Non so se voi là fuori ricevete notizie, ma ieri notte è successo qualcosa. Le meduse si spostano in gruppi lungo la costa. I notiziari dicono che è come se stessero consapevolmente muovendosi verso le zone abitate dagli esseri umani. Una cosa priva di senso, ovvio. Ah, già: c'è stata un'altra collisione. Due portacontainer in Giappone. Inoltre continuano a sparire imbarcazioni, ma stavolta ci sono state richieste di aiuto. Le storie strane dalla British Columbia continuano a eccitare la stampa senza che si scopra nulla di concreto. Si potrebbe quasi credere alle voci che, tanto per cambiare, sarebbero le balene a cacciare gli uomini. Ma grazie a Dio non si può credere a tutto. Questo è tutto per il programma
«Grazie», ringhiò Johanson di cattivo umore.
Effettivamente ascoltavano raramente i notiziari. Sulle navi oceanografiche si viveva come in un buco spazio-temporale. La scusa ufficiale era che non si ascoltavano i notiziari perché c'era troppo da fare. In realtà, si voleva essere lasciati in pace da politica e guerra, almeno finché le onde continuavano a colpire lo scafo. Poi, però, dopo uno o due mesi sul mare, improvvisamente ci si sentiva come svanire e si provava nostalgia del proprio solido posto all'interno della civiltà, delle gerarchie, dell'hightech, dei cinema e dei McDonald's. E si sentiva la mancanza di un pavimento che non continuasse a dondolare.
Johanson non riusciva a concentrarsi. Continuava a vedere nella sua mente quello che aveva osservato ininterrottamente per due giorni sui monitor.
Vermi.
Ormai erano arrivati a una certezza: la scarpata continentale brulicava di vermi. Le superfici e le vene di metano ghiacciato erano sparite sotto milioni di corpi rosa sussultanti, che cercavano d'infilarsi nel ghiaccio: un'unica massa impazzita. Non era più un fenomeno localizzato. Era un'invasione a tappeto che si estendeva lungo tutta la costa norvegese.
Qualcuno doveva aver osservato fenomeni simili.
Perché non lo abbandonava la sensazione che tra i vermi e le meduse ci fosse una relazione? Ma quale dimostrazione credibile avrebbe potuto dare?
Era una sciocchezza!
Quello era solo l'inizio.
Si stava collegando alla CNN per leggere qualcosa sulle notizie cui Olsen aveva accennato, quando Tina entrò e gli mise davanti una tazza di tè nero. Johanson la guardò e lei gli sorrise con aria da cospiratrice. Dopo la gita al lago, si comportava spesso così con lui.
Il profumo di Earl Grey si diffuse nell'aria.
«A bordo abbiamo simili raffinatezze?» chiese Johanson, meravigliato.
«A bordo non abbiamo nulla del genere», rispose Tina. «Una cosa del genere si porta se si sa che a bordo c'è una persona particolare.»
Johanson sollevò le sopracciglia. «Come sei premurosa. Che piacere vuoi, stavolta?»
«E se volessi solo un grazie?»
«Grazie.»
Tina diede uno sguardo al laptop. «Fai passi avanti?»
«Niente. Che ne è delle analisi degli ultimi campioni?»
«Non ne ho idea. Ero impegnata in cose più importanti.»
«Oh. C'è qualcosa di più importante?»
«Tenere la manina all'assistente di Hvistendahl.»
«E perché?»
«Dà da mangiare ai pesci», rispose Tina con una scrollata di spalle. «È carne fresca.»
Johanson scoppiò ridere. Tina usava il vocabolario dei marinai. Sulle navi oceanografiche s'incontravano due mondi: quello formato dall'equipaggio e quello costituito dagli scienziati. Si sfioravano con le migliori intenzioni, cercavano di assumere espressioni, stili di vita e manie l'uno dell'altro, si studiavano per un po' finché non si trovavano, per così dire, in acque sicure. Fino a quel momento regnava una rispettosa distanza, che si compensava con qualche battuta. «Carne fresca» era la definizione che i marinai davano dei novellini, per i quali, dopo aver lasciato la terraferma, la vita da marinaio diventava meno affidabile del contenuto del loro stomaco.
«La prima volta hai vomitato anche tu», notò Johanson.
«Tu no?»
«No.»
«Figurati.»
«Davvero, no.» Johanson alzò una mano come se volesse giurare. «Puoi vederlo tu stessa. Non soffro il mal di mare.»
«Okay, non soffri il mal di mare.» Tina estrasse un foglio e lo mise sul tavolo. C'era annotato un indirizzo web. «Dopo potrai andare immediatamente nel mar di Groenlandia. Un conoscente di Bohrmann è già là. Si chiama Bauer.»
«Lukas Bauer?»
«Lo conosci?»
Johanson annuì lentamente. «Ricordo un congresso alcuni anni fa a Oslo, durante il quale Bauer tenne una relazione. Credevo si occupasse di correnti marine.»