«Karen Weaver. Il nome mi suonava noto, e infatti ho ricordato di aver letto alcuni suoi articoli. Una vita interessante: ha studiato informatica e biologia, però ha anche praticato molto sport. Si occupa prevalentemente di mare, ma il suo vero interesse va ai grandi sistemi. Rilievo degli oceani, tettonica a placche, trasformazioni climatiche… Ultimamente ha scritto vari articoli sulle correnti marine. Per quanto riguarda Bohrmann, se non si fa sentire entro la fine della settimana, lo chiamo io.»
«E tutto questo dove ci porta?» chiese Hvistendahl.
Gli occhi azzurri di Skaugen sembrarono aggrapparsi a Johanson. «Ha sentito che cos'ha detto il dottor Johanson, no? L'industria si comporta in modo meschino perché vuole tenere per sé informazioni fondamentali per la salvezza dell'umanità. Su questo siamo d'accordo, non c'è bisogno di discutere. Ieri pomeriggio ho partecipato a un'importante riunione coi nostri capi e ho espresso il mio parere. La Statoil ha informato subito il governo norvegese.»
Stone sollevò la testa. «Come? Su che cosa, visto che non abbiamo a disposizione risultati definitivi e nessun…»
«Sui vermi, Clifford. Sulla decomposizione degli idrati. Sul pericolo di una catastrofe da metano. Sulla possibilità di una solifluzione sottomarina. Per i miei gusti, i risultati sono più che sufficienti.» Si guardò intorno, cupo. «Il dottor Johanson sarà felice di sentire che il suo istinto è un affidabile indicatore della realtà. Stamattina ho avuto il piacere di trascorrere un'ora al telefono coi vertici tecnici della JNOC. Naturalmente la JNOC è al di sopra di ogni sospetto. Tuttavia supponiamo, in via ipotetica, che il Giappone abbia puntato tutto sulla conquista di una posizione dominante nell'estrazione del metano e che quindi voglia essere il primo a farlo. In secondo luogo, diamo spazio all'idea irrealistica che i giapponesi siano disposti a correre dei rischi e che non si curino delle perplessità espresse dagli specialisti.» Skaugen posò lo sguardo su Stone. «Ipotizziamo anche il caso assurdo che alcuni individui, per pura ambizione, passino sotto silenzio le perizie e ignorino gli avvertimenti. Tutto ciò sarebbe terribile! Allora dovremmo accusare la JNOC di aver scandalosamente taciuto l'esistenza di un verme, perché quella scoperta avrebbe potuto distruggere in una notte il loro sogno di diventare i primi produttori di metano. Se così fosse, bisognerebbe concludere che hanno taciuto per settimane.»
Nessuno disse una parola. Skaugen digrignò i denti. «Ma noi non vogliamo essere così rigidi. Come sarebbero andate le cose se Neil Armstrong fosse rimasto nella sua navicella spaziale perché timoroso di uno stupido verme? E, come già detto, sono solo illazioni. Così, la JNOC mi ha assicurato che, in effetti, anche loro hanno trovato animali simili nel mar del Giappone, ma che li hanno scoperti solo tre giorni fa. Non è il colmo?»
«È una porcheria», sibilò Hvistendahl.
«E cosa pensa di fare la JNOC?» chiese Tina.
«Oh, presumo che informerà il governo. È un'industria statale, proprio come la nostra. Ora che sono consapevoli di non essere gli unici ad aver trovato quel verme, non possono più permettersi di far finta di niente. Cosa che nessuno vuole fare, né noi né loro. E sono sicuro che, se accennassimo la medesima cosa ai sudamericani, di sicuro domani, del tutto casualmente, anche loro troverebbero un verme simile. Che sorpresa! Ci chiamerebbero subito per informarci. Il mio non vuole essere un atto d'accusa, perché noi non siamo migliori.»
«Certo», disse Hvistendahl.
«Altre opinioni?»
«Solo da poco abbiamo raggiunto la consapevolezza di quanto la situazione fosse critica.» Hvistendahl sembrava seccato. «Inoltre sono stato io il primo a proporre d'informare il governo.»
«Infatti nessuno ti ha mosso accuse», mormorò Skaugen.
A Johanson sembrò di essere stato coinvolto in una rappresentazione teatrale. Aveva capito che Skaugen aveva messo in scena la condanna di Stone. Sul volto di Tina si era distesa un'aria di livida soddisfazione.
Ma non era stato Stone a trovare il verme?
«Clifford», disse improvvisamente Tina, rompendo il silenzio. «Quando ti sei imbattuto per la prima volta nel verme?»
Stone impallidì. «Lo sai», disse. «C'eri anche tu.»
«E non prima?»
Stone la guardò. «Prima?»
«Prima. L'anno scorso. Quando hai sperimentato sul campo il prototipo del Kongsberg. A mille metri di profondità.»
«Che cosa vorresti dire?» sibilò Stone, guardando Skaugen. «Non era un'iniziativa individuale. Avevo le spalle coperte. Ehi, Finn, di che cosa mi volete accusare?»
«Certo che avevi le spalle coperte», disse Skaugen. «Avevi proposto di sperimentare una stazione sottomarina di nuovo tipo, concepita per una profondità massima di mille metri.»
«Esatto.»
«Concepita teoricamente.»
«Ovvio, teoricamente. Fino al primo esperimento sul campo è tutto teorico. Ma voi avete praticamente dato il via libera.» Stone guardò Hvistendahl. «Anche tu, Thor. L'abbiamo testata e voi avete dato Tokay.»
«È vero», disse Hvistendahl. «L'abbiamo fatto.»