che la natura era maestra nella creazione di nuove specie. Gli europei esultavano perché non erano toccati dalla Pfiesteria, ma in Norvegia morivano migliaia di pesci e l'allevamento di salmoni era sull'orlo della rovina. Stavolta l'assassino si chiamava Chrysochromulina polypeis, una sorta di zelante fratellino della Pfiesteria, e nessuno osava prevedere quali altri organismi sarebbero comparsi.Ora la Pfiesteria piscicida
aveva attaccato gli astici bretoni.Ma era davvero Pfiesteria piscicida
?Il dubbio tormentava Roche. Il comportamento delle cellule non lasciava dubbi, anche se la Pfiesteria
appariva molto più aggressiva di quanto descritto nella letteratura scientifica. Soprattutto lui si chiedeva come mai l'astice fosse sopravvissuto così a lungo. Le alghe provenivano dal suo interno? Insieme con quella sostanza? La massa gelatinosa che si decomponeva all'aria sembrava essere qualcosa di completamente diverso dalle alghe, qualcosa di assolutamente sconosciuto. Provenivano entrambe dall'interno dell'astice? Ma cos'era successo alla carne dell'astice?Si trattava davvero di un astice?
Roche cadde in un profondo smarrimento. Di una cosa però era assolutamente certo: qualunque cosa fosse, adesso si trovava nell'acqua potabile di Roanne.
22 aprile
Mar di Norvegia, margine continentale